"L'interpretazione della legge canonica deve avvenire nella Chiesa"

Lo ha detto il Papa, ricevendo in Udienza i membri del Tribunale della Rota Romana

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 22 gennaio 2011 (ZENIT.org) – In occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario in Vaticano, papa Benedetto XVI ha esortato ad una corretta interpretazione delle leggi secondo il diritto naturale e secondo il diritto divino.

Ieri mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre ha ricevuto in Udienza i Prelati Uditori, gli Officiali e gli Avvocati del Tribunale della Rota Romana in occasione della solenne inaugurazione dell’Anno giudiziario.

L’impegno dei componenti del Tribunale della Rota Romana, è stato salutato dal Papa come un “delicato e prezioso ministero”, svolto a servizio della Chiesa, di particolare incidenza per la “salus animarum del Popolo di Dio”.

Il Pontefice ha poi fatto cenno all’Anno della Fede, che inizierà il prossimo ottobre e che il suo predecessore Paolo VI aveva già convocato, nel 1967, qualche tempo dopo la fine del Concilio Vaticano II, ai fini di una “retta interpretazione” della fede stessa.

Parimenti chi esercita il ministero giudiziale all’interno della Chiesa di Roma, si ritrova dinnanzi al problema cruciale della “interpretazione della legge canonica in ordine alla sua applicazione”. In tal senso, ha ricordato Benedetto XVI, “la lex agendi non può che rispecchiare la lex credendi”.

Il giurista canonico, ha osservato il Santo Padre, non può permettersi di identificare in modo semplicistico “il diritto canonico con il sistema delle leggi canoniche”. Dimenticando il “diritto naturale” e il “diritto divino positivo”, accade che “il lavoro dell’interprete viene privato del contatto vitale con la realtà ecclesiale”.

Il Papa ha quindi messo in guardia contro “l’eccessivo attaccamento alle leggi della Chiesa”, giudicato “una manifestazione di legalismo”. Sulla scorta di alcune recenti correnti di pensiero, Benedetto XVI suggerisce dunque “vie ermeneutiche che consentono un approccio più consono con le basi teologiche e gli intenti anche pastorali della norma canonica, portando ad una creatività giuridica in cui la singola situazione diventerebbe fattore decisivo per accertare l’autentico significato del precetto legale nel caso concreto”.

La “misericordia”, la “equità”, La “oikonomia” sono i concetti sostenuti da tale scuola giuscanonista, la quale però non è in grado da sola di superare il positivismo giuridico che denuncia.

La norma canonica, quindi, “non può essere rinchiusa in un sistema normativo meramente umano, ma deve essere collegata a un ordine giusto della Chiesa, in cui vige una legge superiore”. La realtà che ispira l’interpretazione delle leggi, infatti, “contiene sempre un nucleo di diritto naturale e divino positivo, con il quale deve essere in armonia ogni norma per essere razionale e veramente giuridica”.

L’interpretazione della legge canonica, ha ammonito Benedetto XVI “deve avvenire nella Chiesa”. “La maturità cristiana – ha aggiunto – conduce ad amare sempre più la legge e a volerla comprendere ed applicare con fedeltà”. Occorre, inoltre “spirito di docilità per accogliere le leggi”, studiando con onestà e dedizione la tradizione giuridica della Chiesa.

In conclusione il Santo Padre ha fatto sottolineato una innovazione in forza della quale, le competenze circa i procedimenti di dispensa dal matrimonio rato e non consumato e le causa di nullità della sacra Ordinazione sono state trasferite ad un Ufficio presso il Tribunale della Rota Romana. “Son certo che vi sarà una generosa risposta a questo nuovo impegno ecclesiale”, ha commentato a tal proposito il Papa, prima di impartire la Benedizione Apostolica ai presenti.

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ZENIT Staff

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