L'“oratore” della Costituzione argentina, “quasi” beato

Stato attale della causa di beatificazione di Esquiú

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BUENOS AIRES, giovedì, 28 luglio 2011 (ZENIT.org).- Il frate francescano e Vescovo passato alla storia come l’“oratore” della Costituzione argentina del 1853, Mamerto de la Ascensión Esquiú (1826-1883), potrebbe essere presto beatificato, secondo quanto ha rivelato il vicepostulatore della sua causa.

Padre Jorge Martínez OFM, in risposta alle “insistenti richieste circa lo stato di questa causa”, ha rivelato che “il processo è già quasi terminato”.

In una breve nota pubblicata sulla rivista “Nuestro Tiempo”, della quale è direttore responsabile, afferma che “dopo più di 80 anni di avanti e indietro e di arduo lavoro, il 16 dicembre 2006 Benedetto XVI ha approvato l’eroicità delle virtù di Esquiú e lo ha dichiarato ‘venerabile’, la definizione che precede quella di ‘beato’”.

“Ciò che manca ora – ha spiegato padre Martínez – è l’approvazione di un miracolo, per il quale serve un processo a parte rispetto a quello già compiuto. Qui troviamo difficoltà, perché quanti ci riferiscono di qualche miracolo o grazia ricevuta non lo fanno nel modo richiesto dalla Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano”.

“Per essere un miracolo propriamente detto e di possibile prova – segnala –, si richiedono varie cose. In caso di malattia, deve essere incurabile o terminale, e sono richiesti: il resoconto completo dell’accaduto con la firma del relatore e l’autenticazione del parroco del luogo o di qualche sacerdote; la storia clinica, con la diagnosi dei professionisti che affermi il carattere incurabile o terminale della malattia, con argomentazioni e prove sufficienti; la guarigione deve essere immediata e non deve esserci stato il concorso di medicinali o interventi”.

“Una volta verificatosi il miracolo ci deve essere una testimonianza scritta dei medici che affermino che il paziente non soffre più della malattia che aveva”.

“Con questi dati – conclude fr. Martínez – si può già iniziare il processo del miracolo”.

Il sacerdote francescano chiede “ai devoti o a chi ha ricevuto una grazia presso Dio per l’intercessione di Esquiú” di comunicarlo alla Vicepostulazione: Amenábar 2557 (Parque Sur), 3000 Santa Fe, telefono 0342-4590336; indirizzi di posta elettronica: nuestrotiempoofm@hotmail.com e revistaofm@fibertel.com.ar

Come francescano, fr. Mamerto si dedicò alacremente all’insegnamento, essendo maestro di bambini e insegnante nel convento.

Dopo la cruenta Guerra Civile, il 9 luglio 1853 pronunciò il suo famoso Sermone della Costituzione, in cui chiese concordia e unione per gli argentini. In questo discorso venne delineata una dottrina giuridica e sociologica solida che è stata decisiva per la storia del Paese.

Nel 1855 venne eletto deputato della Legislatura provinciale per il dipartimento Valle Viejo. Fece del giornalismo un altro modo di espressione del suo messaggio, in cui tra le altre idee sottolineava quella di non cedere di fronte alle minacce della tirannia e del despotismo o alla seduzione della  demagogia.

Dopo la sconfitta della Confederazione Argentina nella battaglia di Pavón (17 settembre 1861), abbandonò ogni azione politica e si trasferì nel convento francescano di Tarija, in Bolivia.

Nel 1872, mentre era a Sucre, ricevette la nomina all’Arcivescovado di Buenos Aires, ma non accettò perché pensava che un Arcivescovo non potesse essere accusato di opposizione al Presidente, che era stato uno dei promotori della caduta della Confederazione.

Nel 1876 fece un viaggio a Roma e in Terra Santa, dove incontrò il Superiore Generale dell’Ordine francescano, che gli affidò il compito di riorganizzare l’Ordine in Argentina. Tornò quindi a Catamarca alla fine del 1878, dopo 16 anni di assenza.

Nel 1878 venne nominato candidato a Vescovo di Córdoba dal Presidente dell’Argentina. Rinunciò all’incarico, ma pochi giorni dopo gli giunse l’ordine di Papa Leone XIII di accettare la candidatura. La sua risposta fu: “Se lo vuole il Papa, Dio lo vuole”.

Come Vescovo, condusse una vita austera, diede un nuovo impulso all’evangelizzazione nella Diocesi e visitò quasi tutte le città e i villaggi della giurisdizione ecclesiastica.

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ZENIT Staff

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