La catechesi nel contesto della Nuova Evangelizzazione (Terza parte)

Relazione di monsignor Fisichella al Congresso Internazionale di Catechesi

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Riprendiamo oggi la terza e ultima parte della relazione tenuta giovedì 26 settembre da monsignor Rino Fisichella al Congresso Internazionale di Catechesi.

La seconda parte è stata pubblicata ieri, domenica 29 settembre.

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Questo dovrebbe essere uno degli obiettivi a cui la catechesi tende. La vita battesimale come espressione del discepolato è la vita nuova di chi rinuncia al peccato, quindi a condurre la propria esistenza secondo il modello di questo mondo, per vivere come discepolo nella comunità dei discepoli. Come si nota, la conversione dinanzi all’offerta di una vita nuova -l’amore di Dio- permette di coniugare di nuovo evangelizzazione e catechesi. Il percorso di maturazione nella fede è un percorso di evangelizzazione per scoprire la novità della fede e per entrare in essa in modo da verificare la ricchezza che possiede.

Se si vuole, è qui che ritorna con tutto il suo significato esistenziale il valore della Parola di Dio come fondamento della nostra esistenza credente. Una Parola letta e vissuta nella Chiesa che abilita ogni credente alla sua trasmissione fedele e viva. Lo ricorda con un richiamo accorato il Vaticano II quando dice che: “La Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio… Così Dio, il quale ha parlato in passato non cessa di parlare con la Sposa del suo Figlio diletto, e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell’Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di questa nel mondo, introduce i credenti alla verità intera e in essi fa risiedere la parola di Cristo in tutta la sua ricchezza” (DV 8).

In questo processo di trasmissione, la catechesi gioca certamente un ruolo primario. La comunità cristiana che da 2000 anni si interroga su come rispondere fedelmente al comando del Signore di andare in tutto il mondo e proclamare il suo Vangelo per fare suoi discepoli quanti crederanno (cfr Mt 28,19), trova nel processo della catechesi una tappa fortemente significativa per lo sforzo di rinnovarsi e di individuare  le forme adeguate perché il Vangelo sia sempre percepito come Parola di Dio che salva. È qui che l’esigenza di nuova evangelizzazione bussa alla porta delle nostre comunità per chiedere di non rimanere arroccati in posizioni assunte e spesso diventate ormai anacronistiche o ininfluenti, ma di farsi carico di un nuovo modello di trasmissione e comunicazione della fede. Non per una smania di novità, ma per il primato della novità cristiana che non può essere umiliata dalla nostra pigrizia. La novità cristiana è azione dello Spirito; è grazia che rinvigorisce “le ginocchia vacillanti”(Is 35,3) è “forza che viene dall’Alto” (Lc 24,49) è “potenza che trasforma” (Pastore d’Erma, Pr. 11, XLIII 20-21).

            In questo compito, i primi che sono chiamati a comprendere la posta in gioco sono i Vescovi. Non è un caso che il Concilio abbia voluto indicare il rinnovamento della catechesi proprio nel decreto sulla missione pastorale dei Vescovi: “I vescovi devono esporre la dottrina cristiana in modo consono alle necessità del tempo in cui viviamo: in un modo, cioè, che risponda alle difficoltà ed ai problemi, dai quali sono assillati ed angustiati gli uomini d’oggi. Inoltre non solo devono difenderla in prima persona, ma devono stimolare anche i fedeli a fare altrettanto ed a propagarla… Per la diffusione della dottrina cristiana, ricorrano ai mezzi che oggi sono a disposizione: in primo luogo alla predicazione ed alla istruzione catechistica, che hanno sempre una capitale importanza…Vigilino affinché con premuroso zelo, non solo ai fanciulli ed ai giovani, ma anche agli adulti sia insegnato il catechismo, che ha lo scopo di ravvivare tra gli uomini la fede e di renderla cosciente e attiva, per mezzo di un’opportuna istruzione. Abbiano cura che questo insegnamento sia fatto secondo un ordine ed un metodo che si addica, oltre che alla materia di cui si tratta, alla mentalità, alle capacità, all’età e alle condizioni di vita degli uditori, e sia basato sulla sacra Scrittura, sulla tradizione, sulla liturgia, sul magistero e sulla vita della Chiesa. Si adoperino inoltre perché i catechisti siano convenientemente preparati al loro compito, conoscano di conseguenza a fondo la dottrina della Chiesa” (CD 13-14).

            Come si può notare, secondo il linguaggio del momento, il Vaticano II indica i punti essenziali che fanno sintesi tra la nuova evangelizzazione e la catechesi. Il fatto acquista anche una particolare valenza metodologica. Per un rilancio della catechesi legata al processo della nuova evangelizzazione, i vescovi sono i primi ad essere interpellati perché con il loro ministero possano far emergere le istanze qualificanti per la pastorale nella loro Chiesa particolare. E’ compito peculiare del nostro ministero episcopale fare in modo che la Parola di Dio cresca in mezzo al nostro popolo perché l’intelligenza delle Scritture nella costante tradizione della Chiesa diventi il patrimonio di fede, di carità e di speranza dei fedeli.

La catechesi fin dai primi secoli della nostra storia ha visto i Vescovi come protagonisti. Le indicazioni di s. Agostino nel De catechizandis rudibus, le Catechesi di Cirillo di Gerusalemme, come la Oratio catechetica magna di Gregorio Nisseno; l’Explanatio symboli di Ambrogio e le Catechesi battesimali di Giovanni Crisostomo per non dimenticare le Omelie catechistiche di Teodoro di Mopsuestia, o i testi catechistici di Pietro Canisio, di Roberto Bellarmino e Juan de Avila, solo per fare alcuni esempi tra i più conosciuti, non fanno altro che evidenziale l’impegno comune nell’Oriente e nell’Occidente riguardo la catechesi. Se a questo si aggiunge che il Papa ogni mercoledì tiene la sua catechesi per migliaia di persone, allora è opportuno chiedersi se non sia giunto il momento perché ogni vescovo riprenda nella propria cattedrale la sua funzione di primo catecheta per comunicare il patrimonio di sapienza e di spiritualità che arricchisce e solidifica la fede. Diventerebbe l’esempio concreto di un impegno per la nuova evangelizzazione che si fa annuncio e catechesi per restituire vigore a tanti sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, laici e laiche che senza conoscere fatica offrono ogni giorno il loro libero, generoso e convinto contributo per la catechesi.

            Scriveva Paolo VI con tanta lungimiranza e forza profetica: “Il mondo, che nonostante innumerevoli segni di rifiuto di Dio, paradossalmente lo cerca attraverso vie inaspettate e ne sente dolorosamente il bisogno, reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio, che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l’Invisibile. Il mondo esige e si aspetta da noi semplicità di vita, spirito di preghiera, carità verso tutti e specialmente verso i piccoli e i poveri, ubbidienza e umiltà, distacco da noi stessi e rinuncia. Senza questo contrassegno di santità, la nostra parola difficilmente si aprirà la strada nel cuore dell’uomo del nostro tempo, ma rischia di essere vana e infeconda” (En 76). Aprire il cuore e la mente del nostro contemporaneo perché possa scoprire l’importanza di Dio nella propria vita e credere in Gesù Cristo. E’ questo, se si vuole, l’obiettivo della nuova evangelizzazione e, quindi, il contenuto primario della catechesi. Ciò sarà possibile nella misura in cui uomini e donne che assumono la responsabilità di essere evangelizzatori e catechisti sapranno essere loro per primi testimoni dell’incontro con Cristo. Farsi riscaldare il cuore dal suo amore e illuminare la mente dalla sua parola; in questo modo, la strada per raggiungere il nostro contemporaneo sarà di nuovo percorribile e spianata. Perché questo avveng
a è decisivo riscoprire il primato della testimonianza dove il primato non è dato dalle parole, ma dalla vita. E’ importante, pertanto, che ogni giorno sia segnato dal nostro desiderio di ratificare la fede con una scelta rinnovata di amore fiducioso nel Signore Risorto.

+ Rino Fisichella

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ZENIT Staff

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