La Chiesa catttolica e l'assistenza agli ebrei

Louis Goldman ha raccontato in un libro come la rete di assistenza ebraico-cattolica l’ha salvato dalla persecuzione nazista

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di Antonio Gaspari

ROMA, sabato, 1 dicembre 2012 (ZENIT.org).Louis Goldman era solo un ragazzo quando l’orrore nazista dilagò in Europa, giunto in Italia nel 1943 fu salvato dalla rete di assistenza ebraico-cattolica. Vive a New York, è un fotografo affermato, è sposato ed ha tre figli.

Nel libro Amici per la vita (Ed. SP 44: Firenze, 1993) Goldman racconta che viveva con la famiglia in Germania. Con l’avvento del Nazismo si rifugiò in Francia. Appena le truppe tedesche si apprestarono a sostituire quelle italiane in Francia, Louis, la sua famiglia ed altri 500 ebrei scapparono in Italia.

Per alcuni mesi si rifugiarono in montagna, la loro sorte sembrava segnata se non avessero incontrato il ragionier Raffaele Cantoni che lavorava nei comitati ebraici di Firenze e Roma.

Dopo averli portati a Genova e nascosti in un convento, Cantoni fece in modo che i Goldman insieme ad altri ebrei raggiungessero Firenze dove l’Arcivescovo, il cardinale Elia Dalla Costa svolgeva un lavoro di coordinamento simile a quello del cardinale Pietro Boetto a Genova.

Tutta l’operazione non era esente da rischi, i tedeschi rastrellavano la città del Nord Italia in cerca di ebrei e partigiani, Louis e suo fratello Harry di dodici anni sfuggirono per miracolo ad un treno della morte che portava ad Auschwitz, mentre il padre ancora convalescente per un’operazione all’ernia, fu preso e condotto allo sterminio.

A Firenze esisteva un comitato segreto composto da ebrei e cattolici che gestiva le operazioni di soccorso. Ne facevano parte il dottor Nathan Cassuto, rabbino di Firenze e brillante oculista, don Leto Casini parroco e responsabile del monastero di clausura dello Spirito Santo in Varlungo, Matilde Cassin che aveva già lavorato con la Delasem e insieme al padre domenicano Cipriano Ricotti, nascondeva le famiglie ebree negli istituti cattolici, Giuseppe Ziegler, un ricco commerciante di pelli proveniente da Bruxelles, il ragionier Raffaele Cantoni ed il signor Kahlberg.

Tutto era iniziato quando il signor Ziegler, su indicazione di Angelo Donati (lo stesso che si era messo in contatto con padre Benedetto) decise di fuggire dalla Francia in Italia. L’idea era di raggiungere Roma, ma il bombardamento di un ponte lo costrinse a fermarsi a Firenze. Ziegler fu ricevuto prima da Cassuto e poi dal cardinale Elia della Costa.

Dopo aver discusso con Cassuto, il cardinale decise di non mettere l’arcidiocesi troppo in vista e incaricò ufficialmente don Leto Casini per l’opera di assistenza agli ebrei.

A causa del tradimento di Marco Ischio, un aiutante di Ziegler, il 26 novembre 1943 le SS catturarono parte del comitato. I membri ebrei del comitato vennero inviati a San Vittore a Milano e da lì il 30 gennaio del 1944 ad Auschwitz. Anna la moglie di Cassuto negò di essere la moglie del rabbino, perché temeva per i suoi bambini e i genitori nascosti a Firenze. Cantoni riuscì a saltare fuori del treno a Bolzano, ferito ad una gamba si salvò. Nel dopoguerra fu membro onorario dell’Esecutivo Mondiale Ebraico. Don Casini venne liberato ma dovette lavorare con molta cautela perché sapeva di essere sotto stretto controllo. Matilde Cassin per un caso fortuito scampò all’arresto.

David Cassuto, uno dei figli del rabbino di Firenze, giunse in Palestina nel 1945 all’età di sette anni. E’ stato vicesindaco di Gerusalemme. Lui e i suoi tre fratelli vennero nascosti e salvati a Firenze dalla rete di assistenza della Chiesa. La mamma Anna sopravvissuta all’olocausto tornò in Palestina nel 1946, i figli all’inizio neanche la riconobbero. Purtroppo la signora Anna Cassuto rimase tragicamente uccisa da un commando di terroristi che nel 1948 sterminò tutti i 78 occupanti di un camion che portava il personale sanitario all’ospedale di Montre Scopus.

La maggior parte degli ebrei presenti a Firenze in quel periodo furono messi in salvo grazie all’azione accorta e coraggiosa di centinaia di religiose e sacerdoti.

Tra questi vanno ricordati don Giulio Facibeni, direttore dell’orfanotrofio «Madonnina del Grappa» a Rifredi, don Angelo della Torre, don Leto Casini, il suo collaboratore don Giovanni Simioni, suor Cornelia Cordini del Convento di Santa Marta a Settignano, suor Ester Busnelli del convento delle francescane missionarie di piazza del Carmine, suor Lodovica Bonatti delle Serve di Maria Addolorata di via Faentina e tanti altri di cui non si conosce ancora la storia. Tutti sono stati onorati con il titolo di “Giusti tra le nazioni”.

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ZENIT Staff

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