La Colombia in marcia per la non violenza

Promossa dalla Chiesa locale, ieri a Cali, un’iniziativa di solidarietà per la famiglia di Fabiola Ruiz, la lavoratrice domestica uccisa a Capodanno in casa propria

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Dopo aver conquistato, per il quinto anno consecutivo, il triste primato per il numero più elevato di operatori pastorali uccisi nelle sue regioni, e dopo aver battuto il “record” di 1.900 assassinii (di cui 1.600 commessi con armi da fuoco), la Colombia ora scende in piazza contro la violenza. La Chiesa colombiana ha infatti organizzato ieri, a Cali, una marcia per dire basta alle continue ondate di aggressioni e omicidi che si verificano su questa terra.

Numerose persone hanno aderito all’iniziativa, promossa per dimostrare solidarietà alla famiglia di Fabiola Ruiz, la lavoratrice domestica uccisa il 31 dicembre 2013 nella propria casa per mano di due sicari. Uomini, donne, giovani, anziani e bambini – riferisce l’agenzia Fides – hanno marciato e pregato insieme, con una candela e un rosario in mano, dalla parrocchia del quartiere dove viveva la donna, nell’Alto Giordano, fino al luogo dove è stato commesso l’omicidio.

La nota pervenuta all’agenzia ricorda inoltre l’impegno di mons. Dario de Jesus Monsalve, arcivescovo di Cali, per la non violenza. “La nostra marcia – ha dichiarato il presule alla stampa locale – è un modo di dire basta alla violenza partendo dalla nostra fede. Noi non ci fermiamo, vogliamo coinvolgere tutta la comunità a fermare questa ondata di violenza”.

Già alla fine di settembre, l’arcivescovo aveva fatto sentire la sua voce denunciando con forza le aggressioni contro i sacerdoti, in seguito all’omicidio del parroco e del viceparroco di San Sebastián di Roldanillo. Da un rapporto pubblicato dalla stampa colombiana, risulta, poi, che nei primi sei giorni del 2014, sempre a Cali, siano state uccise 25 persone in episodi isolati, fra cui quattro minorenni. Solitamente, è la vendetta la causa principale, seguita dagli scontri tra bande. (S.C.)

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ZENIT Staff

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