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“L’omogenitorialità viola i diritti dell’infanzia”

Appoggiandosi a numerosi studi di psicologia, il Comitato Difendiamo i nostri figli si oppone alla stepchild adoption prevista dal ddl Cirinnà

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La legittimazione della cosidetta “omogenitorialità”, compresa la forma derivata della stepchild adoption, costituisce una “palese violazione dei diritti e della dignità del bambino (cfr. art. 7 Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia)”. Lo dichiara una nota del Comitato Difendiamo i Nostri Figli, in merito alla nuova versione del ddl Cirinnà.

Secondo il Comitato, tale istituto “non solo contrasta con l’evidenza (nessuno è figlio di due padri o di due madri) ma riduce lo strumento dell’adozione ad un metodo per dar bambini a chi non ne può avere, dimenticando che l’adozione serve invece a dare un padre e una madre sostitutivi a chi li ha perduti, nell’interesse supremo del bambino”.

“Quello che il ddl Cirinnà consentirebbe, contrasta inoltre con ciò che la scienza afferma sui danni che i bambini si trovano a subire in coppie dello stesso sesso”, prosegue il comunicato, citando “molti studi” che, “già a partire dagli anni ’90, evidenziano sia le differenze psicologiche tra l’uomo e la donna, sia la loro ricchezza specifica come necessarie allo sviluppo psicologico, affettivo e caratteriale del figlio”. Specificità che “evidentemente si perdono nella ‘famiglia omogenitoriale’”.

Tra gli altri studi, il Comitato cita anche indagini provenienti da istituti non pregiudizialmente contrari all’ideologia LGBT, come quelli di Bell e Weinberg, o il National Health Survey USA del 2013, che mostrano “una forte instabilità delle coppie omosessuali (con o senza bambini a carico)” ed un livello di salute psico-fisica “significativamente peggiore” rispetto alle coppie eterosessuali.

 

 

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ZENIT Staff

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