La Divina Commedia a misura di memoria umana

Intervista con l’attrice Marta Scelli, in occasione dello spettacolo teatrale su Dante nella cripta di Via Podgora a Roma

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Viaggio nella Divina Commedia è una vera e propria maratona attraverso i cento canti del capolavoro dantesco che nasce dalla passione dell’attrice Marta Scelli, la quale dopo aver imparato a memoria i 14322 versi del poema, condurrà gli spettatori sulle orme di Dante, in una esplorazione indimenticabile dei tre regni ultramondani. L’evento suddiviso in sette spettacoli interattivi che andranno in scena fino a domenica 27 ottobre, si svolge nella suggestiva atmosfera della Cripta di via Podgora a Roma. Saranno gli spettatori a guidare l’intero itinerario, poiché saranno loro a prendere la parola decidendo ciò che verrà recitato, secondo i percorsi da loro scelti e le suggestioni che affioreranno alla memoria. Marta Scelli ha risposto ad alcune domande di ZENIT, raccontando il proprio viaggio nella Divina Commedia dal punto di partenza…

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Come le è venuta in mente l’idea di imparare i più di 14000 versi del poema?

Marta Scelli: Capisco che possa sembrare un’idea pazza, ma è nata naturalmente leggendo i versi della Commedia, e leggendoli con l’intento e il desiderio reale di entrarci dentro. Mi sono accorta che i versi stessi tendevano a depositarsi dentro di me, alcuni con molta forza. Da lì la decisione di assecondare questa che sentivo come una proprietà del poema. Penso spesso che essa sia stata scritta per essere imparata a memoria e che sia ” a misura” di memoria umana.

<p>Cosa ha a che fare Dante Alighieri con la sua vita? E con la sua attività artistica?

Marta Scelli: Da qualche tempo, tanto! sia con la mia vita che con la mia attività artistica, che non sono poi così separate… Così come non lo sono in Dante Alighieri – non sto facendo paragoni impropri, sia chiaro, io non sono Dante, ma c’è qualcosa che mi ha portato a riconoscere tanto di me in quest’uomo la cui vicenda biografica si intreccia in modo così potente con la sua dimensione di poeta, di artista.

A quando risale questa particolare ‘amicizia’ con il poeta fiorentino?

Marta Scelli: Non lo so con esattezza, se ci si riferisce in particolare alla Commedia intorno al 2005-2006…

Oltre all’esercizio mnemonico quale tipo di impegno c’è dietro le quinte di questo “Viaggio nella Divina Commedia”? 

Marta Scelli: Tutto l’impegno che scaturisce dal fatto che la Commedia, come dico spesso, è un universo, e il desiderio di esplorarlo prevede un lavoro di approfondimento, di scavo, in cui non si riesce a fissare la parola ‘fine’. Mi capita spesso che i versi, già imparati a memoria, in qualche modo dentro di me chiariti, mi si accendano di luce nuova, di nuovi possibili significati, e mi aprano nuovi e, ahimè più vasti, orizzonti.

Cosa l’ha spinta a recitare la Divina Commedia e non a tenerla come suo bagaglio ‘privato’?

Marta Scelli: Questa è una bella domanda. Sì, effettivamente, pensavo all’inizio che la Commedia fosse un fatto mio personale, nato da esigenze personali e collegato in qualche modo alla mia attività di attrice soprattutto attraverso  il lavoro di allenamento mnemonico. Devo ad alcuni amici, alle chiacchierate fatte con loro, chiacchierate che hanno fatto emergere più chiaramente in me anche la voglia di condividere questa esperienza, la decisione di trasformare il tutto in uno spettacolo.

Si sentirebbe di consigliare ai ragazzi, oggi, di imparare a memoria la Commedia? Perché?

Marta Scelli: Certamente. E non soltanto perché la Commedia è il capolavoro che è, ma soprattutto per reimparare a tenere in considerazione la memoria, questa facoltà preziosissima dell’essere umano, oggi considerata un optional. Io ho scoperto che è un vero e proprio organo di percezione del mondo, e non un contenitore statico di informazioni…

C’è stata qualche persona in particolare che le ha contagiato la passione per Dante?

Marta Scelli: Non saprei… E  non nel senso che non ce n’è nessuna, al contrario, sono state tante: a cominciare dalla mia insegnante di liceo che leggeva splendidamente i versi della Commedia, riuscendo incatenare nel silenzio più assoluto una classe di persone non esattamente tranquille… E poi le letture di Gassman, che mi hanno sempre commosso. Alcuni testi di studiosi di Dante… Sì, tante persone, che mi hanno contagiato, o forse hanno rinforzato ciò che già mi spingeva verso Dante…

“Viaggio nella Divina Commedia” è stato anche all’estero a Mosca: come è stato recepito lì? Quale interesse e sensibilità ci sono verso il poema?

Marta Scelli: Come è stato recepito? Meravigliosamente. Al di là delle mie aspettative. Quando sono stata invitata a Mosca, in occasione di un festival che si intitolava: “The Magnificent Seven: the Garden of Geniuses”, dedicato ai sette grandi della letteratura occidentale, avevo molti timori su come sarebbe stato accolto uno spettacolo in italiano, basato sulla Divina Commedia. Timori immediatamente fugati da un’accoglienza calorosissima. Anche sul piano tecnico. La traduttrice con cui ho interagito durante lo spettacolo era persona sensibilissima e preparatissima. Gli spettatori erano tantissimi, ciascuno dotato di auricolare per seguire in traduzione le mie chiacchiere col pubblico. Ma quando passavo a recitare i versi, quasi tutti toglievano gli auricolari per ascoltare il testo nella sua versione originale, in lingua italiana – con mio grande stupore. E dopo lo spettacolo in tanti son venuti con le copie della Divina Commedia a testimoniare il grande interesse che nutrivano verso il capolavoro dantesco. Forse il valore delle cose è più evidente da lontano, no? Non si vede mai bene quello che si ha sotto il naso…

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Maria Gabriella Filippi

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