L'inalienabile rapporto fra il cibo e il divino

Nel libro “Il cibo e il sacro”, l’alimentazione supera la visione materialistica per riscoprire il suo importante valore spirituale come mezzo di comunicazione fra Dio e l’uomo

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Quale rapporto esiste fra il cibo e il sacro? Da dove trae origine questo connubbio e come si è evoluto in epoca contemporanea? E’ partendo da questi interrogativi che si snoda il libro “ Il cibo e il sacro ” ( Ed. Armando ) di Roberto Cipriani e dell’antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani.

Nato dalla passione di entrambi per tutto ciò che riguarda la cucina e la gastronomia, i due autori, in collaborazione con filosofi, antropologi, biblici e storici, affrontano nel volume la dispiegazione del cibo verso un orizzonte di sacralità, elaborando una condensazione critica sui binomi cibo-vita, cibo-epifania, cibo e il suo rapporto con la morte e l’aldilà.

Superando infatti la quotidiana funzione nutrizionistica, si analizza quindi l’importanza dell’alimentazione alla luce del suo valore simbolico, sacro e culturale attribuitogli nel corso della storia.

In particolare, il carattere sacro – come sottolineato nell’introduzione del libro – si estrapola dai testi evangelici; in primis nell’episodio dell’Ultima Cena e nell’Istituzione dell’ Eucarestia in cui si legge: “… poi prese il pane, lo spezzò e disse: ‘Prendete e mangiate tutti, questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi. Poi prese il calice, rese grazie, lo diede ai suoi discepoli e disse: “ Bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell’ alleanza versato per tutti in remissione dei peccati’”.

“Gesù Cristo istituisce l’Eucarestia affinchè l’uomo possa, attraverso il cibo, interiorizzare il divino facendolo diventare proprio e, in qualche maniera, poter entrare nella nuova alleanza al fine di riscattare l’umanità come Cristo l’ha riscattata dal peccato originale”, ha spiegato Lombardi Satriani in una intervista a Rai Cultura Network.

Un rapporto, quello fra Dio, uomo e cibo che – come sottolineato sempre dall’ antropologo – si riscontra anche nell’episodio del banchetto pasquale : Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione” [Luca 22, 15].

Dopo lo studio sul rapporto sacralità/ cibo visibile nel testo biblico, il libro prosegue la sua analisi affacciandosi sulle tradizioni culturali enogastronomiche italiane che traggono le proprie origini proprio dal legame con la religione cristiana.

Le culture pastolari, i rituali e le devozioni a l’Incoronata, San Michele, San Nicola, San Biagio, solo per citarne alcuni, hanno influito notevolmente sulla vita quotidiana agricola.

Durante la festività della Madonna Incoronata di Santa Croce di Malignano, la tradizione prevede, ad esempio, la benedizione del bestiame presentato dai contadini davanti alla Chiesa, mentre indossano trecce di scamorza che poi verranno divise in pezzi e distribuiti alle famiglie come simbolo di inseparabilità della vita quotidiana con la sfera cognitiva e sociale.

La festività di San Giorgio si caratterizza, invece, con l’entrata in Paese dell’alloro e la processione del tarallo formaggio. Differente è invece la tavola di San Giuseppe, per la quale si preparano delle pagnottelle su cui sono incisi simboli come il bastone di San Giuseppe, Gesú bambino, la Corona simboleggiante Maria e la Croce per richiamare la Morte e la Resurrezione di Cristo.

Tutti, questi, antichi riti culturali e religiosi ancora oggi sono attuali nonostante le rispettive evoluzioni sociali e contemporanee. Tale sviluppo, secondo Lombardi Satriani, rischia di far perdere il valore sacrale del cibo per essere sostituito da un valore rituale e commerciale derivante sia dall’eccessiva diffusione dell’insicurezza della società moderna e il conseguente bisogno di rassicurazione attraverso l’alimentazione, sia a causa del suo accostamento a simbologie estetiche e materiali.

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Maria Anastasia Leorato

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