La Caritas italiana festeggia 40 anni di attività

Il direttore don Nozza: il territorio si impoverisce dal punto di vista solidale

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ROMA, venerdì, 16 settembre 2011 (ZENIT.org).- La Caritas italiana compie 40 anni. L’organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) ha voluto ricordare questa data non con una particolare celebrazione, ma con una serie di incontri di ascolto e riflessioni destinati a capire meglio quanto operato e ciò che si dovrà fare in futuro.

Ciò è particolarmente importante in un’Italia in cui le politiche sociali, “crisi o non crisi, stanno portando a impoverire da un punto di vista solidale i nostri territori”, ha indicato il direttore della Caritas Italiana, don Vittorio Nozza, rimarcando la differenza con gli anni ’70 e ’80, quando “c’era un mondo di politiche sociali molto ricco”.

E’ previsto un percorso di dieci incontri, due dei quali hanno già avuto luogo con il mondo della comunicazione: il primo agli inizi di luglio, con una conferenza stampa sui 40 anni della Caritas italiana, “un percorso tra memoria, fedeltà e profezia”, mentre martedì 13 settembre si è svolta a Roma una tavola rotonda con i direttori di sette mezzi di comunicazione del mondo cattolico sull’azione della Caritas in un mondo frammentato.

Ci saranno poi altri appuntamenti con tagli diversi: il mondo della pedagogia, i poveri e le opere, le politiche sociali, studi e ricerche, ma anche l’immigrazione, per arrivare a Fiuggi con il 35° Convegno nazionale delle Caritas diocesane. L’ultimo incontro sarà con Benedetto XVI nell’udienza del 24 novembre a Roma, ha spiegato don Ivan Maffei, vice direttore delle comunicazioni sociali della CEI.

“Ci siamo posti in ascolto di questi comunicatori per cogliere due cose: in primo luogo come hanno accolto la Caritas in questi quarant’anni, a quali aspetti si sono maggiormente interessati, quali sono diventati oggetto di comunicazione”, ha detto don Vittorio Nozza a ZENIT. “La seconda: vedendoci e intercettandoci all’interno del territorio nazionale e internazionale, cosa ci suggeriscono per il futuro. Come ci hanno visti e come gradirebbero vederci”.

Il risultato di questa ricerca? “Siete ben radicati, si gioca un po’ a tutto campo, ci sono la presenza e il servizio, particolarmente nel mondo dei poveri, la capacità di stare in partita sulle grandi emergenze e intervenire non soltanto nella fase iniziale, ma anche accompagnando lo sviluppo e la progettualità, che danno protagonismo alle persone colpite”.

“I mezzi sono stati attenti all’osservazione dei bisogni del territorio”, ha proseguito il direttore della Caritas. “I centri di ascolto e l’osservatorio della povertà e delle risorse sono strumenti importantissimi di questi 40 anni. Oltre alla capacità delle Caritas parrocchiali non solo di tessere opere strutturate, ma anche di lavorare con il singolo, le famiglie del gruppo, che fanno molto solidali determinati territori, anche se è più facile di raccontare gli interventi di emergenza”.

Queste realtà più piccole, ha però precisato il presule, “non sono da consegnare solo alle istituzioni pubbliche o alle realtà preposte, ma anche un po’ in capo a ciascuno di noi. Intercettare bisogni significa rendere il mondo più solidale”.

Oggi si lavora “in un mondo frammentato”, ha precisato don Nozza, rispetto ai due primi decenni di lavoro Caritas, quando “c’era un mondo di politiche sociali molto ricco. Sono quindi stati attivati diversi percorsi legati alle istituzioni pubbliche. La Caritas è stata capace di sollecitare interventi e allo stesso tempo di sussidiare le istituzioni pubbliche”.

Questi ultimi tempi, ha proseguito, “crisi o non crisi, stanno portando a impoverire da un punto di vista solidale i nostri territori, quindi alle Caritas risulta difficile garantire una piattaforma su cui poggiare l’esistenza di tutti, in modo particolare dei più bisognosi. Si sta contraendo l’investimento nelle politiche sociali, per motivi diversi, scelte diverse”.

“Le Caritas sentono il bisogno di non assumere deleghe, ma di esserci a garantire risposte. Ma guai a diventare la parte sociale del Paese”, ha indicato don Nozza, ricordando come a maggio sia stato terminato il censimento delle opere caritative assistenziali.

“Si è attorno alle 15.000 realtà di assistenza e accoglienza. Un patrimonio di assistenza gratuita alle situazioni più diverse”. E ha insistito: “Questo deve trovare un qualcosa garantito a livello istituzionale perché possa provocare dignità, cammini buoni, sicurezza, perché le persone più fragili non si sentano abbandonate”.

Vari i relatori della tavola rotonda, a cominciare dal direttore della “Radio Vaticana”, padre Federico Lombardi, che ha parlato su Chiesa e carità, con uno sguardo agli ultimi anni di Giovanni Paolo II e alle encicliche di Benedetto XVI.

Padre Giulio Albanese, direttore di Popoli e Missione, si è riferito alla Chiesa nel mondo, declinando il concetto di cattolicità come fraternità tra le diverse realtà, che includono la stima delle Chiese più giovani.

Padre GianPaolo Salvini, direttore di Civiltà Cattolica, ha parlato di cooperazione, pace e diritti alla luce del Magistero.

Il direttore di TV2000, Dino Boffo, ha ripercorso le politiche sociali di assistenza negli anni ’70 per arrivare a una stagione di riforme e ha valorizzato la visione della Caritas di promozione dell’uomo partendo dalle radici della fede.

Il direttore di Avvenire, Mario Tarquinio, ha considerato che il Paese è in ritardo nel dare prospettive e nelle politiche giovanili. Ha quindi lanciato un accorato appello a che si ritorni all’obbligatorietà del servizio: civile o militare, quello si discuterà, ma che un tempo della vita sia donato agli altri.

Il direttore di Famiglia Cristiana, Antonio Sciortino, ha invece ricordato come non ci si possa rassegnare a vedere un Mare Nostrum trasformato in un cimitero, esortando quindi a una politica di accoglienza, ribadendo che non deve trattarsi di buonismo. Allo stesso modo, ha sottolineato il bisogno di dare la cittadinanza ai bimbi di genitori stranieri nati in Italia.

Il direttore del SIR, Paolo Bustaffa, ha infine dato voce al territorio e ha ricordato quanto le Caritas sappiano essere luoghi formativi, dalla prima accoglienza a quella di formazione che alle volte non si vede ma è più preziosa della prima, segnalando l’importanza di formare cristiani responsabili nel sociale e nella politica.

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ZENIT Staff

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