"L'UE è qualcosa di più di un'area di libero scambio"

Il saluto di benvenuto di monsignor Ambrosio all’Incontro sulle questioni sociali del CCEE

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ROMA, martedì, 4 settembre 2012 (ZENIT.org).- Riprendiamo il salute di benvenuto di monsignor Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio e vice-presidente della COMECE, tenuto nel corso dell’Incontro sulle questioni sociali promosso dalla Commissione Caritas in Veritate del CCEE, in corso a Nicosia (Cipro).

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Rivolgo il mio cordiale saluto all’arcivescovo Mons. Youssef Soueif, al cardinale Angelo Bagnasco, ai confratelli vescovi e a tutti voi.

È inevitabile partire dalla crisi economica globale che da ormai quattro anni colpisce con particolare violenza le economie della zona-euro. La crescita smisurata dei debiti sovrani, soprattutto nei Paesi dell’Europa meridionale e la conseguente perdita di fiducia degli investitori nei confronti dell’economia di alcuni Paesi sono i fattori che rendono problematica la situazione che l’Unione Europea (UE) si trova ad affrontare. Se fino ad un anno e mezzo fa, erano solo alcuni i Paesi in grande difficoltà, oggi la crisi mette in evidenza l’ormai stretta interdipendenza tra le economie dei Paesi dell’Unione.

La consapevolezza di questa stretta interconnessione tra gli Stati membri ha portato gli attori istituzionali europei a considerare la necessità di un maggiore coordinamento delle politiche economiche a livello comunitario, cercando di tenere insieme gli obiettivi di rigore di bilancio, di crescita economica, di creazione di posti di lavoro. Per questo sono state adottate norme i cui obiettivi sono principalmente tre: un’agenda economica rafforzata su cui vi sia una maggiore sorveglianza da parte degli organi comunitari, interventi per garantire la stabilità dell’euro in cambio di piani di riforma economica, misure per contrastare la speculazione finanziaria.

Nel vertice europeo del 28-29 giugno 2012, il presidente Herman van Rompuy ha presentato il programma di lavoro del Consiglio europeo fino al 2014. Senza addentrarci nell’esame del documento, emergono due priorità. Per il futuro dell’Unione economica e monetaria (UEM), appare necessaria una maggior integrazione nel settore bancario e nell’ambito del bilancio. Per quanto concerne la crescita e il lavoro, un nuovo Patto costituirà un quadro appropriato per un’azione incisiva in vista dei cinque grandi obiettivi dell’UE (lavoro, ricerca-sviluppo-innovazione, cambiamento climatico e energia, educazione e scuola, povertà e esclusione sociale). In rapporto a queste priorità, appare quanto mai proficua una discussione approfondita sulle negoziazioni bilaterali e multinazionali che sono in corso.  

In questo contesto la COMECE è impegnata per rendere concreta la promozione della coesione sociale in Europa. Innanzi tutto la salutare presa di coscienza dell’interdipendenza deve sospingere l’UE a ritrovare la sua unità di fondo perché anche l’attività economica, al pari di qualsiasi altra dimensione dell’agire umano, non si realizza mai in un vuoto morale o in base ad alcune regole, ma sempre e solo all’interno di un determinato contesto culturale: queste matrici culturali debbono essere riconosciute e apprezzate.  

La COMECE con la Dichiarazione Una comunità europea di solidarietà e di responsabilità (2011) ha voluto ricordare ai responsabili della politica economica europea che l’Europa è molto più dell’euro e che le soluzioni motivate da considerazioni di breve periodo portano inevitabilmente a una politica economica di corto respiro. Partendo dal Trattato di Lisbona (2007), in cui si dichiara che l’UE si pone “l’obiettivo di un’economia sociale di mercato competitiva”, la COMECE ha offerto il proprio contributo per una visione di lungo periodo, che riguarda in particolare quell’orizzonte di valori che possono sostenere ed esprimere “una comunità di solidarietà e di responsabilità”. L’UE è qualcosa di più di un’area di libero scambio e di reciproche convenienze economiche. Questo “di più” non solo non può andare perduto, ma diventa ancor più necessario per superare l’attuale crisi, se non si vuole rischiare che l’orizzonte europeo smarrisca ogni attrattiva per i suoi cittadini. La Dichiarazione non intende solo ricordare le matrici di fondo dell’attività economica ma intende anche mostrare la vitalità dell’economia sociale di mercato. Inoltrela Dichiarazione evidenzia il fatto che i valori che ispirano l’economia sociale di mercato corrispondono ai grandi principi della Dottrina sociale della Chiesa.

Segnalo infine che la Segreteria della COMECE e i suoi partenaires ecumenici hanno elaborato una Posizione comune su Il ruolo degli attori di Chiesa nella politica di coesione europea. In questo documento, pubblicato il 12 luglio 2012, si fa presente che la politica regionale è l’espressione concreta della solidarietà all’interno dell’UE: proprio il fatto che il processo di unificazione viene messo a dura prova, si esige un impegno più determinato per “promuovere la coesione economica, sociale e territoriale e la solidarietà fra gli Stati membri” (Trattato dell’UE). Per i cristiani, afferma il documento, “la solidarietà è la naturale espressione della loro fede”.   

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ZENIT Staff

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