La Chiesa, ospedale da campo, deve prima curare le ferite, non "dosare il colesterolo"

Il Papa incontra il Movimento dei Focolari ed esorta i membri a “contemplare, uscire e fare scuola”, sempre fedeli al carisma della fondatrice

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“Contemplare”, nel senso di dimorare in Cristo e condividere la propria vita con i fratelli. “Uscire”, ovvero andare in giro per il mondo a comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio. Infine, “fare scuola”, cioè formare uomini e donne “con l’anima, il cuore, la mente di Gesù”, capaci per questo di interpretare i bisogni del mondo di oggi.

Sono tre le parole chiave che Papa Francesco consegna al Movimento dei Focolari, ricevuto oggi in Sala Clementina, affinché il suo già fondamentale contributo alla Chiesa cattolica possa rinvigorirsi in una nuova stagione di evangelizzazione.

Con l’udienza del Pontefice i membri di questa realtà laica, fondata da Chiara Lubich nel 1943 in Italia e oggi diffusa in tutto il mondo, coronano la loro Assemblea generale cominciata il primo settembre a Castel Gandolfo.

In un clima di allegria, il Papa saluta il Movimento che chiama “Opera di Maria”, secondo la sua denominazione originaria; poi saluta Maria Voce, riconfermata Presidente per un ulteriore sessennio proprio durante i lavori dell’assise.

Un pensiero ‘riconoscente e affettuoso’ va naturalmente a Chiara Lubich, la fondatrice, dal cui carisma nacque questo “piccolo seme, che nel corso degli anni ha dato vita a un albero che ora distende i suoi rami in tutte le espressioni della famiglia cristiana”. Anche – sottolinea il Santo Padre, ricordando la vocazione ecumenica del Movimento – “tra membri delle diverse religioni e tra molti che coltivano la giustizia e la solidarietà insieme alla ricerca della verità”.

I Focolari sono dunque un “dono” dello Spirito Santo alla Chiesa per realizzare quel “carisma dell’unità” auspicato da Gesù Cristo, afferma il Papa. E la Lubich è stata una “straordinaria testimone di questo dono, che nella sua feconda esistenza ha portato il profumo di Gesù in tante realtà umane e in tante parti del mondo”.

“Fedele al carisma”, il Movimento dei Focolari ha dunque il dovere di proseguire “con responsabilità e creatività” questa opera, specialmente in un momento in cui la Chiesa, a 50 anni dal Vaticano II, “è chiamata a percorrere una nuova tappa dell’evangelizzazione testimoniando l’amore di Dio per ogni persona umana, a cominciare dai più poveri e dagli esclusi”.

Prima di raggiungere tale traguardo ci sono tre strade da percorrere. Tre parole, o meglio tre indicazioni che il Vescovo di Roma pronuncia. Anzitutto, contemplare, perché – spiega Francesco – “oggi abbiamo più che mai bisogno di contemplare Dio e le meraviglie del suo amore”. Contemplare significa “vivere nella compagnia con i fratelli e le sorelle, spezzare con loro il Pane della comunione e della fraternità, varcare insieme la porta che ci introduce nel seno del Padre”.

Lo affermava Chiara Lubich quando nei suoi Scritti Spirituali scriveva: «Ecco la grande attrattiva del tempo moderno: penetrare nella più alta contemplazione e rimanere mescolati fra tutti, uomo accanto a uomo». Bergoglio incoraggia perciò “a rimanere fedeli a questo ideale di contemplazione, a perseverare nella ricerca dell’unione con Dio e nell’amore vicendevole coi fratelli e le sorelle, attingendo alle ricchezze della Parola di Dio e della Tradizione della Chiesa”.

Un tesoro, questo, di cui però devono goderne tutti non solo i Focolari. La seconda parola, in tal senso, è uscire: “Uscire come Gesù è uscito dal seno del Padre per annunciare la parola dell’amore a tutti”, sottolinea il Papa. È necessario oggi “comunicare a tutti generosamente l’amore di Dio”, con “rispetto” e secondo l’insegnamento evangelico del «gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date».

Per fare questo, però – evidenzia il Pontefice – “occorre diventare esperti in quell’arte che si chiama ‘dialogo’, che non s’impara a buon mercato”. “Non possiamo accontentarci di mezze misure, non possiamo indugiare, ma piuttosto, con l’aiuto di Dio, puntare in alto e allargare lo sguardo!”, afferma Bergoglio. Esorta pertanto ad “uscire con coraggio” perché Lui, il Signore, “ci aspetta nelle prove e nei gemiti dei nostri fratelli, nelle piaghe della società e negli interrogativi della cultura del nostro tempo”.

“Fa dolore al cuore – osserva infatti a braccio – quando, davanti a una Chiesa, a una umanità tanto ferita, con tante ferite, ferite morali, ferite esistenziali, ferite di guerra pure … Fa dolore vedere quando i cristiani incominciano a fare bizantinismi filosofici, teologici, spirituali… quello non va”. Oggi – prosegue il Santo Padre – “non abbiamo diritto alla riflessione bizantinista. Dobbiamo uscire! Perché la Chiesa sembra un ospedale da campo: e quando si va in un ospedale da campo, il primo lavoro è curare le ferite, non fare il dosaggio del colesterolo… Questo verrà dopo… È chiaro?”.

Allora la terza parola è fare scuola. Per spiegarla, Bergoglio cita San Giovanni Paolo II, che nella Lettera apostolica Novo millennio ineunte, invitava la Chiesa intera a diventare “casa e scuola della comunione”. “Voi avete preso sul serio questa consegna”, dice Papa Francesco ai membri del Movimento.

Ribadisce quindi la necessità di “una scuola di umanità sulla misura dell’umanità di Gesù”. “È Lui, infatti, l’Uomo nuovo a cui in ogni tempo i giovani possono guardare, di cui possono innamorarsi, la cui via possono seguire per far fronte alle sfide che ci stanno di fronte”. Inoltre, senza un’adeguata opera di formazione delle nuove generazioni, afferma infine il Pontefice, “è illusorio pensare di poter realizzare un progetto serio e duraturo a servizio di una nuova umanità”.

E sarebbe vano anche il desiderio della Lubich che auspicava la formazione di “uomini-mondo”, ovvero “uomini e donne con l’anima, il cuore, la mente di Gesù e per questo capaci di riconoscere e di interpretare i bisogni, le preoccupazioni e le speranze che albergano nel cuore di ogni uomo”.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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