La devozione nel Bronx

Dal 1950 la chiesa di Santa Teresa promuove la venerazione di sant’Antonio, grazie all’attività di due gruppi

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Era il 1950 quando Maria Mannino, devota di sant’Antonio di Padova, lasciò la sua città natale, Messina, per emigrare con la famiglia negli Stati Uniti. Stabilitasi a New York, e più precisamente nel Bronx, cominciò fin da subito a frequentare la chiesa di Santa Teresa di Gesù Bambino, alla quale lei stessa donò una statua del Santo. In breve si formò un gruppo italiano di devoti di sant’Antonio, con i quali Maria riprese le pratiche di culto imparate nella sua Messina. Oggi, a quello italiano si è aggiunto un gruppo inglese di devoti, guidato da Antonio Cassaneto, diacono. Insieme, le due «formazioni» di devoti costituiscono una formidabile squadra che attira tanti fedeli anche da altre zone della metropoli. Oltre alla solenne messa del 13 giugno, Maria e Antonio curano momenti di preghiera e catechesi sulle devozioni antoniane più amate: il pane dei poveri, i martedì, il breve di sant’Antonio… Per illustrare a voce e in forma scritta, sia in italiano che in inglese, la venerazione per il Santo, Antonio Cassaneto si avvale inoltre della sua preparazione come insegnante. Nella premessa di uno dei suoi ultimi opuscoli si legge: «La base e fondamento di qualsiasi devozione è e deve essere la vita cristiana: quindi purezza di costume, frequenza ai sacramenti, spirito di preghiera, docile sommissione alla santa Chiesa e alle sue leggi. La devozione a sant’Antonio si cambierebbe in superstizione e riuscirebbe dannosa all’anima che ritenesse di propiziarsi il Santo con determinate pratiche esterne, conservando la cattiva volontà di perseverare nel peccato». E Maria Mannino aggiunge: «C’è una costante della vita di sant’Antonio, che chiaramente lo distingue nel panorama della santità cristiana. Antonio in tutto l’arco della sua esistenza fu uomo evangelico. Questa nota non si è mai esaurita nel tempo, ma continua vigorosa e provvidenziale anche ai nostri giorni. Infatti è difficile trovare una città nel mondo cattolico dove non ci sia per lo meno un altare o un’immagine di sant’Antonio». 

Pane dei poveri e i 13 martedì       

I due «animatori» antoniani non si stancano di ringraziare quanti partecipano alle varie iniziative, soprattutto i più umili e indifesi, i quali sentono Antonio come un santo amico, sempre pronto a intervenire in loro favore. A ogni incontro, la signora Mannino e il diacono Cassaneto illustrano un tratto della spiritualità del Santo: la sua vita, i miracoli, i sermoni o le devozioni. Quella del pane di sant’Antonio, in particolare, è la più diffusa. Consiste in un’elemosina in onore del Santo, per impetrarne la protezione e il soccorso, distribuita ai poveri in forma di pane. 

Popolarissima tra gli italo-americani è poi la devozione dei tredici martedì in preparazione alla festa di metà giugno. Il Santo morì venerdì 13 giugno 1231, e nei giorni immediatamente seguenti le fonti non parlano di fatti straordinari avvenuti, almeno fino a martedì 17 giugno, quando il corpo del Santo venne trasportato dall’Arcella alla chiesetta di Santa Maria, e si aprì la vena dei prodigi, che in oltre sette secoli non è mai venuta meno. In quel giorno, ci testimoniano le fonti, dei tanti afflitti che invocavano il Santo, nessuno restò senza consolazione. Così ebbe inizio l’uso di consacrare il martedì a sant’Antonio, martedì che la pietà ha portato a tredici, il numero del santo portoghese.

La preghiera da portare addosso

La devozione del «Breve di sant’Antonio», molto in uso tra i devoti del Bronx, consiste nel portare addosso, stampata su carta o su tela, un’immagine della Santa Croce con impresse le parole che richiamano un’espressione dell’Apocalisse (5,5): «Eccola Crocedel Signore: fuggite, potenze nemiche: vince il Leone della tribù di Giuda, la radice di Davide. Alleluia! Alleluia!». Anche a questa devozione, che è ritenuta efficacissima contro le tentazioni e infestazioni diaboliche, è assegnata un’origine prodigiosa. Nella città di Santarèm, in Portogallo, viveva una donna terribilmente vessata dal demonio. Entrata in chiesa per un’ultima preghiera a sant’Antonio nel giorno della sua festa, il 13 giugno, prima di buttarsi nel fiume per farla finita, fu sorpresa dal sonno, durante il quale vide il Santo che, consegnandole una pergamena, le ingiunse di portarla sempre addosso e così sarebbe stata liberata dall’ossessione diabolica. Svegliatasi, si trovò in mano una pergamena con le parole dell’Apocalisse e al tempo stesso si sentì perfettamente tranquilla, libera da ogni molestia.

Al di là delle singole devozioni, tuttavia, ciò che rende davvero «antoniana» la chiesa di Santa Teresa nel Bronx è la grande fede della gente che si rivolge a sant’Antonio. Alla fine della «coroncina» in suo onore, a cui partecipano sovente anche i bambini, si recitano le invocazioni, dove il nome di Antonio risuona come un cielo azzurro e calmo: e così adulti e giovani pregano assieme il Santo, gli dedicano le più belle canzoni e benedicono tutti i fratelli e sorelle delle associazioni antoniane sparse nel mondo. 

(Articolo tratto dal «Messaggero di sant’Antonio» edizione italiana per l’estero di giugno)

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Al Barozzi

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