La benedizione di Benedetto XVI all'umanità e l'appello all'educazione dei giovani

L’omelia del Papa nella Messa di inizio anno e durante l’Angelus

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 1 gennaio 2012 (ZENIT.org) – “Gesù è la luce, la via e la pace”. È questo il cuore dell’omelia di Benedetto XVI durante la celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e in occasione della 45aGiornata Mondiale della Pace, svoltasi, questa mattina, nella Basilica di San Pietro.

Ha invocato la benedizione di Dio sul mondo il Papa, dicendo: “Nel primo giorno dell’anno, la liturgia fa risuonare in tutta la Chiesa l’antica benedizione sacerdotale,: “Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 6,24-26).

“E’ un triplice augurio pieno di luce che promana dalla ripetizione del nome di Dio e dall’immagine del Suo volto – ha proseguito il Santo Padre -. “per essere benedetti bisogna stare alla presenza di Dio, ricevere su di sé il suo Nome e rimanere nel cono di luce che parte dal suo Volto, nello spazio illuminato dal suo sguardo, che diffonde grazia e pace”.

Nella Messa d’inizio anno, Benedetto XVI ha dunque donato il suo augurio all’umanità; un’umanità che cerca la pace, che aspira alla giustizia e desidera l’amore: ovvero vivere la stessa esperienza dei pastori di Betlemme.

La speranza, quindi, “di stare – come i pastori – alla presenza di Dio e della sua benedizione, non nella sala di un maestoso palazzo, al cospetto di un grande sovrano, bensì in una stalla, davanti ad un ‘bambino adagiato nella mangiatoia’ (Lc 2,16)”, proprio perché “da quel Bambino si irradia una luce nuova, che risplende nel buio della notte”.

E’ da Cristo che viene la benedizione, ha affermato ancora il Pontefice “dal suo nome che significa Dio salva” e dal suo volto umano, in cui il Signore “ha voluto nascondere la sua gloria, per rivelarci pienamente la sua bontà”.

Un invito, quindi, ad accogliere Gesù perché “Lui è la vera pace” e a farlo attraverso la strada privilegiata che è Maria, Madre di Cristo e Madre nostra, “che ha accolto Gesù in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana”.

“Lei è la ‘benedetta fra le donne’ – ha sottolineato Benedetto XVI – tutta la sua vita è nella luce del Signore, nel raggio d’azione del nome e del volto di Dio incarnato in Gesù, intenta a custodire e meditare nel suo cuore ogni cosa riguardante il suo figlio”.

Maria, madre e modello della Chiesa, è Colei che porta la benedizione al mondo intero, la donna che ha accolto Gesù in sé e lo ha dato alla luce per tutta la famiglia umana e che offrendosi a Dio come “terra buona” ha permesso che Egli potesse compiere il suo mistero di salvezza.

Benedetto XVI si è soffermato poi sul tema della Giornata Mondiale della Pace di oggi: Educare i giovani alla giustizia e alla pace. “E’ un compito che riguarda tutti – ha affermato – “la famiglia umana, dopo le tragedie delle due grandi guerre mondiali, ha mostrato di esserne sempre più consapevole”.

Educare oggi però è una “sfida”, almeno per due motivi, ha precisato il Papa: “In primo luogo, perché nell’era attuale, fortemente caratterizzata dalla mentalità tecnologica, voler educare e non solo istruire non è scontato, ma è una scelta; in secondo luogo, perché la cultura relativista pone una questione radicale: ha ancora senso educare?, e poi educare a che cosa?”.

Ha aggiunto inoltre: “Per i giovani oggi è indispensabile imparare il valore e il metodo della convivenza pacifica, del rispetto reciproco, del dialogo e della comprensione” in quanto essi “sono per loro natura aperti a questi atteggiamenti, ma proprio la realtà sociale in cui crescono può portarli a pensare e ad agire in modo opposto, persino intollerante e violento”.

“Solo una solida educazione della loro coscienza – ha concluso – può metterli al riparo da questi rischi e renderli capaci di lottare sempre e soltanto contando sulla forza della verità e del bene”.

Emerge in questo la responsabilità educativa della famiglia, della scuola e anche delle religioni, chiamate a far conoscere che Dio è amore, è giusto ed è pacifico.

“Si tratta essenzialmente di aiutare i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, a sviluppare una personalità che unisca un profondo senso della giustizia con il rispetto dell’altro, con la capacità di affrontare i conflitti senza prepotenza, con il perdono e la riconciliazione”.

A mezzogiorno il Papa si è poi affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico per la preghiera dell’Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro, in occasione del quale ha ribadito l’urgenza di offrire ai giovani nuove opportunità per la loro vita.

“I giovani guardano oggi con una certa apprensione al futuro, manifestando aspetti della loro vita che meritano attenzione, come il desiderio di ricevere una formazione che li prepari in modo più profondo ad affrontare la realtà, la difficoltà a formare una famiglia e a trovare un posto stabile di lavoro, l’effettiva capacità di contribuire al mondo della politica, della cultura e dell’economia per la costruzione di una società dal volto più umano e solidale”.

L’appello, infine, ai responsabili delle nazioni perché s’impegnino a cessare “le guerre, le divisioni e le inimicizie tra gli uomini” e l’auspicio che ci sia “riconciliazione e perdono nelle aree di conflitto, oltre che una più giusta distribuzione delle risorse della terra”.

Benedetto XVI ha concluso il suo discorso ai fedeli rivolgendo un “deferente augurio” al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, e augurando all’intero popolo italiano “ogni miglior auspicio di pace e di prosperità per l’anno appena iniziato”.

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ZENIT Staff

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