"La crisi deve farci riflettere sulla dimensione etica della vita umana"

Il Papa rivolge gli auguri per il nuovo anno al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 9 gennaio 2012 (ZENIT.org) – La collaborazione tra la Santa Sede e le Organizzazioni Internazionali ha dato molti frutti e merita di essere incentivata nel modo adeguato. Lo ha sottolineato papa Benedetto XVI durante l’Udienza concessa stamattina ai membri del Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.

Il Santo Padre ha preso la parola a seguito del discorso introduttivo del Decano del Corpo Diplomatico, Alejandro Emilio Valladares Lanza, ambasciatore di Honduras presso la Santa Sede, e l’indirizzo augurale del vice-decano, Jean-Claude Michel, ambasciatore del Principato di Monaco presso la Santa Sede.

Benedetto XVI ha in primo luogo espresso soddisfazione per l’inserimento della Malesia nel Corpo Diplomatico vaticano, avvenuto alla fine dell’anno appena trascorso. Ha poi rammentato l’importanza degli accordi stipulati tra Santa Sede e stati come l’Azerbaigian, il Mozambico e il Montenegro.

Altro importante traguardo sottolineato dal Santo Padre è stato accoglimento della Santa Sede come membro dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.

Il Papa ha poi ringraziato i rappresentanti diplomatici incontrati durante le visite pastorali in Croazia, Germania, Spagna, San Marino e Benin “per la delicatezza” manifestata nei suoi confronti, e gli ambasciatori dei paesi latinoamericani presenti lo scorso 12 dicembre in Vaticano per la celebrazione della festa della Madonna di Guadalupe, patrona delle Americhe, durante la quale il Santo Padre ha annunciato il suo viaggio a Cuba e in Messico.

Il Pontefice ha infine auspicato “che tutti uniscano i loro sforzi affinché, per le popolazioni del Sudan e del Sud Sudan, si apra infine un periodo di pace, di libertà e di sviluppo”.

Con riferimento alle festività natalizie appena trascorse, Benedetto XVI ha sottolineato la necessità che la luce divina illumini un mondo “oscuro”, dove “l’uomo non riconosce più il proprio legame con il Creatore” e annaspa in mezzo a crisi “economiche, politiche e sociali” di varia natura ed estensione che hanno colpito non solo i paesi più ricchi, penalizzando in modo particolare i giovani, ma anche i paesi in via di sviluppo.

Eppure la crisi, ha osservato, “può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica: non soltanto per cercare di arginare le perdite individuali o delle economie nazionali, ma per darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità”.

Con riferimento alle profonde trasformazioni dei paesi arabi e nordafricani in atto da un anno a questa parte, il Pontefice ha preso atto che l’ottimismo iniziale ha “ceduto il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento, e mi sembra evidente che la via adeguata per continuare il cammino intrapreso passa attraverso il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali”.

Il rispetto della dignità della persona deve essere sempre più al centro dell’attenzione della Comunità internazionale. Quest’ultima è tenuta ad impegnarsi “a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso, costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali”.

Il Papa ha poi auspicato “una rapida fine degli spargimenti di sangue” in Siria, mentre israeliani e palestinesi devono adottare “decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace”. Ha poi lodato l’impegno del Regno di Giordania per la ripresa del dialogo tra le parti.

“Seguo anche con grande attenzione – ha aggiunto il Santo Padre – gli sviluppi in Iraq, deplorando gli attentati che hanno causato ancora recentemente la perdita di numerose vite umane, e incoraggio le sue autorità a proseguire con fermezza sulla via di una piena riconciliazione nazionale”.

Una menzione particolare è andata all’universo giovanile, destinatario dell’annuale messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace. A tal proposito il Papa ha ricordato l’affermazione del suo predecessore, il beato Giovanni Paolo II, secondo cui “la via della pace è la via dei giovani”.

La famiglia e l’apertura alla vita, come valori non-negoziabili, sono mezzi educativi fondamentali e, in tal senso, il Papa ha accolto con soddisfazione “la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la Risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso”.

Importante oggetto di educazione è anche il “rispetto della ”, così tanto minacciato nei paesi a maggioranza islamica (il Papa ha citato ad esempio il sacrificio del ministro pakistano Shahbaz Bhatti). Al tempo stesso, come sottolineò il Santo Padre, in ottobre ad Assisi, la religione non potrà mai essere “causa di intolleranza”.

Con riferimento al 150° dell’Unità d’Italia, Benedetto XVI ha ricordato come le relazioni tra Stato italiano e Santa Sede abbiano “attraversato momenti difficili dopo l’unificazione”, tuttavia nel tempo sono prevalse “la concordia e la reciproca volontà di cooperare”.

Menzionando l’Africa, il Santo Padre ha espresso il proprio dispiacere per le emergenze umanitarie nel Corno d’Africa, per la guerra civile in Costa d’Avorio e per l’intolleranza religiosa che sta recentemente sta insanguinando la Nigeria.

Un ultimo cenno lo ha rivolto al “rispetto del creato”, con l’auspicio che la recente Conferenza di Durban, la Comunità internazionale si disponga “con grande senso di solidarietà e responsabilità verso le generazioni presenti e per quelle future”.

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ZENIT Staff

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