L'umile sacerdote trevigiano divenuto Pontefice

Il cardinale Parolin, Segretario di Stato vaticano, conclude a Riese le celebrazioni per il centenario della morte di Papa Pio X

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“Fare di Cristo il cuore del mondo”, questo secondo il cardinale Parolin fu “il solo e grande progetto, moderno e missionario, di tutta la vita e di tutto il ministero di san Pio X”. Il Segretario di Stato lo ha detto durante la Messa celebrata sabato sera, 23 agosto, nel santuario mariano delle Cendrole a Riese. La funzione ha concluso le celebrazioni del centenario della morte di Papa Sarto promosse dalla diocesi di Treviso.

Durante la sua omelia – riportata in ampi stralci da L’Osservatore Romano – il cardinale ha invitato a guardare con fiducia il futuro “nonostante i turbini della storia”, nella certezza che, come dice l’apostolo Paolo, il Signore “continua a guidare il suo popolo, attraverso pastori amorevoli in mezzo a voi come una madre che ha cura dei propri figli”.

Una espressione che viene “spontaneo” applicare a Pio X, come pure quella di Geremia: “Vi darò pastori secondo il mio cuore”. Queste parole sintetizzano infatti la figura di Papa Sarto, “pastore secondo il cuore di Dio, pastore umile anche se energico, fedele, distaccato da sé, animato da viscere di misericordia, proteso alle necessità umane e spirituali del gregge di Dio”.

Il santo Papa, ha ricordato Parolin, “visse in un’epoca che poneva numerosi interrogativi alla Chiesa sul proprio futuro, sulla sua azione pastorale, perfino sulla sua stessa sopravvivenza nel mondo”. Il suo pontificato – ha aggiunto – si svolse in un mondo “che si stava evolvendo, ma i cui segni emergenti costituivano preoccupazione per i pastori della Chiesa, perché si intravvedeva l’avvio di quel fenomeno della secolarizzazione delle società, che gradualmente avrebbe permeato il nuovo secolo e lo avrebbe di passo in passo condotto a una sempre più marcata distanza dei comportamenti dai riferimenti religiosi, dalla fede della Chiesa, da Dio stesso”.

Consapevole di questa situazione, Pio X scrisse infatti nella sua prima enciclica: «Chi non scorge che la società umana, più che nelle passate età, si trova ora in preda ad un malessere gravissimo e profondo, che crescendo ogni di più e corrodendola sino all’intimo, la trae alla rovina? Voi comprendete, venerabili fratelli, quale sia questo morbo: l’allontanamento e l’apostasia da Dio».

Pensieri che trovarono poi conferma nella “esperienza del XX secolo” – ha rilevato il Segretario di Stato — che dimostrerà chiaramente come “sradicato Dio dalla scena del mondo, perdono rilevanza la dignità umana, il rispetto della vita, la giustizia sociale, l’equa partecipazione ai beni della terra, il coraggio della pace, la stessa democrazia e laicità dello Stato”.

Nonostante il contesto che lo circondava, Pio X “corse audace e generoso in difesa del gregge a lui affidato, richiamando la Chiesa del suo tempo a ricentrarsi su Cristo, a ritrovare solo in lui le sue più profonde energie di vita”. A nessun altro scopo, ha rimarcato infatti Parolin, “egli volle dedicato il suo ministero petrino, accettato con palese sofferenza e disistima di sé e solo confidando nella grazia di Dio, se non a rendere presente Cristo nel mondo”.

In segno di ciò “non volle indossare i panni del regnante depauperato; non coltivò nostalgie temporalistiche; accettò di perdere, come nel caso della Francia, appoggi umani, privilegi, ricchezze, garanzie terrene”. Dimesse pure le vesti “dell’ecclesiastico ottocentesco, spesso erudito o sistemato nella Chiesa ma distaccato dal suo gregge”. E “si gloriò della consunta talare del parroco, che cerca i suoi fedeli, che si intrattiene con loro a condividere angosce e pesi quotidiani della vita, che alimenta la sua gente con il catechismo e il Pane di vita offerto fin alla più tenera età; che sostiene, ammonisce e indirizza; che sa promuovere iniziative sociali, educative e perfino sportive, pur di accrescere le convinzioni interiori della sua gente e la gioia di appartenere alla Chiesa”.

“Con questa lungimiranza spirituale e pastorale – ha spiegato il cardinale – che l’umile sacerdote trevigiano, divenuto Pontefice, costituì con la sua persona un autentico spartiacque nella visione del sacerdozio e nell’esercizio pastorale del ministero sacro e invitò la Chiesa non certo all’autoreferenzialità, all’isolamento e alla chiusura in sé stessa, bensì la spronò a una ‘somma alacrità’, alla ‘magnifica impresa’, cioè a qualificare tutta la propria azione sul primato di Cristo e della sua parola”.

L’appello che la testimonianza di fede e di vita di Papa Sarto hanno mostrato “è di estrema urgenza anche per la Chiesa di oggi, come ci richiama costantemente Papa Francesco”, ha osservato quindi il Segretario di Stato. Significativa, in tal senso, la scelta di Pio X “di porre Cristo a fondamento di ogni azione della Chiesa”, che “fu e rimane estremamente moderna, scelta intrinsecamente missionaria, scelta anticipatrice di tanti eventi e riflessioni della Chiesa del XX secolo”.

Ma è significativo anche il fatto che il Papa “fra le priorità del suo pontificato abbia chiesto ai pastori della Chiesa la santità della vita, una vita completamente rivolta a Cristo e alla sua chiamata”. Un appello anche per i sacerdoti di oggi, nonché “punto nodale dove verificare la qualità della nostra sequela di Cristo”, ha detto il cardinale.

E ha concluso rimarcando che “il primato spirituale nella vita del prete non lo distacca dal mondo. Anzi, lo radica in maniera ancor più significativa nella storia e nella comunità. L’amore totale del pastore a Cristo ricade nella Chiesa come carità pastorale”. Carità di cui Pio X fu “vigoroso esempio” con una vita personale e pastorale “ispirata solo al buon Pastore”, dalla quale si sprigionò nella Chiesa “una nuova atmosfera, un clima di vita interiore ardente e infiammata”.

All’indomani della celebrazione, nel pomeriggio di domenica 24 – informa ancora L’Osservatore Romano – il cardinale Parolin presiede la messa a Lorenzago di Cadore per la consacrazione del santuario all’aperto dedicato a san Giovanni Paolo II, che soggiornò per alcuni periodi nella località veneta.

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ZENIT Staff

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