La "Connettività", non banale connessione tecnica

Dalla Relazione annuale del Censis spunti di riflessione anche per il mondo del libro

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Giunta alla 47° edizione, la Relazione Annuale del Censis presentata venerdì 6 dicembre, introduce il concetto di “connettività” che sostituisce quello del 2012 di “restanza”  e cioè “quanto sia essenziale nei pericoli difendere, riprendere, valorizzare ciò che resta di funzionante dei precedenti processi di sviluppo” (1).

Ma come esplicita la “Connettività” il Censis?: “Non si può pensare il futuro dello sviluppo digitale se non lo si vede come progressiva connettività (non banalmente connessione tecnica) fra i soggetti implicati nel processo; non si fa e non si può pensare il futuro del nuovo welfare (comunitario, aziendale, associativo, privato che sia) se non lo si vede come progressiva connettività di comportamenti individuali e collettivi”.

“Non si può pensare al futuro dei soggetti ‘nuovi’ della vitalità d’impresa se non lo si constata animato da una connettività crescente di comportamenti e culture individuali e collettive; non si può pensare a una ulteriore potenza del modello che ci ha connotato per decenni, e a cui dobbiamo la sopravvivenza dell’ultimo anno, se non lo si vede animato, nei singoli segmenti prima ancora che nella dinamica complessiva, da una forte carica di connettività, più matura e sottile rispetto all’ormai stanco richiamo alla ‘coesione sociale’ (altra espressione forse da superare)”. “Senza capacità e cultura di connettività, non sarebbero possibili i processi di responsabilità e sviluppo; è la connettività la cifra della necessaria rimodulazione della coesistenza dei soggetti sociali”.

Di quanto sia sostanziale questo concetto, si è avuta esplicita evidenza nel corso di uno dei dibattiti organizzati sabato 7 dicembre nell’ambito della XII Fiera “Più Libri Più Liberi” (2) dal titolo “Quando l’online vale il 12%” al quale hanno partecipato Barbara Riatti della società di ricerche GfK e Giovanni Peresson del Giornale della Libreria.

I due relatori, partendo  dai dati che certificano come poco meno della metà della popolazione italiana non sia connessa ad internet, hanno posto l’accento sulle potenzialità dell’acquisto dei libri sul web (attualmente attestati intorno al 12%) e di quanto il ruolo dei piccoli e medi editori e dei librai indipendenti debba continuare a modificarsi. Questi devono districarsi  tra la necessità di diversificare il prodotto libro a seconda del canale di vendita e la strettoia creata da un lato dalle grandi catene di librerie e la Grande Distribuzione Organizzata (inclusi gli Autogrill autostradali) che facilitano i prodotti per i consumi di massa e dall’altro gli acquisti su Internet che rendono illimitata la differenziazione del prodotto libro per l’assenza dei limiti fisici imposti dalle librerie.

Alcuni dei presenti hanno però messo in dubbio l’affermazione secondo la quale l’online potrà svilupparsi a prescindere, se prima non si manifesta un aumento della quota dei lettori di libri, in quanto attualmente in Italia solo poco più del 50% legge almeno un libro l’anno. Pertanto, oltre agli aspetti più propriamente tecnologici, come l’estensione dei collegamenti ad internet sull’intero territorio nazionale e la dotazione di infrastrutture tecnologiche che possano consentire un miglioramento nella gestione delle informazioni, (ad esempio quella dei metadati), si pone la questione di quale nuovo ruolo debbano assumere i librai indipendenti e le piccole e medie case editrici per acquisire nuovi clienti e aumentare il volume di vendite.

La Relazione Censis 2013 espone tra i segnali positivi di quest’anno sia l’aumento della imprenditorialità e della occupazione femminile (3) sia la sempre più crescente presenza di imprese dirette da stranieri (4).Partendo da qui, senza schematizzazioni rigorose, ben sapendo che chi compra assume comportamenti differenziati a seconda dell’utilizzo dello stesso prodotto in momenti diversi, c’è la necessità di sviluppare insieme al canale online per permettere l’acquisto continuativo di titoli altrimenti rapidamente fuori dal circuito delle vendite che sono  molto spesso “core business” della piccola e media editoria, anche il recupero del ruolo del libraio per quella  “connettività crescente di comportamenti e culture individuali e collettive” come raccomanda il Censis.

Questo perché il libraio, temendo estinzione come nell’esempio del dinosauro efficacemente rappresentato da  Peresson nella sua presentazione, ha la necessità di individuare quelle novità comportamentali che non possono fornire né la massa delle catene librarie e della Grande Distribuzione e neanche l’acquisto sul web che dagli hangar logistici alle case del lettore arriva tramite un vettore come un qualunque pacco postale.       

Si confida, quindi, che i comportamenti del mondo femminile e degli stranieri possano fornire spunti non per un mero passaggio degli acquisti di libri da un canale di vendita ad un altro, ma per una crescita per tutti dove la connessione tecnica del web si integra con la connettività individuale del libraio, evidenziando così che la tecnologia può valorizzare ma non sostituire l’umana connettività.

*

NOTE

1) Per un approfondimento sulla 46° relazione Censis si può consultare l’articolo pubblicato su ZENIT il 28 dicembre 2012 dal titolo “La ‘restanza’ di Jacques Derrida per spiegare l’Italia del 2012”.

2) La Fiera nazionale della piccola e media editoria si è tenuta a Roma dal 5 all’8 dicembre dove hanno partecipato circa 400 case editrici e circa cinquantamila visitatori.

3) Alla fine del secondo trimestre del 2013, le imprese con titolare donna iscritte al Registro delle imprese delle Camere di commercio erano 1.429.880, il 23,6% del totale (Dati estratti dalla Relazione 2013 del Censis).

4) Nel 2012 sono 379.584 gli imprenditori nati all’estero che lavorano in Italia, con una crescita del 16,5% tra il 2009 e il 2012 e del 4,4% nel solo ultimo anno: tutto questo mentre le imprese gestite dai nostri connazionali diminuiscono del 4,4% nei quattro anni considerati e dell’1,8% nel solo ultimo anno (Dati estratti dalla Relazione 2013 del Censis).

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Antonio D'Angiò

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