"La comunità internazionale ponga fine alle moderne schiavitù. E non solo a parole"

L’osservatore vaticano presso l’Onu, mons. Silvano Tomasi, interviene alla 27° sessione del Consiglio per i diritti umani in corso a Ginevra

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

La schiavitù è una piaga del mondo contemporaneo di cui non si può tacere. “Dobbiamo rompere il silenzio” ha esclamato infatti mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, nel suo intervento alla 27.ma sessione del Consiglio per i diritti umani in corso nella città elvetica.

Nel suo discorso – riportato in ampi stralci dalla Radio Vaticana – l’arcivescovo elenca le “scioccanti” forme di schiavitù contemporanea, che denuncia come una “ferita aperta sul corpo della società”. Quindi i rapimenti di massa, il commercio di giovani ragazze – come avviene in Nigeria per mano di Boko Haram o in Iraq con i miliziani dell’Is -, l’arruolamento forzato di circa 250.000 bambini, usati a volte come “scudi umani” nei conflitti armati, o ancora gli oltre 5,7 milioni di bambini “vittime del lavoro forzato” o costretti al matrimonio.

Oggi – ha osservato Tomasi con rammarico – ci troviamo di fronte ad una “vasta gamma di continui abusi dei diritti umani, in particolare in quelle aree di conflitto civile e politico dove la violenza ha causato l’uccisione di migliaia di persone innocenti e numerosi altri sfollati”.

Sono problemi, questi, che vanno risolti alla radice: è necessario cioè, a detta del presule, combattere contro la povertà, la disoccupazione, la mancanza di istruzione e l’analfabetismo per eliminare lo sfruttamento dei minori e la tratta di esseri umani.

E la comunità internazionale è chiamata in causa in prima linea in questa lotta. Essa – ha ricordato il delegato vaticano – “ha già sviluppato, e cerca di attuare, numerose convenzioni e accordi internazionali contro le forme contemporanee di schiavitù”. Tuttavia, a parere della Santa Sede, “tali strumenti non soddisfano pienamente i loro obiettivi se non ci ispiriamo allo stesso tempo ad una più ampia volontà politica e coinvolgendo tutti i membri della società”, ha riferito mons. Tomasi.

E ha rimarcato che “la comunità internazionale deve agire per rimuovere le cause alla radice, non solo attraverso le parole, ma anche ‘ponendo fine’ a questi conflitti e questi ‘crimini contro l’umanità'”. Infatti, è “compito difficile e grave responsabilità” di tutti gli Stati “difendere e promuovere i diritti umani per tutte le persone”.

Il Vaticano, ha soggiunto inoltre l’arcivescovo, sottolinea “la necessità di proteggere e difendere il diritto alla libertà religiosa, che è chiaramente sotto attacco in alcune parti del mondo di oggi”. Ciò provoca lo spostamento forzato di migliaia di civili appartenenti a minoranze religiose e a numerosi abusi.

“C’è il rischio reale – conclude Tomasi – che queste persone saranno impossibilitate a tornare nelle loro case da cui sono state sradicate con la forza e che non potranno avere garanzie di protezione e sicurezza per vivere in pace nelle loro città e villaggi, come cittadini con eguali doveri e diritti”.

Print Friendly, PDF & Email
Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione