La carità segno di fede cristiana

Una riflessione del Presidente dei Cristiani per servire sull’Anno delle Fede

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di Franco Previte

ROMA, giovedì, 4 ottobre 2012 (ZENIT.org) – L’11 ottobre 2012 la Chiesa Cattolica inizia “l’Anno della Fede” indetto dal Santo Padre Benedetto XVI. “Sarà un momento di grazia” ha detto il Pontefice, e “di impegno per rafforzare la Fede”, con “un programma arduo” per la vita quotidiana di ogni credente perché “si ritrovi il genuino spirito necessario per dar vita alla nuova evangelizzazione”.

L’obiettivo è di riscoprire la nostra Fede, i cui contenuti sono quelli di affidare con coraggio la nostra esistenza al Signore.

Nel nostro mondo caratterizzato da un secolarismo sempre più evidente, dalle mille “insidie” che modificano e  mortificano la dimensione etica della vita, questo Anno di Fede  deve spingere i cristiani a ritrovare una nuova evangelizzazione e partecipazione alla crescita della Chiesa.

Come si legge nel  Vangelo con il quale Matteo descrive l’episodio avvenuto sul Lago di Tiberiade ci rimanda al mistero della Chiesa che continua il suo Esodo nella storia, dove la barca “si agita” a causa di un vento contrario e si chiede l’aiuto al Signore, questo tratto del Vangelo “fotografa” tutte le difficoltà interne ed esterne, però il mondo non è tutto buio ricordando quanto diceva S. Paolo : “dove abbonda il peccato sovrabbonda la grazia“, (Rm 5, 20).  ed è la “Fede che salva” (Matteo 14, 22, 36).

Il Santo Padre non ha trascurato l’Anno che rievoca la pietà, il dramma della sofferenza e del dolore che  quotidianamente incontriamo dove “non pochi cristiani dedicano la loro vita con amore a chi è solo, emarginato, escluso, perché proprio in loro si riflette il volto di Cristo” .

Il  Pontefice consegna a tutti un messaggio ricordando gli “ultimi fra gli ultimi “, i più indifesi, deboli, emarginati, i quali non sono da vedere come un carico di pietà e di dolore, ma come un dono di Gesù da accogliere ed abbracciare con una seria meditazione che tiene viva la fiaccola della carità.

Insomma un comunicare efficacemente per evangelizzare ed educare, per far respirare nella società la presenza del quel Dio Creatore e Salvatore del quale, certamente in maniera inequivocabile, vi è una notevole necessità ed urgenza . 

In un mondo di speranze fragili, sembra assai importante che la comunità cristiana tenti di acquisire dalla Fede occhi capaci di intravvedere il seme nella spiga che lmuore.

Il firmamento buio di speranza è il cielo dei bisognosi, dei disabili fisici, degli handicappati psichici, delle persone anziane, dei malati terminali, di tutti i loro familiari e la comunità cristiana è interpellata ad essere più presente e con più slancio partecipativo con loro su questa frontiera dell’emarginazione.

Per le comunità cristiane, in questo Anno della Fede, è necessario, un sussulto di carità accogliente per riuscire a dare voce a chi non ce l’ha.

Gli atti di attenzione, di cura, di carità possono sembrare piccoli e parziali, ma sono segnali di una presenza nell’Anno della Fede, un dono da riscoprire anche nei nostri giorni, per far ritrovare a quanti l’hanno perduta, a quelli che dicono di averla, a quelli che l’adoperano per secondi fini, a quelli che la cercano sempre nel quotidiano, perché il “Signore conceda a ciascuno di noi di vivere la bellezza e la gioia di essere cristiani” (dalla Lettera Apostolica di Benedetto XVI, Porta Fidei, 11 ottobre 2011).

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ZENIT Staff

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