"L'insegnamento della religione nella scuola pubblica in Europa"

Intervista con l’autore del volume, don Massimo Catterin, sacerdote della diocesi di Treviso, attualmente in servizio presso la Rappresentanza Pontificia in Bangladesh

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“L’insegnamento della religione nella scuola pubblica in Europa . Analisi e contributi di istituzioni europee” è il titolo del recentissimo  volume di don Massimo Catterin, edito da Marcianum Press.

Nel testo vengono presentati la normativa ed i modi di accreditamento dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica nei 28 Paesi dell’Unione Europea, come  pure le politiche educative del Consiglio d’Europa e dell’OCSE.

A partire dalle prospettive emerse nel 2007 da un’indagine del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa, oggetto del Magistero di Benedetto XVI,  vengono  evidenziati in questa ricerca  lo spirito e le argomentazioni con cui la Santa Sede opera presso le Organizzazioni internazionali. 

Il testo è aggiornato alle più recenti normative italiane e vaticane intervenute in materia.

Ne parliamo con l’autore, don Massimo Catterin,sacerdote della diocesi di Treviso e dottore in diritto canonico dal 2012, attualmente in servizio presso la Rappresentanza Pontificia in Bangladesh.

Don Massimo, quali sono i diversi sistemi di insegnamento della religione in Europa?

Don Massimo Catterin: Quando vogliamo parlare di insegnamento della religione nella scuola  dobbiamo tenere presenti alcune coordinate. La prima è dettata dai diversi Regimi giuridici di rapporto Stato e Chiesa; la seconda riguarda la strutturazione e il funzionamento del sistema educativo nazionale; la terza riguarda la   base epistemologica su cui poggia il sapere religioso insegnato; infine dobbiamo prendere in considerazione anche i modelli didattici di insegnamento. Nella mia indagine ho scelto di partire dalla coordinata del modello epistemologico, relativa al  modo di accreditare oggi l’insegnamento della religione nella scuola pubblica. Mi sembrava una via alquanto originale dal momento che non è quella solitamente seguita da altri autori.

Ci sono modalità differenti nell’accreditamento dell’insegnamento della religione  all’interno dell’Unione europea?

Don Massimo Catterin: Si,  certamente  sono quattro.

Il primo modo di accreditare l’insegnamento della religione ha a che vedere con il riferimento classico alla teologia intesa come scienza delle fede creduta; di questo modello si avvalgono quegli insegnamenti propriamente confessionali (teaching/learning into religion), gestiti dalle Chiese e proposti in una funzione di educazione alla fede, con l’obiettivo di un miglior inserimento nella Comunità credente. 

Quando parliamo di insegnamento confessionale dobbiamo però anche distinguere il learning into religion dal learning from religion; con il primo si intende quella operazione che porta a imparare da credenti partendo dall’interno della propria tradizione di fede con l’obiettivo di un miglior inserimento nella Comunità credente; con il secondo ci si riferisce alla pura e semplice conoscenza delle tradizioni religiose in quanto ispiratrici di grandi culture, fonti di valori e possibili risposte al senso della vita. Da un punto di vista epistemologico, ci troviamo di fronte ad una didattica religiosa fondata sia in ragione teologica che scientifica. 

In Europa esistono anche forme di insegnamento della religione e di etica non confessionale, gestiti direttamente dall’Autorità scolastica a livello nazionale, ma anche a livello regionale e locale. Sono fondate unicamente sulla plausibilità scientifica delle scienze della religione e vengono chiamate «Learning about religion(s)».

Il quarto modello è quello dell’approccio al fatto religioso che si caratterizza dal fatto che non ha in sé né una base teologica né viene sviluppato secondo le regole dell’una o dell’altra delle scienze della religione. Si tratta di un insegnamento che mette in luce i fatti religiosi contenuti nelle diverse discipline.    

Quali sono i Paesi europei in cui non viene impartito l’insegnamento della religione nella scuola pubblica?

Don Massimo Catterin: In Svezia, uno dei Paesi più scristianizzati d’Europa, è vietato l’insegnamento confessionale, al punto che se le scuole confessionali dovessero impartirlo, esso deve essere fatto su base volontaria e al di fuori dell’orario scolastico.

Non dobbiamo dimenticare la Bielorussia, ove sia nelle scuole pubbliche che private la legge sull’educazione non permette l’insegnamento religioso come materia scolastica.

E poi c’è il caso francese, dove la tradizione della laicità e la legge di separazione tra Stato e Chiesa (1905) non consentono alla scuola pubblica di istituire una disciplina autonoma della religione del tipo non confessionale, quale possono essere storia delle religioni o etica naturale. L’unica soluzione praticabile è quella di un insegnamento che metta in luce i fatti religiosi contenuti nelle diverse discipline.

Quali sono i fondamenti giuridici  su cui si fonda la legittimità dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica? Esiste un diritto dei genitori a far impartire un’istruzione religiosa ai propri figli nella scuola?

Don Massimo Catterin: Li possiamo individuare nella  Lettera Circolare 520/2009 della Congregazione per l’Educazione Cattolica : si tratta del diritto di ogni uomo all’educazione e alla libertà religiosa, declinabile nel diritto dei genitori di far impartire un’educazione secondo i propri principi e quindi di far impartire un’educazione anche religiosa. Si tratta di diritti riconosciuti dalle principali Convenzioni internazionali, che trovano riscontro nelle Costituzioni e nelle legislazioni statuali.

Come  si esplica la presenza della Santa Sede  nelle politiche educative della comunità internazionale e quali sono gli apporti del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa relativamente all’insegnamento della religione?

Don Massimo Catterin: Parlare di Santa Sede significa descrivere una realtà che presenta implicazioni sia di ordine politico, come pure di carattere giuridico. L’attività politica della Santa Sede in ambito internazionale, è preceduta, accompagnata e seguita anche dell’azione delle Conferenze Episcopali, organismi collegiali formati da Vescovi che esercitano congiuntamente il loro ministero apostolico per i fedeli di quel territorio. Ma le Conferenze Episcopali, sotto forma di Organizzazioni internazionali non governative operano anche presso le Organizzazioni internazionali intergovernative occupandosi di argomenti di loro interesse. Limitando l’indagine all’Europa, è il caso della Commissione degli episcopati dell’Unione europea e del Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa.

Come non ricordare che il Consiglio delle Conferenze dei Vescovi d’Europa ha promosso nel 2005 una ricerca sull’insegnamento della religione. Dalla ricerca emerge che  la Chiesa cattolica è ben consapevole che la sua presenza nella scuola è sfidata a causa della contrapposizione tra laicità e diritto alla libertà religiosa. Contro la tendenza in Europa di estromettere l’insegnamento confessionale della religione nella scuola pubblica, la Santa Sede lavora ed opera ribadendo come la Chiesa cattolica, anche attraverso l’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica, dia un suo contributo all’educazione e al dialogo interculturale attraverso la formazione integrale della persona.

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Anna Fusina

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