La Diocesi di Ferrara-Comacchio per i cristiani perseguitati

Domenica scorsa, 26 ottobre, per le strade della città emiliana un lungo corteo guidato da mons. Negri

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“Chi conosce la storia sa che il mondo odia Cristo e i volti segnati dal dolore delle donne irachene in fuga ne sono un’ulteriore riprova”. Sono, queste, alcune delle parole dell’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Luigi Negri, in occasione della manifestazione a sostegno dei cristiani perseguitati, organizzata dal Centro Culturale San Massimiliano Kolbe, che si è tenuta domenica 26 ottobre a Ferrara, partendo da piazza Ariostea, per svolgersi lungo le vie del centro storico fino a terminare sul sagrato della Cattedrale. Dietro una grande croce e il banner “Non dimentichiamo i nazareni di Iraq, Siria e Africa” circa 200 persone (anziani e bambini, giovani e famiglie) hanno attraversato le vie cittadine in un silenzio dignitosissimo e impressionante, a ricordo dello stato d’animo di chi si trova a dover partire esule cacciato via dalla propria terra.

Prima della processione, nel teatro dell’Istituto “San Vincenzo” gremito di fedeli, un momento di riflessione e d’ascolto di testimonianze provenienti direttamente dai luoghi di guerra. Sono stati mostrati alcuni filmati e reportage a dimostrazione della violenza perpetrata ai danni dei cristiani caldei e per testimoniare la situazione di precarietà di vita in cui versano ora per la loro condizione di profughi. “La Chiesa dei Caldei è una parte della Chiesa di Ferrara-Comacchio e noi vogliamo essere una parte di loro” ha detto l’Arcivescovo aggiungendo come al tempo stesso “occorre che Cristo non muoia nei cuori e nelle menti dei nostri fedeli, come purtroppo avviene quando è sostituito dagli idoli del denaro, del piacere e del benessere”. Da cui la sua conclusione: “Ecco perché questa manifestazione è grande, al di là della resa che ne vorrà dare chi detiene il potere dell’informazione mondana”.

Stimolati dalla testimonianza dei martiri iracheni che, come ha osservato il nuovo Rettore del Seminario don Emanuele Zappaterra, “è una voce che parla e grida ai nostri cuori”, i partecipanti alla marcia hanno inteso dare una risposta forte di fede: la verità dell’amore di Cristo Crocifisso e Risorto è la risposta al male dell’odio e della divisione, l’unica che quando viene ascoltata e vissuta riesce a dare vita al miracolo di una pace autentica e duratura.

Nel silenzio e nella preghiera del corteo, ma soprattutto nella fase conclusiva con il Rosario recitato davanti alla facciata  illuminata della Cattedrale che porta al centro la Santa Madre di Dio che regge e ostende il suo Figlio, molti hanno colto un particolare momento di grazia per la nostra Chiesa: persone diverse, espressione di realtà ecclesiali svariate, pienamente unite nella carità tra loro e con i fratelli e le sorelle perseguitati nell’unica Chiesa di Cristo.

Al termine è stata data lettura del messaggio di partecipazione che il Patriarca dei Caldei, Sua Beatitudine Louis Raphael Sako ha fatto pervenire agli organizzatori. Così scrive: “Cari fratelli e sorelle, grazie per la vostra fraternità e carità con i nostri fedeli dell’Iraq che sono stati cacciati dai loro villaggi e dalle loro case e vivono rifugiati nelle chiese, nelle scuole e nelle tende. Viviamo in un tempo di sofferenza e di preghiera credendo che un giorno la resurrezione arriverà… Alla fine del tunnel c’è la luce. Noi dobbiamo percorrere questa via passo dopo passo, per non cadere, dandoci una mano tra le chiese e le comunità che vivono la stessa sorte. Per quanto riguarda i paesi occidentali, che non hanno altro ideale che il denaro, voglio dire che si deve mettere l’uomo, la persona umana, al centro delle preoccupazioni. E ricordatevi che c’è un disegno di Dio, ‘l’uomo non vive di solo pane’! Alla mia gratitudine per la vostra iniziativa si accompagna la preghiera mia e di tutta la mia comunità per tutti voi  e specialmente  per il vostro carissimo Arcivescovo, mons. Negri. Il Signore vi benedica e benedica la vostra città Ferrara”.

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ZENIT Staff

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