La Basilica di Santa Maria Maggiore e la “via pulchritudinis”

La bellezza della fede di Maria spiegata in un libro

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di Antonio Gaspari

ROMA, domenica, 24 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Il pellegrinaggio verso la fede in Dio ha una via privilegiata che è quello della bellezza. E chi potrebbe guidare questo pellegrinaggio, meglio conosciuto come “via pulchritudinis”, se non Maria, “la tota pulchra” icona della bellezza?

Per documentare e spiegare una tappa della “via pulchritudinis” attraverso la fede in Maria, la San Giorgio Editrice, presenterà il prossimo 28 gennaio alle ore 18,00 all’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede (Piazza di Spagna,57), il volume: “Basilica di Santa Maria Maggiore, fede e spazio sacro”.

La presentazione si aprirà con i saluti del Cardinale Bernard Francis Law, Arciprete della Basilica di Santa Maria Maggiore, di Francisco Vasquaez Y Vasquez, Ambasciatore di Spagna presso la Santa Sede e del sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Seguiranno gli interventi del Cardinale Giovanni Lajolo, Presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, di Gianni Letta, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di Maria Teresa Verda Scajola, storica dell’Arte, e di Maurizio Galletti, Soprintendente ai Beni Architettonici del Lazio.

Concluderà monsignor Bronislaw Morawiec, Canonico Camerlengo di Santa Maria Maggiore. L’incontro sarà moderato da Albina Francesca Masconi, amministratore delegato della San Giorgio Editrice.

Santa Maria Maggiore è la prima basilica romana non voluta da un imperatore, o dal suo entourage politico o familiare, ma da un Papa, Sisto III (432-440).

In una Roma che nel V secolo aveva ancora una grande popolazione pagana, Papa Sisto III fece edificare la Basilica con moduli di derivazione classica e ancora oggi Santa Maria Maggiore è quella che maggiormente conserva la prospettiva semplice e lineare della primitiva costruzione paleocristiana, nonostante le alterazioni e le trasfigurazioni subite nei secoli.

Il luogo dove è costruita è fortemente simbolico, perchè è quello che la stessa Vergine avrebbe indicato a Papa Liberio (352-366).

Molto importante anche l’anno di inizio dei lavori della Basilica che è il 432, esattamente un anno dopo il Concilio di Efeso, svoltosi nel 431.

Fu infatti al Concilio di Efeso che venne discussa e riconosciuta in maniera manifesta Maria come Madre di Dio, perché genitrice dell’unica persona divina di Gesù. Un riconoscimento che mise fine un freno alle eresie che non credevano al Cristo come figlio di Dio.

Nell’introduzione al volume, il Cardinale Bernard Francis Law rileva che l’opera “oltre alla dimensione storica ed artistica” approfondisce anche “la dimensione religiosa della Basilica: la vita liturgica, ecclesiale e la pietà mariana vissuta dai cristiani nel primo tempio dedicato alla Santa Madre di Dio nel mondo occidentale”.

E questo è per i credenti “un valido contributo per una migliore conoscenza ed un esemplare confronto con la fede e la filiale devozione mariana di tante generazioni cristiane”.

“E per quelli che sono in ricerca o non sono credenti, ma sensibili alle più alte espressioni dello spirito umano, – ha aggiunto il porporato – possa essere un invito, magari per la ‘via pulchritudinis’, per il fascino della bellezza, ad aprirsi a Dio per incontrare in Lui la sorgente prima ed ultima della bellezza”.

“Di quella bellezza che è riflessa sul volto di suo Figlio Gesù e di sua Madre, la ‘tota pulchra’ Maria”, conclude il Cardinale Law.

L’editrice San Giorgio ha fatto sapere a ZENIT che attraverso questa prestigiosa pubblicazione “si intende mostrare la grandezza della Basilica di Santa Maria Maggiore, proponendo, pagina dopo pagina, la bellezza artistica, la fede, l’arte, la storia e la spiritualità”.

Il cuore della pubblicazione è il percorso spirituale e Editore ha voluto fornire una chiave di lettura diversa, offrendo l’opportunità di vivere realmente l’interno di questo spazio sacro.

“Come in un pellegrinaggio il lettore, passo dopo passo, ambiente dopo ambiente, opera dopo opera, segue un cammino di fede e di conoscenza del divino e del bello”.

La prima parte del volume è dedicata al rapporto tra fede e spazio sacro con al centro il culto della Vergine.

L’ultima parte del libro riguarda la storia della Basilica, ripercorrendo le tappe fondamentali della sua evoluzione: dalle origini alle trasformazioni che si sono susseguite nell’arco dei secoli.

Nel complesso la Basilica papale viene descritta come testimonianza della fede cristiana e come archetipo dell’architettura religiosa.

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ZENIT Staff

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