La chiamata a vivere la santità attraverso il matrimonio

A 10 anni dalla beatificazione, un convegno su Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi

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di Salvatore Cernuzio

ROMA, martedì 29 novembre 2011 (ZENIT.org) – “Quando un uomo e una donna diventano uno nel matrimonio non appaiono più come creature terrestri, ma sono l’immagine stessa di Dio”. Mai ci fu un’incarnazione più vera di queste parole di San Giovanni Crisostomo, della coppia di coniugi Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi, i primi sposi proclamati beati nella storia della Chiesa.

Beati non “malgrado” il matrimonio, ma proprio in virtù di esso. La coppia, infatti, fu elevata agli onori degli altari non perché fondò congregazioni o partì missionaria, ma semplicemente perché visse il matrimonio nella concretezza di un cammino verso la santità e verso Dio.

La loro data di culto per la Diocesi di Roma è il 25 novembre, anniversario del matrimonio celebrato in Santa Maria Maggiore nel 1905. Giovanni Paolo II li beatificò il 21 ottobre 2011, ventesimo anniversario della Familiaris Consortio.

Proprio nei giorni in cui in Vaticano si svolge l’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Famiglia, sul tema del 30° anniversario dell’esortazione e della fondazione del dicastero, si è tenuto in Campidoglio, venerdì 25 novembre, il convegno Cittadini autentici: sulle orme di Maria e Luigi.

L’incontro, svoltosi a dieci anni dalla beatificazione, ha voluto porre l’attenzione sull’aspetto non solo cristiano e educativo della coppia, ma soprattutto su quello etico e civile; mettendo in risalto il contributo da “cittadini autentici”, come recita appunto il titolo, che Luigi e Maria hanno dato alla città di Roma e all’Italia.

«Quando si parla dei miei genitori, si parla spesso del matrimonio, della famiglia, dell’educazione ai figli – ha dichiarato Enrichetta Beltrame Quattrocchi, quarta ed ultima figlia dei due coniugi, ospite d’eccezione del convegno – mai però di quella che è stata la loro vita cittadina, altrettanto intensa».

«Il motivo per cui è stato scelto il Campidoglio – ha continuato Enrichetta, instancabile nonostante i suoi 97 anni di età – è per il suo profondo valore istituzionale e significativo legame con la cittadinanza; ma soprattutto perché mi commosse quando, il 9 marzo 2009, papa Benedetto XVI, nel salutare i romani, mettendo in evidenza le glorie di Roma, nominò i Santi che hanno lavorato per questa città e tra questi anche i miei genitori».

Illustri e numerosi gli ospiti presenti all’incontro. Tra questi: S.E. monsignor Luciano Suriani, delegato delle Rappresentazioni Pontificie; monsignor Paolo Mancini, vicario per la Pastorale familiare della Diocesi di Roma; l’onorevole Marco Pomarici, presidente dell’Assemblea Capitolina; Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento dello Spirito; Maria Voce–Emmaus, presidente del movimento dei Focolari e molti altri.

«Maria e Luigi sono stati esempi viventi di come nella vita di tutti i giorni si può realizzare la vocazione alla santità, che è la misura alta della vita cristiana quotidiana – ha affermato monsignor Suriani – 50 anni fa il Concilio Vaticano II lanciava un appello alla santità della famiglia e questo si è realizzato grazie ai due beati. È necessario, però, che, sulla loro scia, tutte le famiglie del nostro tempo “riprendano quota”, in modo da diventare piccole chiese, vere scuole di preghiera».

Una missione che i Quattrocchi hanno concretizzato appieno nella loro esistenza di sposi e genitori, come dimostrato, d’altronde, dal fatto che tutti e quattro i figli, crescendo, si siano sentiti chiamati dal Signore alla vita religiosa: Filippo (don Tarcisio), sacerdote diocesano; Stefania (suor Maria Cecilia), monaca benedettina; Cesare (padre Paolino), monaco trappista, e la già citata Enrichetta, l’ultima nata, consacrata secolare.

Ma è anche una missione che si è concretizzata nel loro impegno civile, nel rispetto per le istituzioni e la città, nello svolgimento del proprio lavoro (di avvocato per Luigi e di educatrice, all’occasione crocerossina, per Maria) a favore della società, dei poveri, afflitti e malati in modo particolare.

Proprio su quest’ultimo punto è intervenuto Antonio Conte, presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dicendo: «Luigi Beltrame Quattrocchi ci propone un’immagine dell’avvocato forse poco comune oggi,ma fondamentale per capire la funzione di chi è ad-vocatus, cioè “chiamato con”, “chiamato a fianco” di coloro che hanno bisogno di assistenza. Questa bellissima professione diventa servizio puro, umanità – santità per la Chiesa! – se accompagnato dal chinarsi sull’uomo per condividere, portare i pesi insieme a chi è schiacciato, saper gioire con chi è in festa. Questi elementi hanno fatto dell’avvocato Beltrame Quattrocchi una persona che ha veramente vissuto il carisma della sua professione, infondendo l’anima cristiana nell’attività svolta».

Presentata, nell’ambito del Convegno, inoltre, l’Associazione A.Mar.Lui, nata per desiderio dalla figlia Enrichetta, e presieduta da Attilio Danise e Giulia Paola di Nicola, rivolta soprattutto a sposi e fidanzati, ma aperta anche a singoli, sacerdoti, religiosi e tutti coloro «intendono alimentare uno spirito di famiglia nella Chiesa e nella società, stare vicini alle famiglie e alle loro necessità» come hanno spiegato gli stessi presidenti.

A suggellare la giornata ricca di ricordi ed emozioni: il recital “Un’aureola per due” dedicato alla vita dei beati, svoltosi la stessa sera, alla Domus Mariae di Roma, che ha riunito  tutti i presenti del convegno – tra cui numerose famiglie provenienti da varie regioni italiane, membri di A.mar.Lui. o del movimento dei Focolari – con i partecipanti al convegno CEI sui 30 anni della Familiaris consortio.

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ZENIT Staff

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