La Chiesa in Africa preoccupata per la teoria di genere

Alcune istituzioni cristiane contribuiscono alla sua diffusione, dice un esperto

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 14 ottobre 2009 (ZENIT.org).- “In Africa, per l’azione di certe istituzioni cristiane, la teoria del genere si impone progressivamente nella società e nella Chiesa”.

Lo ha segnalato a ZENIT lo psicoanalista ed esperto in Psichiatria sociale monsignor Tony Anatrella, consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia e del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute.

Monsignor Anatrella ha affermato che “gli africani non vogliono essere colonizzati dalle ideologie occidentali” e ha deplorato il fatto che “la maggior parte dei temi sulla teoria del genere continui ad espandersi ampiamente nella Chiesa”.

L’Arcivescovo Robert Sarah, segretario della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha pronunciato un intervento sull’ideologia di genere nel dibattito del Sinodo dei Vescovi in svolgimento in Vaticano.

Il presule l’ha definita una teoria “irrealistica e disincarnata”, perfino “assassina” ed estranea ai valori africani.

In questo senso, monsignor Anatrella ha spiegato che in Africa “la cura del senso della famiglia è molto importante e dare vita a molti bambini riguarda la cultura di questo continente”.

“I bambini sono la ricchezza della famiglia e della società – ha indicato –, ma gli esperti di quella teoria affermano, con pregiudizi occidentali, che tre figli per donna è un numero troppo alto che si dovrebbe ridurre”.

“Ciò dicono gli africani è: il bambino è il futuro dell’uomo!”, ha sottolineato monsignor Anatrella.

Anche il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il Cardinale Ennio Antonelli, ha lamentato davanti al Sinodo l’estensione della teoria di genere in Africa per mediazione di istituzioni cristiane in linea con le istituzioni internazionali, le loro agenzie (ONU, OMS, UNICEF, UNESCO) e le ONG.

“In Africa, gli attivisti stanno portando avanti questa azione al margine dei rappresentanti democraticamente eletti nei Parlamenti nazionali”, ha denunciato monsignor Anatrella.

Il presule ha denunciato che questa ideologia si estende anche attraverso sessioni di formazione diretta a sacerdoti, religiosi e religiose e laici cristiani.

Ha anche lamentato che “per ricevere aiuti internazionali (nell’ambito finanziario, sanitario ed educativo), la maggior parte dei Paesi africani è sottoposta, attraverso varie associazioni, al discorso di genere”.

L’esperto ha detto che la preoccupazione di questi attivisti, “ad esempio per la salute e la cura medica delle donne, si traduce unicamente in termini di ‘salute riproduttiva’”.

Questa nozione “è molto problematica perché banalizza la contraccezione e l’aborto e mette in discussione i valori familiari, escludendo l’uomo dalle relazioni di cooperazione con la donna e dalla procreazione”.

Secondo monsignor Anatrella, i teorici del genere esercitano pressioni sui Parlamenti nazionali perché legislino e approvino leggi nel senso previsto dalla sua ideologia.

“Anche i Paesi africani sono sottoposti alle pressioni dei Paesi occidentali che, in nome dell’uguaglianza degli orientamenti sessuali, cercano di presentare l’omosessualità come un modello che può realizzarsi in una coppia e nel matrimonio”, ha spiegato.

“Per ora la maggior parte dei deputati resiste a questa visione della coppia, della famiglia e della procreazione che non corrisponde ai valori africani – ha detto –. Purtroppo, questo tipo di idee e comportamenti continua a diffondersi in Africa”.

Molte comunità cristiane africane, tuttavia, sono “più decise e reattive” a tali questioni rispetto ad alcune comunità occidentali.

Secondo quanto ha affermato l’Arcivescovo di Ouagadougou, monsignor Ouédraogo, al Sinodo, “le nostre comunità umane e religiose in Africa, in generale, respingono la pratica giuridica codificata in molti Paesi occidentali; valorizzano la promozione dei valori collegati alla famiglia e alla vita”.

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ZENIT Staff

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