La Bolivia in difesa dei diritti dei bambini

Approvato in via definitiva il nuovo codice dell’infanzia che garantisce a bambini e famiglie la protezione dello Stato, contro sfruttamento economico e attività che minino a istruzione e sviluppo

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Via libera, ieri, dal Senato della Bolivia ad un nuovo codice dell’infanzia che darà ai bambini e alle loro famiglie il diritto di essere protetti dallo Stato, contro lo sfruttamento economico e lo sviluppo di qualsiasi attività che possa minare la loro istruzione e il normale sviluppo.

La normativa, promulgata dal vicepresidente Álvaro García Linera, fissa infatti l’età minima per il lavoro infantile a dieci anni, in un Paese dove le fonti dell’Unicef hanno registrato 850mila minori fra i 5 e i 17 anni impiegati in attività lavorative difficili, soprattutto nelle aree più remote e povere.

In base alla nuova legge, il lavoro in proprio è consentito fra i 10 e i 12 anni, essenzialmente vincolato al contesto familiare; il lavoro dipendente fra i 12 e i 14 anni, con l’autorizzazione dei genitori e di organismi come il Difensore dell’infanzia; e quello fra i 14 e i 18 nel rispetto di tutti i diritti lavorativi. Il lavoro fra i 10 e i 14 anni, invece, sarà consentito invece solo a patto che i bambini non sospendano gli studi. Il testo fissa inoltre a 30 anni di carcere la pena per l’infanticidio e sanziona il bullismo.

Secondo il parere degli analisti – riportato da L’Osservatore Romano – queste riforme in difesa dell’infanzia e contro la miseria rappresentano “una vittoria” dell’Unatsbo, il Sindacato dei Bambini Boliviani che negli ultimi tre anni si è mobilitato in scioperi, volantinaggi e proteste, pur di convincere il presidente Morales a regolamentare e rafforzare il diritto al lavoro per i più piccoli.

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ZENIT Staff

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