La Chiesa Etiope alimenta le speranza di 180mila bambini

La testimonianza delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli raccolte da Aiuto alla Chiesa che Soffre

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ROMA, giovedì, 9 agosto 2012 (ZENIT.org) – E’ iniziato tutto in un piccolo cimitero di Addis Abeba, la capitale etiope, dove per decenni lebbrosi, poveri e senzatetto hanno trovato rifugio.

Quarant’anni fa due uomini, commossi dalla sorte di tanti bambini costretti a vivere tra le tombe, hanno voluto dare ai piccoli un’istruzione e l’opportunità di una vita migliore. E prima di lasciare la città per proseguire gli studi, i giovani hanno affidato la loro opera alle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.

Le suore hanno creato una scuola e un asilo e oggi sono ancora lì, vicino al cimitero, a prendersi cura dei loro alunni. «Una buona istruzione è l’unica via d’uscita dalla povertà» dichiara ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la direttrice della struttura, Suor Belaynesh Woltesi.

Quest’anno le sorelle hanno insegnato a 813 bambini, così tanti che hanno dovuto dividerli in due turni. La scuola si trova infatti su una collina ai margini di un burrone e lo spazio è veramente poco. Ma nonostante ciò le religiose sono riuscite a ricavare una piccola biblioteca e perfino un campetto di gioco.

«Qui è tutto in miniatura – continua la direttrice – ma ai nostri bimbi non manca nulla: libri, uniformi e soprattutto da mangiare. Anche se, con i prezzi in continuo aumento, è sempre più difficile per noi comprare generi alimentari».

Tutti gli studenti provengono da famiglie poverissime e la maggioranza dei genitori ha l’Aids o la lebbra. I bambini positivi all’HIV dalla nascita sono molti, ma le Figlie della Carità non conoscono il numero esatto. In Etiopia l’Aids, sebbene diffuso, costituisce ancora un tabù e le religiose evitano perfino di pronunciare il nome della sindrome davanti ai malati.

Tanti alunni sono stati raccolti per le strade della capitale, mentre mendicavano per mantenere la propria famiglia. Alcuni vendevano biglietti della lotteria, gomme e caramelle, altri appartenevano a gang di “mendicanti professionisti” che si vestono da clown ed eseguono acrobazie per impressionare i passanti. L’accattonaggio è illegale in Etiopia e per questo i genitori fanno uscire i figli solo il pomeriggio, quando il numero di poliziotti in servizio è inferiore. Sfortunatamente anche la prostituzione è molto diffusa.

Le suore continuano a cercare piccoli mendicanti per tutta la città. «Ma non è facile – spiega ad ACS Suor Belaynesh – perché spesso i soldi elemosinati rappresentano l’unica entrata per le famiglie. E poi i bambini ormai conoscono le regole della strada e non riescono ad accettare che qualcuno si prenda cura di loro».

Nel 2011 Aiuto alla Chiesa che Soffre ha donato alla Chiesa cattolica etiope oltre 620mila euro. Parte delle offerte ha sostenuto i numerosi religiosi e religiose che assistono i poveri e i bisognosi in tutto il Paese. In Etiopia oltre 10milioni di persone beneficiano dell’immensa opera di carità della Chiesa cattolica, nonostante i fedeli cattolici siano solamente 700mila. La Chiesa gestisce 203 giardini d’infanzia e 222 scuole frequentati da oltre 180mila studenti di tutte le religioni.

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ZENIT Staff

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