La Chiesa e lo sviluppo dell’Africa

di padre Piero Gheddo*

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ROMA, mercoledì, 24 novembre 2010 (ZENIT.org).- Nell’Africa nera i cattolici sono 172 milioni, i cristiani tutti assieme 470 su circa 700 milioni di abitanti. Il cristianesimo è la religione di maggioranza fra i popoli neri, i musulmani sono, sempre nell’Africa sotto il Sahara, in 234 milioni. I dati sono del prestigioso “Pew Research Center” di Washington nel 2010, secondo il quale i cristiani aumentano molto più rapidamente degli islamici. Non c’è dubbio che, nell’Africa nera, il cristianesimo è oggi la religione e l’ispirazione culturale-morale che più influisce sul cammino di quei popoli verso il mondo moderno.

Quando si scrive e si discute su come possiamo aiutare i nostri fratelli africani, il discorso è sempre centrato sui soldi, sui rapporti economici fra ricchi e poveri, sul debito estero dell’Africa e su altri temi di carattere economico. Mentre lo sviluppo di un popolo è costruito principalmente non dal denaro e dalla tecnica, ma dal popolo stesso e dal suo governo, dal rispetto dei diritti dell’uomo, dalla preparazione del popolo a produrre ricchezza per il mercato globale.

Ecco perchè nell’Africa nera si aprono grandi prospettive per il cristianesimo. Il continente nero sta ancora costruendo faticosamente il suo futuro, sia in senso politico che sociale ed economico, ma anche culturale e religioso. I popoli africani sono  profondamente religiosi, ma sperimentano concretamente che nel mondo moderno la loro religione tradizionale, l’animismo, non ha futuro: ha dei valori da salvare, ma come religione organizzata e istituzionalizzata non ha futuro. Gli africani si trovano a dover fare una scelta precisa: cristianesimo o islam, due religioni molto diffuse, con un Libro, un Fondatore, una tradizione, una spiritualità, una comunità. L’alternativa alla scelta di una delle due religioni è l’ateismo pratico che porta inevitabilmente al nichilismo è all’autodistruzione delle culture e dei popoli stessi. Come purtroppo sperimentiamo nella nostra Europa, che addirittura ignora o rifiuta le sue radici cristiane.       

   Su come le Chiese cristiane contribuiscono allo sviluppo dei popoli africani si potrebbero citare molti dati sulle scuole, la sanità di base, le scuole professionali, l’opera per portare la pace e la giustizia, ecc. Per dare un’idea sintetica e globale su questo tema, chiedo a padre Ermanno Battisti, 40 anni in Guinea Bissau come missionario del Pime: perchè la Bibbia e il Vangelo sviluppano l’uomo e un popolo? Ecco la sua testimonianza:

“Il primo contributo è la diffusione dei dieci Comandamenti, che esprimono la volontà di Dio per la vita di ogni uomo, la religione tradizionale africana non dà questi indirizzi morali, perché non ha una morale, che è fatta caso per caso dagli anziani del villaggio, secondo quel che si è fatto in passato ed è utile al villaggio. Giudicano il bene e il male secondo la tradizione. Per esempio, se un bambino nasce con qualche deformità è male tenerlo nel villaggio, perché lui è uno spirito cattivo che poi fa del male a tutti, lo abbandonano in riva al mare o lo portano in foresta, dove  muore”. 

“C’era una bambina che è stata portata in foresta e lasciata morire. Il nostro cane di casa, chissà come, ha preso tra i denti questo fagotto e l’ha portato alla nostra missione. Le suore l’hanno accolta, lavata, allevata, nutrita, educata. Adesso è una donna meravigliosa, una delle grandi cristiane del paese, non solo come cristiana e come mamma, ma anche come persona istruita capace di diffondere il Vangelo”.  

“I dieci Comandamenti hanno pervaso la società guineana, anche i musulmani li prendono. La religione tradizionale non conosce i dieci Comandamenti. Onora il padre e la madre ce l’hanno anche loro, ma ad esempio non rubare o non dire il falso non li hanno. Per i balanta il furto non solo non è male, ma è bene, dimostra  l’abilità di un uomo, è una grandezza per un uomo. L’importante è non farsi prendere. I giornali e le radio locali ci intervistano quando succede qualcosa e la gente ascolta cosa diciamo, che orientamento morale diamo. L’autorità del vescovo e dei preti è grande presso tutti, sanno che noi diciamo cose oneste”.  

“La Guinea ha avuto un grande vescovo, il francescano veronese mons. Settimio Ferrazzetta (1924-1999), che aveva una fama enorme, come padre della patria. Aveva costruito il lebbrosario di Comura, tenuto dai padre e dalle suore Francescane, il lebbrosario più grande e meglio funzionante dell’Africa occidentale, che prende anche gli ammalati di Aids.  Durante la guerra civile del 1998 lui era ammalato di cuore in Italia, ma capiva che poteva ancora influire sul presidente Nino e su Ansumane Mané, il capo dell’esercio suo avversario. Io stesso ho influito sul Nino. Diversi missionari hanno questa possibilità di influire sui politici, come preti siamo molto stimati da tutti. Il vescovo Settimio è tornato in Guinea Bissau ed è riuscito ad incontrare i due contendenti attraversando anche un fiume pieno di melma, facendo grandi fatiche che il suo cuore non sopportava più ed è poi morto in Guinea per queste fatiche, di notte, trovato morto al mattino. Questo fatto ha impressionato tutti, il presidente Nino ha dato una medaglia d’oro a suo fratello in memoria di mons. Ferrazzetta”.    

“L’influsso della Chiesa è molto superiore al 10% dei cattolici. Quando i due vescovi scrivono le lettere pastorali su temi da tutti sentiti, sono letti, commentati, discussi. La Chiesa dei Presbiteriani scozzesi (come origine) e anche altri che sono americani, lavorano molto bene e diffondono il messaggio di Cristo. Poi c’è Radio ‘Sol Mansi’ (‘Il sole è sorto’ in criolo). Padre Davide Sciocco è il direttore di questa radio molto sentita perché dà notizie oneste, commenti sui fatti quotidiani”.     

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*Padre Piero Gheddo (www.gheddopiero.it), già direttore di Mondo e Missione e di Italia Missionaria, è stato tra i fondatori della Emi (1955), di Mani Tese (1973) e Asia News (1986). Da Missionario ha viaggiato nelle missioni di ogni continente scrivendo oltre 80 libri. Ha diretto a Roma l’Ufficio storico del Pime e postulatore di cause di canonizzazione. Oggi risiede a Milano.

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ZENIT Staff

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