"L'impegno pastorale della Chiesa di fronte ai nuovi movimenti religiosi e alle sètte"

Con i Vescovi della CEI passo dopo passo (Terza parte)

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Stiamo esaminando il documento della CEI di cui al titolo

4.

Il documento rileva che il sorgere e il diffondersi dei movimenti religiosi e sètte (molto vivace considerato il numero delle attuali denominazioni rispetto a 15 anni fa) è determinato soprattutto da “l’affermarsi di una cultura del soggetto che, accanto a tanti aspetti positivi, ha dato origine a un relativismo culturale, che ha esteso la sua influenza anche alle dimensioni religiose e morali”.

Spiega poi che essi sono denominati in modo diverso. Di solito “sette” o “nuovi movimenti religiosi” o “movimenti religiosi alternativi” (dizione da noi preferita), “nuovi culti”, “nuove religioni”, “nuove rivelazioni” o altro. E tuttavia, proprio per la loro varietà, non si è trovato un modo soddisfacente per indicarle univocamente. Così che l’uso di denominarle “sette”, come è nel titolo di questo opuscolo e di quello magisteriale del 1986, “viene usato per motivi pratici, nel sincero rispetto delle persone e senza quella connotazione negativa che, a volte, viene ad esso collegata”. Non sarà inutile sottolineare ancora una volta la distinzione che il GRIS adotta, sin dalla sua costituzione nel 1990 e qui fatta propria dalla CEI, tra “persone” sempre meritevoli di rispetto e amore, e le “ideologie” di cui tali denominazioni sono propagatrici. Ve ne sono state e ve ne saranno di alcune che sono tuttaltro che rispettabili (come ad es. le sètte criminali in cui si sono realizzati suicidi coatti di massa; oppure le 75 psicosette monitorate dalla pubblica autorità; o quelle che propagano i disvalori, la trasgressione, il vizio, come i culti satanici ecc.). 

5.

In questo fenomeno della nuova religiosità confluiscono  gruppi di antica costituzione e gruppi più recenti. Tra i primi il documento segnala esplicitamente “i Testimoni di Geova [che] – diffusisi in Italia dopo la seconda guerra mondiale -, anche se di matrice cristiana, si sono talmente allontanati dall’autentica fede in Gesù Cristo Figlio di Dio, che difficilmente possono meritare il nome cristiano”. Perché non si meravigli chi li ha sentiti protestare che loro “credono in Gesù Cristo Figlio di Dio” si tenga presente che essi, in sede di spiegazione del loro credo, preciseranno che Gesù Cristo non è la Persona del Figlio incarnata ma solo un uomo in cui si è trasferita la “forza vitale angelica” di Michele, sparito dal “Reame dei cieli”. E considerando che Michele arcangelo era una creatura e che la forza vitale è impersonale, abbiamo che il Gesù storico non ha la valenza che noialtri della “cristianità apostata” (è la definizione che i TG ci assegnano) diamo al concetto di Figlio di Dio, a quello di incarnazione, il cui risultato è una unica Persona divina dotata sia di  umana che divina.

Tra i secondi vengono segnalati “movimenti derivati dalle religioni orientali o di orientamento sincretista, che promettono ricette di pace e felicità interiore, nonché movimenti che mettono al centro lo sviluppo del potenziale umano, pur conservando certi aspetti religiosi. E’ riemersa l’antica corrente esoterico-occultista…” ecc…

E’ importante notare la seguente persuasione della CEI, ahimè ancora non corrispondente a quella di tanti operatori pastorali (il che ha motivato questa iniziativa di sensibilizzazione che stiamo conducendo): “le diverse espressioni di nuova religiosità non rappresentano un fenomeno marginale. Esso interessa prevalentemente proprio le sedi centrali della cultura dell’occidente e prospera nelle più grandi e ricche città dell’emisfero settentrionale, avvalendosi spesso di consistenti finanziamenti per diffondersi anche nelle regioni più povere del sud del mondo.”

E’ il severo monito di non sottovalutare la virulenza del fenomeno, che del resto, ha dato ampia prova di essere tenace e tentacolare. 

6.

La CEI ricorda che il fenomeno delle sètte (ed in ciò accoglie la derivazione del termine dal latino secta = separata) non è nuovo nella storia, e che non ha fatalmente senso negativo. Dice che lo scopo del loro sorgere può essere stato quello “di meglio definire una propria identità e di perseguire in maniera più radicale la realizzazione di un proprio ideale.” I motivi che suscitano tali aggregazioni  possono essere molteplici e inizialmente buoni “tra cui soprattutto il desiderio di operare un risveglio delle coscienze e di provocare una esperienza religiosa più caratterizzta ed intensa.”  Tuttavia questo può accompagnarsi a “una radicalizzazione ed assolutizzazione di aspetti e principi religiosi, a tal punto forzati da modificarene il significato originario” con il risutato che il termine sètta ha oggi una connotazione indiscutibilmente negativa e perfino meritevole di querela. Si ricorderà però che abbiamo già incontrato la benevola ammissione e ammonizione del Magistero, all’inizio del documento di sondaggio emanato nel 1986 “Il fenomeno…” (al n. 1.1), avvertente che lo spirito settario (negativo) non è necessariamente il costitutivo di una setta, e che tale spirito potrebbe allignare anche in gruppi ecclesiali. Così che in casa nostra siamo sempre tutti tenuti alla vigilanza, al periodico esame di coscienza e all’autocritica. Ma in questo documento abbiamo una nota ulteriore (la n. 10) che ci mostra il cuore materno dei nostri pastori perché apre la speranza ad una evoluzione positiva delle sètte e MRA in “chiese”; merita perciò di essere riportata e appuntata:

“Il formarsi di tali raggruppamenti è collegato sia a situazioni storiche contingenti, vere o presunte – quali il degrado morale della comunità di appartenenza, l’appiattimento dottrinale, il traviamento disciplinare -, sia alla perenne aspirazione al rinnovamento insita nella natura dell’esperienza religiosa. I modi in cui si formano le sette sono anch’essi vari: un moto spontaneo attorno ad un capo carismatico [e qui avremmo che la “secta” fa proprio anche l’etimo da “sequor/qui”, farsi seguace di… – ndr] , una protesta nei confronti della «chiesa» di appartenenza, un moto di risveglio spirituale.

Con l’andare del tempo questi gruppi assumono per lo più il carattere di società guidate in maniera fortemente centralistica e con strutture spesso assai rigide. In certi casi il passare del tempo porta a una maggiore integrazione sociale e, ciò che inizialmente era considerato una «setta», guadagna poi lo statuto sociale di «chiesa».”

Ahimé la speranza però spesso viene delusa dal fenomeno opposto, quando “Il passaggio di questi movimenti da una posizione minoritaria ad una maggioritaria, come pure i dissidi interni non componibili con la rigidità della struttura, possono facilitare la nascita di altri gruppi contestatari. Si determinano così facilmente ulteriori scismi e suddivisioni. Ciò spiega il numero impressionante di tali movimenti.”

7.

La CEI ricorda che c’è stato perfino un Concistoro straordinario nel 1991 dove si è affrontato il problema delle tipologie con cui classificare il fenomeno delle sètte. E, facendo riferimento al cristianesimo ne sono risultati movimenti di origine protestante, sette con radici cristiane, movimenti provenienti da altre religioni o da un background umanitario o di sviluppo del potenziale umano, quando non da un presunto “potenziale divino”.

Quelli di matrice cristiana si caratterizzano per invito alla conversione con ritorno alla purezza delle origini, come pure dal distacco da una comunità ritenuta infedele. Altri sono escatologico-millenaristi; attendono l’imminente fine del mondo e si pongono in contrasto con la Chiesa dipinta  a volte come l’anti-Cristo, e realizzano una rottura-separazione dalla società civile e i suoi problemi.

Infine ne abbiamo di alcuni che puntano su una illuminazione interiore. Accarezzano
una intuizione spirituale che vada oltre la Bibbia, in distacco dalla storia e indifferenti verso altri movimenti religiosi. 

8.

Ciò che viene ben sottolineato e con le scuse per una “classificazione forzatamente sommaria” è che in tale classificazione “non rietrano assolutamente le grandi Chiese e comunità cristiane che si dichiarano aperte al dialogo ecumenico (Ortodossi, Anglicani, Protestanti), in particolare quelle che fanno parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese.

Qui ci si riferisce invece a quei gruppi che sono distanti dal contenuto essenziale del cristianesimo, come i Testimoni di Geova e i Mormoni, ad alcune forme di pentecostalismo e di fondamentalismo, e ad altri gruppi che si sono costituiti in forma autonoma e adottano atteggiamenti di rigida chiusura.”. 

9.

Accanto alle sètte derivanti dalle grandi tradizioni religiose storiche, sia cristiana che orientale, il documento ricorda che permane la “tentazione «sincretistica e gnostica», che ha accompagnato nei secoli il cammino delle comunità cristiane.”

In essa si misconosce la singolarità di Gesù Cristo, verbo di Dio fatto uomo, morto e risorto, e la necessità della grazia dello Spirito Santo per la salvezza. Gesù Cristo viene così ridotto a uno dei tanti profeti di una salvezza che sgorga dal cuore dell’uomo.” E il grande handikap consistente nella morte che interrompe il processo di autodivinizzazione, viene “risolto” accogliendo il dogma della reincarnazione importato dall’induismo-buddismo riciclato da punizione a nuova opportunità di miglioramento. Dogma nato non da rivelazione ma dalla aspirazione del cuore alla vita senza fine, una vita che però relega la salvezza nella immanenza. Le varie religioni possono così essere strumentalizzate ciascuna per qualche aspetto che non contrasta con tale tipo di salvezza; e siamo in piena New Age!

(La seconda parte è apparsa domenica 17 novembre)

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Sandro Leoni

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