L'Osservatore Romano si tinge di rosa

Il giornale Vaticano pubblica un inserto consacrato alle donne. Intervista a Lucetta Scaraffia

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di Włodzimierz Rędzioch

ROMA, giovedì, 31 maggio 2012 (ZENIT.org) – Da qualche mese negli ambienti giornalistici italiani circolava una sensazionale notizia: il giornale vaticano avrà un inserto sulle donne. Le voci erano vere. Ieri, 30 maggio, festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, L’Osservatore Romano è uscito con l’inserto al “femminile”.

Questa iniziativa non era del tutto inaspettata da quando il 27 ottobre 2007 il prof. Gian Maria Vian, ha preso la direzione de L’Osservatore Romano la presenza femminile nel giornale vaticano si è rafforzata decisamente.

In un’intervista concessami nell’autunno del 2007 il direttore dell’OR aveva svelato che puntava sulle collaborazioni femminili, perché sono “una priorità, per richiesta del Papa e del Segretario di Stato”. La prima giornalista mai assunta alla redazione del quotidiano è stata Silvia Guidi (2008), l’ha seguita Giulia Galeotti che si è aggiunta alla redazione Cultura. Al quotidiano fornisce il suo contributo anche Marta Lago dall’edizione spagnola.

La presenza delle donne è ancora più significativa nelle edizioni estere: l’edizione settimanale in lingua inglese è tutta femminile (due inglesi, due americane, un’australiana), nelle edizioni in portoghese, in spagnolo e in polacco dominano le donne (in tutti i casi tre donne e un uomo). Numerose sono anche le donne che collaborano con il foglio vaticano, tra cui Lucetta Scaraffia, professoressa di Storia Contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma, Cristiana Drobner e Anna Foa. E proprio alla professoressa Scaraffia il direttore Vian ha affidato il compito di coordinare la pubblicazione dell’inserto sulle donne.

Per saperne di più ZENIT ha intervistato Lucetta Scaraffia.

Lei, Professoressa, è una delle responsabili dell’inserto sulle donne de L’Osservatore Romano che è uscito oggi. Di che cosa si tratta esattamente?

Lucetta Scaraffia: L’inserto è stato pensato per dare informazioni e voce alla presenza femminile nella vita della Chiesa in tutto il mondo. Già per il prossimo numero è previsto un articolo sulla Polonia…ma non voglio dire niente, sarà una sorpresa. Le donne non solo sono molto numerose nella vita della Chiesa, sia religiose che laiche, ma svolgono ruoli importanti e interessanti. Ma tutti pensano, invece, che la Chiesa sia fatta solo di cardinali, vescovi…così finalmente, almeno una volta al mese, apriremo una finestra su questa presenza fondamentale di oggi e del passato.

Da quando il prof. Vian ha assunto la direzione del giornale sul foglio vaticano scrivono tante donne. Chi scriverà l’inserto?

Lucetta Scaraffia: Cominceremo proprio con le collaboratrici più conosciute, ma vorremmo aprirci alla collaborazione delle donne di tutto il mondo. Ci teniamo molto alla dimensione mondiale, che è quella della Chiesa cattolica.

Lei, cattolica, coordinerà l’inserto con Ritanna Armeni, nota giornalista laica. Che significato ha questa scelta di collaborazione?

Lucetta Scaraffia: La Armeni è una laica vicina alle nostre scelte e alle nostre speranze, e molto sensibile a tutto ciò che riguarda il mondo femminile. La collaborazione con una laica sarà essenziale per non dare un taglio “parrocchiale” all’inserto, per aprirci a lettrici non praticanti e far conoscere loro le donne cattoliche. Anche nel mondo cattolico ci sono donne protagoniste, femministe, intellettuali, spesso sconosciute alle masse, che invece vale la pena di conoscere.

Si può sapere se l’inserto avrà una veste grafica particolare?

Lucetta Scaraffia: Se pure sempre all’interno dello stile grafico dell’Osservatore, l’inserto (intitolato Donne, Chiesa , mondo) si distinguerà per soluzioni grafiche e per la presenza, nella prima pagina, di una vignetta – protagonista una suora, suor Ultima, disegnata da Cinzia Leone – e di un disegno fatto proprio per noi da un’artista contemporanea, Isabella Ducrot. Nel primo numero, il disegno avrà come tema proprio la Visitazione.

Un certo femminismo, nato negli anni ‘60-‘70 è basato su un individualismo esasperato, un femminismo contrario al matrimonio, e alla maternità (per questi motivi è anche ostile alla Chiesa). Come si può rompere il monopolio di questo tipo di femminismo che sembra dominante nella cultura e nei media occidentali?

Lucetta Scaraffia: Il femminismo è stato ed è tante cose. In primo luogo, è chiedere il riconoscimento per il ruolo della donna, che spesso – e proprio nella Chiesa – è sottovalutato e ignorato. Ma c’è differenza fra il femminismo che chiede l’eguaglianza appiattendo il ruolo femminile su quello maschile, e che quindi vuole cancellare la differenza femminile, in sostanza la maternità, e quello cosiddetto della differenza, che riconosce la differenza ma la vuole far riconoscere. Troppo spesso la differenza è sinonimo di disuguaglianza, ma noi la difendiamo e la faremo conoscere, proponendo un nuovo femminismo.

Secondo alcuni sociologi il femminismo, che percepisce la Chiesa e il suo insegnamento come “antimoderni”, ha avuto e ha ancora un’influenza nefasta sulle donne in generale ed anche sulle donne cattoliche. Tali scienziati attribuiscono addirittura all’influenza di un certo femminismo l’interrompersi della trasmissione della fede alle nuove generazioni (per secoli erano proprio le donne che trasmettevano la fede alla prole). Concorda con questa analisi?

Lucetta Scaraffia: Purtroppo questa analisi è vera: la maggior parte della donne ha creduto a chi prometteva loro felicità e libertà attraverso il riconoscimento della libertà sessuale, della contraccezione e dell’aborto. Come se la felicità, per le donne, fosse potersi comportare come gli uomini. Oggi, che per le giovani donne è più facile fare carriera che farsi una famiglia e avere un figlio da giovani, questo femminismo è andato in crisi. Le giovani donne capiscono di essere state ingannate, e vogliono realizzare il loro desiderio di maternità. Quindi c’è un’attesa e un’attenzione per chi fa un discorso diverso, per chi riconosce la diversità femminile.

Gli ultimi Pontefici hanno ricordato al mondo l’importanza del “genio femminile” e hanno fatto moltissimo per valorizzare il ruolo delle donne sia nella società, sia nella Chiesa. Ma malgrado ciò, la Chiesa viene sempre accusata di misoginia. Cosa ne pensa?

Lucetta Scaraffia: Senza dubbio queste accuse sono vere: anche se gli ultimi pontefici hanno fatto molto per il riconoscimento del ruolo e della specificità femminile, e hanno cercato di realizzare una certa apertura alle donne nei ruoli importanti. Devo dire per ora che i risultati concreti sono ancora molto pochi. Il mondo ecclesiastico è tradizionalmente misogino, e le donne vengono viste come possibili concorrenti alle carriere interne e quindi accettate solo se annullano se stesse, se svolgono ruoli subordinati e di servizio. Ma questa è una posizione che, nel mondo attuale, è insostenibile.

Il nostro inserto, dimostrerà quante donne sono impegnate nella vita della Chiesa, e con ottimi risultati. Vorrebbe dare una mano ad un cambiamento interno sempre più necessario.

(L’intervista alla Lucetta Scaraffia verrà pubblicata in inglese dal mensile statunitense “Inside the Vatican” e in polacco dal settimanale cattolico “Niedziela”)

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ZENIT Staff

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