L'obbedienza a Dio è alla base del rinnovamento

Papa Benedetto XVI chiede obbedienza, gioia, speranza e amore

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di Antonio Gaspari

CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 5 aprile 2012 (ZENIT.org).- Per rinnovare e rafforzare la Chiesa c’è bisogno di “essere ricolmi della gioia della fede, la radicalità dell’obbedienza, la dinamica della speranza e la forza dell’amore”.

Lo ha detto il Santo Padre Benedetto XVI nel presiedere nella Basilica Vaticana a Roma, la Santa Messa Crismale, Liturgia che si celebra il Giovedì santo in tutte le Chiese Cattedrali.

La Messa del Crisma è stata concelebrata dal Pontefice con 1600, Cardinali, Vescovi, Presbiteri tra diocesani e religiosi.

Nel corso della Celebrazione Eucaristica, i sacerdoti hanno rinnovato le promesse fatte al momento della Sacra ordinazione; quindi sono stati benedetti con l’olio dei catecumeni, con l’olio degli infermi e il crisma.

Nel corso nell’omelia il Pontefice Benedetto XVI ha ricordato che i sacerdoti vengono “consacrati nella verità” (Gv 17,19), e consegnati per sempre a Dio, affinché, “a partire da Dio e in vista di Lui, potessimo servire gli uomini”.

Per assolvere questi compiti serve “una conformazione a Cristo, e in questo necessariamente un superamento di noi stessi, una rinuncia a quello che è solamente nostro, alla tanto sbandierata autorealizzazione”.

“È richiesto che noi, – ha sottolineato il Papa – che io non rivendichi la mia vita per me stesso, ma la metta a disposizione di un altro – di Cristo. Che non domandi: che cosa ne ricavo per me?, bensì: che cosa posso dare io per Lui e così per gli altri? O ancora più concretamente: come deve realizzarsi questa conformazione a Cristo, il quale non domina, ma serve; non prende, ma dà”.

A questo punto il Vescovo di Roma ha fatto riferimento a un gruppo di sacerdoti che in un Paese europeo ha pubblicato un “appello alla disobbedienza”, portando al tempo stesso anche esempi concreti di come possa esprimersi questa disobbedienza.

Secondo questo gruppo si “dovrebbero ignorare addirittura decisioni definitive del Magistero – ad esempio nella questione circa l’Ordinazione delle donne, in merito alla quale il beato Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera irrevocabile che la Chiesa, al riguardo, non ha avuto alcuna autorizzazione da parte del Signore”.

Si è chiesto il Pontefice “La disobbedienza è una via per rinnovare la Chiesa?” e “la disobbedienza è veramente una via?”, oppure si tratta “soltanto la spinta disperata a fare qualcosa, a trasformare la Chiesa secondo i nostri desideri e le nostre idee?”.

Il Papa ha ricordato che a Dio sta a cuore “la vera obbedienza, contro l’arbitrio dell’uomo” e Gesù “ha concretizzato il suo mandato con la propria obbedienza e umiltà fino alla Croce, rendendo così credibile la sua missione. Non la mia, ma la tua volontà: questa è la parola che rivela il Figlio, la sua umiltà e insieme la sua divinità, e ci indica la strada”.

Secondo il Pontefice qui non si tratta di difendere “l’immobilismo” e “l’irrigidimento della tradizione”, ma al contrario, se si guarda alla storia dell’epoca post-conciliare si “può riconoscere la dinamica del vero rinnovamento, che ha spesso assunto forme inattese in movimenti pieni di vita e che rende quasi tangibili l’inesauribile vivacità della santa Chiesa, la presenza e l’azione efficace dello Spirito Santo”.

Precisando le caratteristiche dei nuovi carismi il Papa ha sottolineato che “la conformazione a Cristo è il presupposto e la base di ogni rinnovamento”. Ogni annuncio deve misurarsi sulla parola di Gesù Cristo: “La mia dottrina non è mia” (Gv 7,16). per questo – ha aggiunto il Papa “Non annunciamo teorie ed opinioni private, ma la fede della Chiesa della quale siamo servitori”.

Il Vescovo di Roma ha quindi parlato dello “zelo per le anime” riconoscendo che è un’espressione “fuori moda” che oggi quasi non viene più usata. In alcuni ambienti, “la parola anima è considerata addirittura una parola proibita, perché – si dice – esprimerebbe un dualismo tra corpo e anima, dividendo a torto l’uomo”.

“Come sacerdoti – ha rilevato- ci preoccupiamo dell’uomo intero, proprio anche delle sue necessità fisiche – degli affamati, dei malati, dei senza-tetto”.

“Tuttavia – ha aggiunto – noi non ci preoccupiamo soltanto del corpo, ma proprio anche delle necessità dell’anima dell’uomo: delle persone che soffrono per la violazione del diritto o per un amore distrutto; delle persone che si trovano nel buio circa la verità; che soffrono per l’assenza di verità e di amore. Ci preoccupiamo della salvezza degli uomini in corpo e anima. E in quanto sacerdoti di Gesù Cristo, lo facciamo con zelo”.

Benedetto XVI ha concluso ribadendo che “Le persone devono percepire il nostro zelo, mediante il quale diamo una testimonianza credibile per il Vangelo di Gesù Cristo. Preghiamo il Signore di colmarci con la gioia del suo messaggio, affinché con zelo gioioso possiamo servire la sua verità e il suo amore”.

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ZENIT Staff

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