L'"inutile strage" e il ruolo profetico di Benedetto XV

Dal 15 al 17 ottobre un convegno promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, interamente dedicato all’approccio dei cattolici alla Prima Guerra Mondiale

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Una tragica svolta nella storia del mondo, in cui la Chiesa ebbe un ruolo tanto profetico, quanto inascoltato. Dopo la commemorazione delle vittime presso il Sacrario di Redipuglia, celebrata da papa Francesco lo scorso 13 settembre, un nuovo evento sulla Prima Guerra Mondiale, stavolta di carattere culturale, è previsto per la prossima settimana a Roma.

Promosso dal Pontificio Comitato di Scienze Storiche, in collaborazione con l’Accademia di Ungheria a Roma e la Commission Internationale d’Histoire et d’Étude du Christianisme, il convegno internazionale Inutile strage”. I cattolici e la Santa Sede nella Prima Guerra Mondiale, aprirà i battenti mercoledì 15 ottobre in Vaticano, per proseguire i lavori il giorno successivo nell’Aula San Pio X, in via dell’Ospedale, e concludersi venerdì 17 ottobre presso l’Accademia d’Ungheria a Roma, in via Giulia.

“L’iniziativa del Pontificio Comitato di Scienze Storiche intende coinvolgere numerosi specialisti di questo argomento, per proporre una rilettura del conflitto non soltanto visto ma anche vissuto da parte dei credenti – in maggioranza cattolici, ma anche protestanti e ortodossi – e più specificamente da parte della Santa Sede che, allora ancora priva di territorio proprio, si è trovata sul territorio dell’Italia coinvolta nel conflitto, cercando per quanto fosse possibile di salvaguardare la sua specifica natura”, ha spiegato padre Bernard Ardura, O. Praem., presidente del Pontificio Comitato Scienze Storiche, presentando l’evento in Sala Stampa Vaticana.

Quando papa Benedetto XV tuonò contro l’“inutile strage”, quelle due parole risultarono “quasi insopportabili di fronte al sacrificio di tanti milioni di soldati e civili le cui vite furono stroncate nel corso dei combattimenti sanguinosi, senza ottenere significativi successi strategici”.

Inoltre, la Prima Guerra Mondiale, scoppiata in un’Europa “globalmente cristiana”, fu segnata dalla “tentazione di mescolare fino a confonderle guerra e religione”, ha proseguito padre Ardura.

Il convegno della prossima settimana sarà quindi l’occasione per “comprendere come il conflitto fu vissuto dai loro connazionali e come furono accolte o meno le iniziative di pace della Santa Sede”, oltre che per “cogliere più a fondo le dinamiche di alcuni settori della società in guerra”.

Saranno analizzate “le mosse di San Pio X allo scoppiare della guerra e di Benedetto XV nel 1917, così come le reazioni dei cattolici e degli altri credenti di fronte a questi tentativi di scongiurare, poi di arginare il conflitto”.

Il convegno si propone inoltre di studiare “l’operato dei cappellani militari che condivisero la vita e le prove degli uomini nelle trincee, così come l’opera d’assistenza svolta da religiosi e religiose che intendevano così servire la Patria, o l’opera compiuta dall’Ordine di Malta o dalla Croce Rossa” o, ancora, il ruolo delle donne, le quali, “rimaste sole non soltanto nelle campagne ma anche nelle città dove erano concentrate le industrie belliche”, svolsero “un lavoro che cambiò profondamente il loro posto nella società”.

Nello scenario del Prima Guerra Mondiale, come in tutti i conflitti, la Chiesa Cattolica non espresse una posizione di “neutralità”, quanto di “imparzialità”, in cui essa “manifesta attivamente il suo interesse per la pace e offre il suo contributo a creare le condizioni di una dignitosa e pacifica convivenza”.

In conclusione del suo intervento, padre Ardura ha annunciato il proposito di organizzare un secondo convegno per il 2018, “sulle conseguenze del Trattato di Versailles, che furono, almeno in parte, all’origine della Seconda guerra mondiale e le cui conseguenze si sarebbero ancora fatte sentire all’alba del secolo XXI”.

Secondo il professor Roberto Morozzo della Rocca, docente all’Università “Roma Tre”, le parole di Benedetto XV “percepivano una realtà storica profonda”, quella di “popoli fratelli che la propaganda metteva gli uni contro gli altri, di cristiani e di cattolici che a centinaia di milioni si trovavano in entrambi i fronti belligeranti, di un’Europa che con la guerra abdicava al suo primato di civiltà per cedere il passo ad altri (gli Stati Uniti), di un conflitto tale da lasciare sentimenti di odio e vendetta anziché prospettive di pace durevole”.

Il messaggio del Papa rimase tuttavia pressoché incompreso, anche tra i cattolici, tuttavia “Benedetto XV non era un disfattista, né un apocalittico, né un teorico del non senso. Era se possibile un patriota italiano, con un fratello ammiraglio nella regia marina”.

Il Papa allora regnante, oltretutto, “non era un pacifista assoluto: mai rinnegò la dottrina tomista della guerra giusta”, tuttavia quella Prima Guerra Mondiale, oltre che un’“inutile strage”, a Benedetto XV parve “un suicidio dell’Europa, un ingiustificato massacro tra genti dalla stessa natura e con lo stesso progenitore nei cieli”, ha quindi concluso il professor Morozzo della Rocca.

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Luca Marcolivio

Roma, Italia Laurea in Scienze Politiche. Diploma di Specializzazione in Giornalismo. La Provincia Pavese. Radiocor - Il Sole 24 Ore. Il Giornale di Ostia. Ostia Oggi. Ostia Città (direttore). Eur Oggi. Messa e Meditazione. Sacerdos. Destra Italiana. Corrispondenza Romana. Radici Cristiane. Agenzia Sanitaria Italiana. L'Ottimista (direttore). Santini da Collezione (Hachette). I Santini della Madonna di Lourdes (McKay). Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato (Vallecchi).

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