"L'Italia non è un Paese per famiglie"

L’istituto familiare, pur rivelandosi un efficace ammortizzatore sociale, non gode di risorse sufficienti da parte dello Stato

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“L’Italia non è un Paese per  famiglie. Il semestre europeo sia l’occasione per nuove risorse, in linea con la medie dell’Unione, e per una reale conciliazione tra tempi del lavoro e della vita. Occorre una strategia di lunga durata”. Fabrizio Azzolini, presidente dell’Age (Associazione italiana genitori) commenta così il rapporto annuale dell’Istat appena presentato.

“Le famiglie italiane si ricompattano a causa della crisi – sottolinea Azzolini -, un fenomeno emergente da tempo segnalato dalle associazioni familiari. L’Istat ci dice che sono 370mila nel 2012-13, con un aumento di 438mila negli ultimi 5 anni italiani: c‘è cioè 1 milione e 567mila italiani dai 15 anni di età che vivono con più nuclei familiari. Persone giovani fino a 34 anni, più spesso donne, che ritornano alle famiglie di origine dopo separazioni o divorzi, ma anche per emancipazioni non riuscite o con la coabitazione con parenti a loro volta costituenti nucleo per coppia o filiazione”.

“Ancora una volta – osserva Azzolini – le famiglie fanno da ammortizzatore sociale, mettendo in atto una strategia di riorganizzazione per fronteggiare la crescente fragilità dei percorsi di emancipazione dei suoi membri più giovani e assicurare la sostenibilità economica in risposta alle attuali difficoltà, in primo luogo quelle del mercato immobiliare con le convenzioni notarili precipitate del 42,2% tra il 2003 e il 2008 e mutui e finanziamenti crollati in 10 anni del 48,1%. Insomma, di fronte alle difficoltà del sistema, è sempre all’interno delle famiglie che si trovano le risorse per fronteggiare le difficoltà economiche. Basti pensare ai pensionati: l’Istat e altri studi mettono in luce come siano loro, categoria spesso ritenuta fragile, a rappresentare una risorsa economica all’interno delle nostre famiglie, anche perché le pensioni sono tra i pochi redditi ad aver tenuto all’urto della crisi mantenendo sostanzialmente il potere d’acquisto e, con più nuclei, garantendo un contributo stabile al reddito familiare”.

Il quadro è reso oltremodo impietoso – riflette Azzolini – dal fatto che l’Italia occupi “la penultima posizione tra i Paesi europei per le risorse dedicate alle famiglie, per le quali lo stanziamento, è pari 4,8% della spesa, sostanzialmente stabile dal 2008. Contro il 16,5% del Lussemburgo, il primo in questa classifica, e il 4% dell’ultimo, i Paesi Bassi”. Si tratta di benefici finalizzati al sostegno del reddito a tutela della maternità e paternità, di assegni familiari e di altri trasferimenti erogati a supporto di alcune tipologie familiari, asili nido, strutture residenziali per le famiglie con minori, assistenza domiciliare per famiglie numerose.

L’auspicio del presidente di Age è dunque che il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, che si apre il prossimo 1 luglio, sia l’occasione anche per nuove risorse a favore della famiglia, in linea con quello che avviene negli altri Paesi europei”.

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ZENIT Staff

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