La cultura del Mediterraneo dopo il Trattato di Barcellona

A Palermo, il 18 e 19 ottobre, il “Primo colloquio del Mediterraneo” organizzato da Azione Cattolica italiana

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Il Trattato di Barcellona del 1995 ha posto le basi per una futura unione del Mediterraneo in ambito economico, sociale e culturale. Oggi indica una strada da percorrere. Una strada colma di difficoltà, ma densa di speranze. Essa parte dalla cultura e dalle relazioni fra le persone e fra le comunità dell’aerea euro-mediterranea. In questa visione è necessario fondare un ethos comune: una convivenza basata sulla cooperazione, sul dialogo e sul rispetto reciproco. Il percorso, muovendo dalle radici di ciascun popolo, può portare a condividere una Storia ed un Futuro.

Di questo discuterà il Primo Colloquio del Mediterraneo – La cultura del Mediterraneo dopo il trattato di Barcellona – in programma a Palermo nei giorni 18 e 19 ottobre 2013, presso Palazzo Steri, sede dell’Università di Palermo, nella Sala delle Capriate. Per iniziativa della Cattedra del Rezzara “Studi sul Mediterraneo”, creata dall’Istituto Rezzara di Vicenza unitamente all’Associazione “Laici nella Chiesa e cristiani nella società” di Alessandria della Rocca (Agrigento), con il patrocinio dell’Università degli studi di Palermo e del Consorzio internazionale universitario IUIES con sede a Gorizia, e con la collaborazione del Centro P. Arrupe di Palermo, dell’Azione cattolica italiana, Cif-Centro femminile italiano, Caritas di Agrigento, Croce Rossa sicula e delle diocesi di Palermo e Mazara del Vallo.

Guardando alla cooperazione multilaterale tra i Paesi del bacino del Mediterraneo, il Colloquio palermitano prevede due sezioni di lavoro: la prima diretta ad individuare i problemi prioritari del Mediterraneo, sui quali concentrare prossimamente lo studio, la seconda orientata a cogliere la situazione attuale delle relazioni: movimenti in atto con riferimento all’economia, alla politica, alle culture e alle relazioni.

Come osserva il sociologo Serge Latouche, il Mediterraneo è un bacino irto di frontiere visibili e invisibili, un fossato profondo fra economia in concorrenza, fra conflitti religiosi e geopolitici. Esso tuttavia potrebbe rappresentare una “grande cittadinanza comune, fondata sul rispetto e sulla complementarietà delle culture”. Se l’Europa ponesse più attenzione all’Africa diventerebbe il centro del mondo: “Sarebbe l’Europa di una civiltà più conviviale, più umana, più sociale, più tollerante, più culturale, fondata sui valori mediterranei derisi o rimossi: la solidarietà, il senso della famiglia, un’arte del vivere, una concezione del tempo e della morte”.

Nel corso della due giorni sono previsti gli interventi di Roberto Lagalla , rettore dell’Università degli studi di Palermo, card. Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, mons. Ilario Antoniazzi, arcivescovo di Tunisi, Francesca Corrao, Università Luiss di Roma, Marino Breganze, presidente di Banca Nuova, Università di Padova, Abderrazak Sayadi, Università di Manouba, Giuseppe Dal Ferro, direttore dell’Istituto Rezzara, Antonio La Spina, Università Luiss di Roma, Francesco Viola, Università degli studi di Palermo, Isabel Trujillo, Università degli studi di Palermo, Giuseppe Notarstefano, Università degli studi di Palermo, Franco Miano, presidente nazionale Ac, Università Tor Vergata di Roma, Adnane Mokrani, Pontificia università Gregoriana, Sherazad Houshmand, Pontificia università Gregoriana, Patrizia Spallino, Università degli studi di Palermo.

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ZENIT Staff

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