L'importanza di leggere la Parola di Dio nella propria lingua madre

Padre Alberto Fabio Ambrosio commenta la pubblicazione delle traduzioni in turco delle 20 catechesi di Benedetto XVI su San Paolo per l’anno paolino

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«Tradurre un testo di valore significa lavorare per il futuro. Le traduzioni rappresentano un patrimonio a beneficio della storia dell’umanità, specie in una delle poche lingue al mondo che, come il turco, non ha prodotto nulla in termini linguaggio cristiano e che manca di testi relativi alle fonti cristiane». Così padre Alberto Fabio Ambrosio ha commentato la pubblicazione di «Papa XVI Benedict, Aziz Pavlus»: la traduzione in turco, recentemente presentata a Istanbul, delle venti catechesi dedicate da Benedetto XVI all’Apostolo delle genti in occasione dell’anno paolino. Il padre domenicano, tra i maggiori studiosi cristiani dell’Islam mistico, vive da undici anni ad Istanbul ed ha seguito da vicino la realizzazione del volume pubblicato dalla Fondazione Internazionale Oasis grazie al sostegno di Aiuto alla Chiesa che Soffre.

Quella tra le due fondazioni è una lunga e proficua collaborazione, avviata sin dalla nascita di Oasis nel 2003. Nel 2010 e nel 2012 ACS aveva già finanziato la traduzione in arabo delle stesse catechesi su San Paolo e quella delle catechesi di Benedetto XVI sulla preghiera nell’Antico Testamento e nei Vangeli, entrambe realizzate dalla fondazione presieduta dal Cardinale Angelo Scola. «Per Oasis – spiega la Fondazione – tradurre rappresenta una parte essenziale del dialogo, poiché la lingua non è mero strumento di comprensione, quanto insostituibile medium d’incontro».

Una prospettiva pienamente condivisa da Aiuto alla Chiesa che Soffre che dedica una parte importante della sua opera al sostegno di traduzioni di testi religiosi. Come la Bibbia del Fanciullo, la bibbia illustrata per bambini tradotta in 174 idiomi differenti; YouCat, il catechismo per i giovani di cui ACS ha sostenuto la pubblicazione in diverse lingue, incluso l’arabo; il Nuovo Catechismo della Chiesa greco-cattolica ucraina; e la versione in cinese della Summa Theologiae, la più famosa delle opere di San Tommaso d’Aquino. Da segnalare anche le innumerevoli traduzioni di materiale utile alla pastorale, del Messale romano e dei libretti per la recita del Rosario – recentemente ne sono stati donati 30mila in urdu per la comunità cristiana del Pakistan. Dal 2010 ad oggi ACS ha sostenuto simili progetti per un totale di oltre 17milioni di euro.

«La Parola di Dio è maggiormente ascoltata e compresa nella propria lingua madre», afferma padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale di ACS per l’area mediorientale, che racconta di aver accolto con entusiasmo la richiesta della Fondazione Oasis per la traduzione in turco delle catechesi di Benedetto XVI. «Questo volume è una ricchezza per i cristiani, ma può essere anche discusso dai non cristiani, aprendo a nuove possibilità di dialogo interreligioso, che spesso risente di fraintendimenti e incomprensioni causati da fonti in un idioma diverso dal proprio».

Il testo tradotto da Oasis offre ai cristiani la possibilità di approfondire le radici della loro fede e contribuisce indiscutibilmente al cammino ecumenico, come dimostra la duplice prefazione a firma del cardinal Scola e del patriarca ecumenico Bartolomeo I. Ma Aziz Pavlus rappresenta anche uno strumento al servizio del dialogo tra culture e religioni. La figura dell’apostolo delle genti è vista con interesse in Turchia e non solo perché – come ha affermato durante la presentazione il vicario apostolico di Istanbul dei latini, monsignor Louis Pelâtre – «i turchi sono orgogliosi di annoverarlo tra i loro concittadini».

Molti intellettuali e studiosi hanno conosciuto la figura di Paolo attraverso filosofi moderni quali Alain Badiou e Giorgio Agamben, per poi approfondire i suoi scritti. E anche il mondo islamico è interessato al “santo dell’Anatolia”. «Per quanto alcuni musulmani guardino con sospetto all’operato di Saulo, non di rado accusato di un radicale travisamento del primitivo annuncio cristiano, Paolo è stato il primo grande teorizzatore della distinzione tra lettera e spirito di un testo sacro», ha notato il cardinal Scola a Istanbul.

«È un discorso che tocca da vicino i musulmani», spiega padre Ambrosio raccontando di essere stato invitato da alcuni intellettuali turchi a partecipare ad un gruppo di studio sulla Lettera di San Paolo ai Romani, che tratta proprio della “coppia paolina” di lettera e spirito. «Un’esperienza singolare, ci riunivamo in un caffè, che mi ha permesso di constatare lo straordinario impatto che la figura di Paolo ha avuto in Turchia. E sono certo che ne avranno anche le catechesi di Benedetto XVI». 

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ZENIT Staff

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