"L'umiltà del Dio che si fa uomo"

Omelia del cardinale Scola nella Messa del giorno di Natale 2013

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Pubblichiamo di seguito il testo dell’omelia tenuta dal cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, nella Messa del giorno di Natale 2013.

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Is 8,23b – 9,6a; Salmo 95; Eb 1,1-8a; Lc 2,1-14 

1. Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio

«Dio… ultimamente [cioè: in modo definitivo], in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Epistola, Eb 1,2). L’autore della Lettera agli Ebrei, così sensibile all’Antico Patto, marca questa radicale, e definitiva, novità. Il Verbo si fa carne. Si fa bambino e nasce dal grembo di una donna, come ciascuno di noi. È «germinato»così per noiquesto«fiore» mirabile, afferma sant’Ambrogio nel suo celebre Inno di Natale.

È questo annuncio che muove i semplici (pastori) come i dotti (magi), e continua a muovere donne ed uomini di ogni cultura e censo.

«I pastori andarono senza indugio a vederlo soltanto quando fu annunciata la sua incarnazione. […] Prima, finché il Verbo, era soltanto presso Dio, non si muovevano: quando invece il Verbo, che era eternamente, fu fatto nel tempo, quando Dio lo fece rendendolo visibile, allora accorsero» (Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, 22,5).

Con l’incarnazione del Figlio di Dio l’impossibile diventa possibile. 

2. Nella nostra vita c’è un bambino da mettere al mondo

«Maria diede alla luce il suo figlio primogenito» (Vangelo, Lc 2,7). Noi tutti percepiamo che ogni nascita è in sé una irripetibile novità, ma questa singolare Nascita illumina in senso pieno il nascere, e quindi il vivere e il morire. Perché? Perché il Dio-Bambino viene per rispondere all’insopprimibile anelito del nostro cuore di durare per sempre, anche oltrela morte. Nell’abbassamento di Dio che si fa uomo per redimerci con la sua croce/risurrezione siamo salvati, cioè liberati dai limiti, per noi invalicabili, del peccato e della morte. Il Santo Natale è la benedizione che l’umiltà amorosa di Dio riversa su ogni uomo che viene in questo mondo: la vita ti è donata e mai più tolta. La morte stessa non la annulla mala trasforma. La nascita di Gesù mostra che la vita, ogni vita, è sempre un bene ed è degna di essere vissuta dal concepimento fino al suo termine naturale.

In quest’otticail Nataleintensifica la relazione con i nostri cari già passati all’altra riva.

Alla scuola di Maria impariamo quella disponibilità amorosa di cui Dio, che ha voluto aver bisogno degli uomini, ha deciso di servirsi per operare nel mondo.

3. Un nuovo stile di vita

«Nella nostra vita c’è sempre un bambino da mettere al mondo: il figlio di Dio che noi siamo. “Bisogna rinascere”, ha detto a Nicodemo. Questa nascita ci è proposta nella Chiesa. La Chiesa è il proseguimento dell’incarnazione. Essa non ha che noi, qui, per continuare l’incarnazione. Nel bene e nel male» (Frère Christian De Chergé del Monastero di Thibirine).

La nascita di Gesù diviene quindi per noi una ri-nascita. In che modo? Il modo è magistralmente sintetizzato da un’affermazione di San Paolo nella Lettera a Tito. Gesù venendo tra noi ci insegna a «vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12). Sobrietà significa equilibrio, rispettoso del bene di tutti, nei rapporti e una distaccata magnanimità nell’uso dei beni; giustizia domanda valorizzazione della dignità, equità, eguaglianza autentica, solidarietà a livello personale, sociale e, in modo particolare, politico; pietà vuol dire non dimenticarsi del rapporto con Dio dentro il nostro quotidiano, rapporto che da secoli nelle nostre terre ha creato un costume che non deve andare perduto. Il costume del prendersi cura, tra l’altro, della vita e della morte, dei piccoli, degli anziani e dei più bisognosi a tutti i livelli.

Dalla sobrietà, dalla giustizia e dalla pietà sorgono quegli stili di vita che partendo dalla persona, attraverso i corpi intermedi, potranno consentire di affrontare l’ormai improcrastinabile urgenza di un nuovo ordine mondiale.

Il travaglio che accompagna l’ingresso nel terzo millennio si manifesta dolorosamente nella crisi economico-finanziaria che continua a pesare su molte donne e molti uomini, soprattutto bambini, giovani e famiglie.

L’umiltà del Dio che si fa uomo in questo santo Natale ci indica la modalità con cui affrontare questa assai delicata fase di passaggio. Non con paura e rabbia, comprensibili quando non hai più un terreno solido su cui poggiare i piedi, ma, alla fine, impotenti a generare futuro. Serve condivisione, ospitalità, amicizia civica che generano la solidarietà necessaria per uscire insieme dalla prova. 

4. Evangelii gaudium

Tutta la liturgia di oggi trabocca di gioia. Non è facile irenismo, non è oppio per dimenticare i problemi. È espressione grata della granitica certezza che Dio è con noi: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete…» (Lettura, Is 9,2); «Ecco, vi annuncio una grande gioia» (Vangelo, Lc 2,10); «Gioiscano i cieli, esulti la terra» (Salmo resp); «Gioisca oggi tutto l’universo» (Prefazio). Chiediamo di lasciarcene inondare, ben consapevoli che «la Chiesa non è un rifugio per gente triste. La Chiesa è la casa della gioia. E coloro che sono tristi trovano in essa la vera gioia!» (Francesco, Angelus 15 dicembre 2013).

Coming among us, Jesus teaches us “to live temperately, justly, and devoutly in this age. Merry Christmas!

Indem Jesus unter uns kommt, erzieht er uns dazu, „besonnen, gerecht und fromm in dieser Welt zu leben“. Frohes Weihnachtsfest!

En venant parmi nous, Jésus nous enseigne « à vivre dans le siècle présent selon la sagesse, la justice et la piété ». Joyeux Noël!

Jesús viniendo entre nosotros nos enseña a «llevar en este mundo una vida sobria, honrada y religiosa». Feliz Navidad!

Karol Wojtyla, in un celebre poema, ci ha insegnato: «Ecco, tuo Figlio prende su di Sé tutto il rischio dell’amore». Quindi prende sulle sue spalle ognuno di noi. Affidiamoci a Lui, come fece la Sua madre amata.

Buon Natale!

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ZENIT Staff

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