L'Onu critica il Vaticano: "Adottate politiche che hanno permesso abusi di minori"

Pubblicato oggi a Ginevra il rapporto della Commissione per i Diritti dell’infanzia. Grande sorpresa per mons. Tomasi: “Testo già scritto che rafforza una linea ideologica”

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L’Onu boccia il Vaticano sulla questione degli abusi sessuali su minori. Il Comitato per i Diritti dell’infanzia ha pubblicato oggi, a Ginevra, le sue Osservazioni Conclusive sugli esaminati Rapporti della Santa Sede e di cinque Stati Parte alla Convenzione sui Diritti del Fanciullo (Congo, Germania, Portogallo, Federazione Russa e Yemen). Nel documento, la Commissione riconosce i passi avanti fatti dalla Santa Sede negli ultimi anni nella lotta alla pedofilia, ma li bolla come ancora insufficienti. E chiede che vengano “immediatamente” rimossi tutti i sacerdoti e i religiosi riconosciuti colpevoli o anche sospettati di abusi su minori, da denunciare alle autorità civili.

Secondo l’organismo Onu, la Santa Sede dovrebbe consegnare i dossier dei propri archivi riguardanti gli abusi sessuali sui minori, di modo che i colpevoli e “quanti hanno coperto i loro crimini” possano essere perseguiti legalmente. “La Commissione è profondamente preoccupata per il fatto che la Santa Sede non abbia riconosciuto la portata dei crimini commessi – si legge nel documento – non abbia adottato le misure necessarie per gestire i casi di abusi sessuali su minori e proteggere i bambini, e abbia adottato politiche e pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi e all’impunità dei colpevoli”.

In altre parole, l’organismo delle Nazioni Unite afferma che la Santa Sede continuerebbe a violare la Convenzione sui diritti dell’infanzia e critica anche le posizioni del Vaticano riguardo a temi scottanti come l’omosessualità, la contraccezione e l’aborto.

Per la Santa Sede, il rapporto dell’Onu è stato una “doccia fredda”. In un comunicato della Sala Stampa vaticana, ha dichiarato di prendere atto “delle Osservazioni Conclusive sui propri Rapporti, le quali saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione nei differenti ambiti presentati dal Comitato secondo il diritto e la pratica internazionale come pure tenendo conto del pubblico dibattito interattivo con il Comitato svoltosi il 16 gennaio 2014”.

Tuttavia, alla Santa Sede – prosegue la nota – “rincresce vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa”. Il Vaticano reitera quindi “il suo impegno a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, in linea con i principi promossi dalla Convenzione sui Diritti del Fanciullo e secondo i valori morali e religiosi offerti dalla dottrina cattolica”.

Sbalordito soprattutto mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente vaticano presso gli Uffici Onu a Ginevra, che proprio lo scorso 16 gennaio aveva presentato il rapporto della Santa Sede al comitato delle Nazioni Unite sull’applicazione della Convenzione per i diritti del fanciullo (Convention on the Rights of the Child, Crc), assicurando che la Chiesa cattolica voleva diventare “un modello nella lotta contro gli abusi”.

In un’intervista di oggi alla Radio Vaticana, il nunzio apostolico ha dichiarato che – posto che prima “bisognerà aspettare, leggere attentamente e analizzare in dettaglio quanto scrivono i membri di questa Commissione” – la prima reazione “è di sorpresa, perché l’aspetto negativo del documento che hanno prodotto è che sembra quasi che fosse già stato preparato prima dell’incontro del Comitato con la delegazione della Santa Sede, che ha dato in dettaglio risposte precise su vari punti, che non sono state poi riportate in questo documento conclusivo o almeno non sembrano essere state prese in seria considerazione”.

Di fatto, ha osservato il presule, “il documento sembra quasi non essere aggiornato, tenendo conto di quello che in questi ultimi anni è stato fatto a livello di Santa Sede, con le misure prese direttamente dall’autorità dello Stato della Città del Vaticano e poi nei vari Paesi dalle singole Conferenze episcopali”. Manca dunque “la prospettiva corretta e aggiornata che ha visto in realtà una serie di cambiamenti per la protezione dei bambini che mi pare difficile di trovare, allo stesso livello di impegno, in altre istituzioni o addirittura in altri Stati”. “Questa è semplicemente una questione di fatti, di evidenza, che non possono essere distorti!”, ha dichiarato Tomasi.

La Santa Sede, ha poi confermato, risponderà alle accuse “scorrette” del Comitato Onu, in quanto Stato membro che ha ratificato la Convenzione e “intende osservarla nello spirito”, senza “aggiunte ideologiche o imposizioni che esulano dalla Convenzione stessa”. Per esempio, ha proseguito il rappresentante della Santa Sede, “la Convenzione sulla protezione dei bambini nel suo preambolo parla della difesa della vita e della protezione dei bambini prima e dopo la nascita; mentre la raccomandazione che viene fatta alla Santa Sede è quella di cambiare la sua posizione sulla questione dell’aborto! Certo, quando un bambino è ucciso non ha più diritti! Allora questa mi pare una vera contraddizione con gli obiettivi fondamentali della Convenzione, che è quella di proteggere i bambini”.

“Questo Comitato – ha rimarcato mons. Tomasi – non ha fatto un buon servizio alle Nazioni Unite, cercando di introdurre e richiedere alla Santa Sede di cambiare il suo insegnamento non negoziabile! Quindi è un po’ triste vedere che il Comitato non ha afferrato fino in fondo la natura e le funzioni della Santa Sede, che pur ha espresso chiaramente al Comitato la sua decisione di portare avanti le richieste della Convenzione sui diritti del fanciullo, ma definendo appunto e proteggendo prima di tutto quei valori fondamentali che rendono la protezione del fanciullo reale ed efficace”.

Soprattutto sembra paradossale che il rapporto di oggi sia stato pubblicato dopo che l’Onu, in un primo tempo, aveva confermato che il Vaticano avesse risposto meglio di altri Paesi sulla protezione dei minori. Alla domanda di cosa sia cambiato, il nunzio ha risposto che, considerando “l’impressione avuta dal dialogo diretto della delegazione della Santa Sede con il Comitato e il testo delle conclusioni e raccomandazioni, viene la tentazione di dire che probabilmente quel testo era già scritto e che non riflette gli imput e la chiarezza, se non in qualche aggiunta affrettata, di quello che era andato avanti”.

Pertanto, bisogna portare avanti “con serenità e in base all’evidenza” la spiegazione delle posizioni della Santa Sede,” rispondere agli interrogativi che ancora rimanessero, in modo che l’obiettivo fondamentale che si vuole perseguire – la protezione dei bambini – possa essere raggiunto”. Si parla infatti di 40 milioni di casi di abuso di bambini nel mondo: “purtroppo alcuni di questi casi – ha detto Tomasi – anche se in proporzioni molte ridotte in confronto a tutto quello che sta avvenendo nel mondo, toccano persone di Chiesa. E la Chiesa ha risposto e reagito e continua a farlo!”.

“Dobbiamo insistere su questa politica di trasparenza, di non tolleranza di abusi, perché anche un solo caso di abuso di un bambino, è un caso di troppo!”, ha quindi concluso, ipotizzando che in questo cambio di rotta dell’Onu probabilmente ci sia stato l’intervento delle Organizzazioni non governative che hanno interessi sull’omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni, le quali “hanno certamente avuto le loro osservazioni da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica”.

(A cura di Salvatore Cernuzio)

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ZENIT Staff

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