L'importanza della castità prima del matrimonio

“Se ci amiamo e stiamo per sposarci, perché non possiamo avere rapporti?”. Il punto di vista della Chiesa cattolica

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Se ci amiamo e stiamo per sposarci, perché non possiamo avere rapporti? Questa è una domanda che alcuni fidanzati cristiani possono farsi. Se provano un amore reale, per quale ragione non potrebbero esprimerlo con un gesto di intimità che aiuterebbe a crescere l’affetto tra loro? Se l’unione dei corpi sarà di lì a poco tempo qualcosa di comune, perché non iniziarlo quando l’amore già sembra essere maturo? Di certo la maggioranza dei cristiani accetta che una relazione tra persone che appena si conoscono sia irresponsabile e peccaminosa. Ma non è forse esagerato considerare alla stessa stregua un atto tra innamorati sinceri, fedeli l’uno all’altra, in procinto di sposarsi?

Per rispondere a questa domanda bisogna ricordare che la Chiesa non ha autorità per cambiare ciò che Dio ha rivelato. La Parola di Dio è sempre viva ed efficace, è una luce che guida i nostri passi. E la sua Parola ci dice: “Il corpo non è per la fornicazione, piuttosto è per il Signore, e il Signore è per il corpo”; “Fuggi via dalla fornicazione! Qualsiasi altro peccato altro l’uomo commetta è al di fuori del corpo; ma l’atto impuro pecca contro il suo proprio corpo” [1].

Questi testi esprimono il valore altissimo del corpo umano, che è tempio dello Spirito Santo, non qualcosa che possa essere usato e abusato. E la fornicazione (cioè l’atto sessuale fuori del matrimonio) è un atto peccaminoso proprio perché riduce il valore del corpo umano ad una “cosa” che richiede un “utilizzo” e che quindi degrada il corpo sia dell’uomo che della donna.

Le relazioni sessuali non possono essere considerate un mero atto fisico, devono invece essere espressione di qualcosa di gran lunga più profondo: si tratta di una donazione totale e incondizionata di una persona all’altra. Tale donazione è reale e si concretizza con il patto matrimoniale. Per questo l’atto sessuale è giusto quando ricerca il bene della coppia e rimane aperto alla procreazione e alla trasmissione della vita [2]. Sono questi i due fini del matrimonio.

Ma come accettare questi insegnamenti ai nostro giorni? C’è davvero una ragione che potrebbe convincerci della verità di questi insegnamenti? In realtà ci sono varie ragioni. Ne presenteremo ora quattro.

1. La relazione sessuale nel matrimonio difende specialmente la donna e il possibile frutto di questa relazione: il figlio. Se la generazione di un figlio si verifica prima del matrimonio che cosa succede? Questo nuovo essere viene visto più come un problema piuttosto che un dono. Infatti il concepimento di un figlio non obbliga l’uomo (il padre) a sposarsi. Se il padre possiede un senso di chiara giustizia, si atterrà ai suoi doveri di mantenimento del figlio e della madre. Però tutto ciò non è sufficiente ad un bambino. Ogni figlio ha diritto di nascere all’interno di un matrimonio saldo, dove i genitori ricercano la felicità insieme. All’interno del matrimonio il figlio è il proprio frutto naturale, socialmente e giuridicamente protetto perché visto come un dono, e non come un oggetto o un frutto indesiderato.

2. In generale chi vive la castità nel fidanzamento, avrà minori difficoltà di vivere la fedeltà nel matrimonio. Attualmente il “permissivismo” morale è enorme. L’“educazione sessuale” trasmessa dai mezzi di comunicazione di massa, ma anche dalla scuola, dice: “Fa’ ciò che vuoi, sia con preservativi sia senza, di nascosto, senza dire nulla ai tuoi genitori”. Per vincere questo ambiente così ostile e irresponsabile è necessaria una vera educazione alla castità, a protezione appunto dell’autentico amore. E il periodo di fidanzamento serve a questo: per far crescere la coppia nella reciproca conoscenza è indispensabile elaborare progetti comuni, al fine di raggiungere virtù indispensabili alla vita matrimoniale. Se la coppia vive bene questo periodo, senza giungere ad avere intimità tipiche della vita matrimoniale, si formerà nella scuola della fedeltà. In altre parole, si manterrà una maggiore fedeltà all’interno del matrimonio, se se si è conservata la purezza del legame durante il fidanzamento.

3. L’amore matrimoniale non si riduce ad essere un mero esercizio fisico, ma diventa comunione totale di vita. Una volta Chesterton disse: “In tutto ciò che valga la pena fare, sino ad ogni piacere, c’è un punto di dolore o di noia che deve essere preservato, proprio perché il piacere possa rivivere e durare. L’allegria della battaglia viene dopo il primo timore della morte; l’allegria nel leggere Virgilio viene dopo la noia dell’apprendimento; la gioia del bagnista, dopo il primo colpo dell’acqua freda e il successo del matrimonio viene solo dopo la delusione della luna di miele” [3]. Ciò che disse quest’autore, uomo felicemente sposato, è verità incontestabile. Il piacere dell’atto sessuale certamente esiste, ma non si riduce a questo la vita matrimoniale. L’atto sessuale è – come ogni atto umano – sempre ambiguo, poiché allo stesso tempo in cui lo si fa, causa una certa frustrazione. Ciò accade perché il cuore umano è fatto per l’infinito e non si accontenta di atti singoli. Ogni giovane è in grado di riconoscere tutto ciò, quanto fa parte di ogni processo di maturazione. E la cosa migliore è che questo accada all’interno del matrimonio. Solo chi supera “la delusione” iniziale può essere felice nel matrimonio, giacché la felicità viene da Dio, dall’amore fedele e responsabile, quotidianamente rinnovato in atti di mutua donazione. L’amore non è la stessa cosa del piacere, ma donazione volontaria e fedele che oltrepassa tutte le difficoltà.

4. Buona parte delle coppie che si impegnano in progetti seri di matrimonio finiscono poi per separarsi prima che si realizzi lo stesso matrimonio. Né fidanzamento né semplicemente l’innamorarsi reciproco consentono lo stesso livello di impegno che può nascere nel matrimonio. Per tale ragione coloro che si consegnano a relazioni sessuali precedenti al matrimonio corrono il rischio di consegnarsi a qualcuno con cui, alla fine poi, non si uniranno in sacramento. E questo peccato comunque macchierà e marcherà in maniera profonda l’anima, con la conseguenza di portare serie ferite, soprattutto affettive, ma anche cognitive, prima che si possa essere perdonati da Dio grazie ad una buona confessione. Attualmente le persone “usano” il sesso come se fosse un gioco. E cosa succede? Ogni volta sempre meno persone riescono a raggiungere l’opportunità di scelte definitive e sempre meno persone si sposano. L’atto matrimoniale, al quale Dio volle unire anche un piacere sensibile, deve produrre un piacere superiore, di natura spirituale: la gioia, cioè, di sapersi uniti alla volontà di Dio. E l’atto di generare un figlio è qualcosa di miracoloso in cui si completa l’unione di parti materiali dei genitori alla creazione di una nuova anima umana, direttamente mediante Dio. Il piacere che i genitori hanno nel sapersi parte del progetto di Dio è qualcosa di meraviglioso e unico.

La risposta alla domanda dice, pertanto, che l’amore non è soltanto un sentimento incerto, né ugualmente si riduce a mero piacere. Ma è qualcosa di ben pratico ed esigente, che implica la volontà concreta di collaborazione ai piani di Dio che concepì il matrimonio come espressione perfetta di una donazione reciproca ed integrale di due persone, l’uomo e la donna, collaborando così con la stessa opera creatrice di Dio.

*

NOTE 

[1] I Cor. 6,13 e 18; cfr.: Tob. 4,13; At, 21,25; Ef. 5,3.

[2] Cfr. Catecismo da Igreja Católica, § 2361-2363.

[3] Chesterton, O que há de errado no mundo, EditoraEcclesiae,Campinas2012.

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Anderson Alves

Sacerdote della diocesi di Petrópolis – Brasile. Dottore in Filosofia presso alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma.

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