L'uomo senza l'uomo

Una riflessione sull’attualità a firma di Egidio Chiarella

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di Egidio Chiarella*

ROMA, sabato, 20 ottobre 2012 (ZENIT.org).- C’è un pericolo nella società odierna! È grande, ma oscuro; a volte impalpabile, quasi etereo, ma reale come il pane. Va ridimensionato e combattuto in nome dell’amore per il prossimo. Non si può abbassare la guardia dinnanzi al pericolo dei pericoli.

L’immensa platea di “Zenit.org”, sparsa per tutto il mondo, nel solco della missione storica dei cattolici,  da anni lavora, per la sua parte, in questa direzione. Dov’è questa minaccia? Essa sta alla base di un patto biblico tra Dio e la comunità degli uomini, più volte tradito. Oggi, sebbene il progresso, tale “inganno” continua a perpetuarsi, sino a toccare lo sconcerto! A cosa mi riferisco? Ad un male serio: l’uomo senza l’uomo!

L’essere umano, in questo nostro tempo, si trova, per il deteriorarsi delle sue relazioni, a stare senza l’altro, ma soprattutto, perdendosi “dentro”, ha smarrito la ricchezza più grande: la sua umanità. Ci dovrebbe far riflettere la corsa, pur nobile e rispettabile, nell’adottare un cane, un gatto o un animale qualsiasi, mentre si resta indifferenti dinnanzi all’agonia quotidiana di milioni di bambini, per mancanza delle condizioni di vita più elementari.

L’uomo dimostra, in varie occasioni, di aver completamente smarrito le sue eccezionali doti interiori e i suoi sentimenti positivi, che lo separano e lo distinguono dagli animali. Ha certo realizzato le tecnologie più avanzate possibili, ma di pari passo ha ridimensionato l’opera più evoluta di Dio: se stesso. Rischia così di inaugurare e sostenere una nuova categoria di “misantropi”. Riprendendosi invece la sua umanità, salverà se stesso e tutto ciò che vive intorno a lui, abolendo l’immoralità imperante.

Ad Assisi, il cardinale Gianfranco Ravasi, ha evidenziato come lo scandalo, legato alla dissolutezza che da sempre ha tentato l’uomo, oggi sia diventato persino strumento di esaltazione personale. Necessita perciò nell’immediato un forte cambio di registro e, come sostiene Benedetto XVI, il cristiano non sia tiepido nelle sue azioni, perché la tiepidezza discredita nel presente il cristianesimo, impedendogli, tra l’altro, di rivisitare, con la passione dei suoi “inizi”, la storia, dentro la quale, il genere umano, ha smarrito spesso la sua genesi divina.

I precetti morali, alla base dell’umanità perduta dell’uomo, sono stati fin dalle origini più volte disattesi. Le prescrizioni date da Mosè al popolo d’Israele, restano, comunque, straordinariamente attuali, perché guidano l’uomo a non peccare: “Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; …Non disprezzerai il sordo, né metterai inciampo davanti al cieco….Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero, né userai preferenze verso il potente…. amerai il tuo prossimo come te stesso”. Quest’ultimo comandamento assume una dimensione pienamente divina, con la venuta di Cristo, che dona storicamente se stesso, come modello del vero amore.

Amore di Dio e amore del prossimo diventano così inscindibili. Se l’uomo vuole ritrovare se stesso e vincere le grandi sfide che ha davanti a sé, deve onorare il patto biblico con Dio. Deve essere il “buon Samaritano” e praticare la misericordia. Senza sosta. Cambia così la storia! Si allontana il pericolo per l’uomo di non ritrovarsi.

*

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, collabora con il Ministero dell’Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo La nuova primavera dei giovani.

Chi volesse contattarlo può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it

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ZENIT Staff

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