La coscienza tra Papa Francesco e Erich Priebke

Una distinzione per non creare confusione…

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La pubblicazione da parte della Libreria Editrice Vaticana delle Interviste e conversazioni con i giornalisti di Papa Francesco ha risollevato perplessità circa il contenuto di alcune sue risposte. Senza voler soffermarsi sugli argomenti trattati dal Pontefice e che hanno suscitato interesse – sia come consenso, sia come ostilità – interessante è il caso del tema della coscienza.

Infatti il volume riedita anche l’intervista che martedì 1 ottobre 2013 è apparsa sul quotidiano La Repubblica a cura di Eugenio Scalfari in cui alla domanda «Santità, esiste una visione del Bene unica? E chi la stabilisce?» segue la risposta: «Ciascuno di noi ha una sua visione del Bene e anche del Male.

Noi dobbiamo incitarlo a procedere verso quello che lui pensa sia Bene». Al successivo commento «Lei, Santità, l’aveva già scritto nella lettera che mi indirizzò. La coscienza è autonoma, aveva detto, e ciascuno deve obbedire alla propria coscienza. Penso che quello sia uno dei passaggi più coraggiosi detti da un Papa». Il Pontefice ribadì la precedente affermazione: «E qui lo ripeto. Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo».

Tali affermazioni, amplificate anche dalla pubblicazione dell’intervista su L’Osservatore Romano del giorno successivo, ossia mercoledì 2 ottobre 2013,  suscitarono una grande eco. Comprensibile lo smarrimento di alcuni davanti a commenti che videro nelle parole papali una conferma del relativismo etico.

Pochi giorni dopo, l’11 ottobre, morì Erich Priebke, ossia il capitano delle SS durante l’occupazione nazista di Roma che pianificò e realizzò l’eccidio delle Fosse Ardeatine in cui furono uccise centinaia di persone. Scompiglio creò l’istantanea pubblicazione del suo “testamento” in cui afferma di non rinnegare il suo passato, così come pure i suoi ideali e la sua visione del mondo; in tali affermazioni parecchi riscontrarono un’assonanza con quanto affermato precedentemente dai membri delle SS naziste che giustificarono il loro operato dicendo di aver agito in assoluta certezza di coscienza. Questa recidività nel difendere le sue idee scatenò una protesta, tanto che dovette essere sepolto segretamente.

Le idee di Erich Priebke sembrerebbero quasi trovare una giustificazione nella precedente intervista al Papa in cui si afferma che «ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce». Quindi un’autonomia della coscienza che giustificherebbe anche l’eccidio delle Fosse Ardeatine! Ma certamente Papa Francesco non volle assolutamente “assolvere” ogni malvagità banalizzando il male.

Ecco quindi l’importanza di leggere le parole del Papa – così come in generale di ogni persona – nel contesto più ampio non solo del discorso o scritto di cui fanno parte, ma della globalità del suo pensiero in cui la dimensione ecclesiale non è secondaria. Per questo motivo, volendo comprendere appieno la differenza tra quanto a pochi giorni di distanza fu scritto nella intervista a papa Francesco e scrisse nel testamento Erich Priebke, essenziale è leggere quanto ebbero a scrivere sulla coscienza nel 1991 l’allora cardinal Joseph Ratzinger e soprattutto Romano Guardini, autore molto caro a papa Bergoglio.

I testi si possono leggere cliccando su questo link 

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Pietro Messa

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