L'Isis fa strage di jihadisti disertori

Circa 100 miliziani occidentali sono stati uccisi dai propri commilitoni per aver tentato la fuga

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Alla carneficina che si sta consumando nel territorio controllato dallo Stato islamico, tra Siria e Iraq, non vengono sottratti nemmeno gli stessi militanti jihadisti, allorquando pentiti vogliono abbandonare le armi e tornare a vita tranquilla.

Diverse agenzie di stampa stanno diffondendo in queste ore la notizia secondo cui un centinaio di combattenti dell’Isis, tutti provenienti da Paesi occidentali, sono stati uccisi dai loro commilitoni per aver tentato di fuggire dalle barricate.

Il Financial Times – riporta Tempi – ha intervistato alcuni di questi foreign fighters, i quali non nascondono la propria insofferenza. “La situazione non è buona. Non possiamo dire la verità, siamo costretti a svolgere mansioni inutili. Uccidono chiunque si opponga ai loro comandi e dica: ‘no’”, afferma uno di loro. Un altro straniero, riporta l’Afp, avrebbe contato almeno “100 esecuzioni” a Raqqa di jihadisti arrivati dall’Occidente.

Stando a uno studio del Centro internazionale per lo studio della radicalizzazione del King’s College di Londra, sarebbero in molti (tra i 30 e i 50) i cittadini britannici arruolati nell’Isis che vorrebbero tornare nel Regno Unito ma che esitano per paura di essere arrestati.

Il nuovo regolamento dello Stato islamico, per evitare infiltrazioni, prevede la consegna di un documento ad ogni membro delle milizie dove si specifica una mansione precisa. Coloro i quali non si presentano al compito cui sono stati chiamati entro 48 ore vengono arrestati da una forza di polizia formata da 400 unità.

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ZENIT Staff

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