L'immigrato: un protagonista dell'evangelizzazione

In corso a Roma l’Incontro Europeo per i direttori della Pastorale dei Migranti

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di Luca Marcolivio

ROMA, mercoledì, 28 novembre 2012 (ZENIT.org) – Si è aperto ieri a Roma l’Incontro Europeo per i direttori nazionali delle Pastorali dei Migranti. Obiettivo del meeting, che è promosso dal  Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) e che si concluderà domani, è quello di attualizzare il tema delle migrazioni alla luce del messaggio di papa Benedetto XVI in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato dello scorso anno e del Sinodo dei Vescovi sulla Nuova Evangelizzazione, conclusosi un mese fa.

Nel suo saluto iniziale il cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria e vicepresidente del CCEE, ha ricordato l’affermazione più significativa dell’ultimo Sinodo sul tema dell’immigrazione: i migranti non sono solo destinatari dell’annuncio evangelico ma ne sono anche “protagonisti”.

“Chi lascia il proprio paese per raggiungerne un altro, se è credente, non può limitarsi a dare a coloro che lo accolgono solo la forza del proprio lavoro o la capacità intellettuale negli studi – ha detto il porporato -. Costui deve, infatti anche sentirsi chiamato a testimoniare la fede con gioia e senza paura”.

L’arcivescovo di Zagabria ha concluso, rammentando che la fede può crescere solo quando la si fa “fruttificare nella missione”. Ha quindi espresso l’auspicio che “le leggi e la cultura in Europa e nel mondo non siano di ostacolo ai credenti per vivere e testimoniare la propria fede” e che “in questo anno della fede, i migranti possano trovare comunità vive che portano all’incontro con Gesù e dove anche loro come credenti siano ritenuti un dono immenso”.

Il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha sottolineato che, da sempre, le migrazioni “fanno parte integrante della vita della Chiesa”  e hanno svolto “un ruolo fondamentale nella diffusione del Vangelo”.

Al punto che esiste uno “stretto legame tra l’evangelizzazione e la migrazione, e un rapporto esplicito tra la nuova evangelizzazione e il movimento dei popoli in tutto il mondo”.

I flussi migratori rappresentano, per molti versi, una “presenza profetica” che porta con sé “le lotte e le sofferenze di milioni di persone, con le sfide che la loro presenza evoca”, ha aggiunto il porporato.

In questo contesto la Chiesa è tenuta a “contribuire alla discussione” affinché siano sempre rispettate la “solidarietà”, la “giustizia” e, soprattutto, la “dignità di ogni persona umana”.

Tali principi sono tutelabili soltanto se si tiene “in giusta considerazione sia lo sforzo di coniugare legalità e sicurezza sia la tutela prioritaria della centralità e della dignità di ogni individuo, a prescindere dal suo status giuridico, nella legalità o nella irregolarità”.

Vegliò ha poi menzionato l’istruzione Erge migrantes caritas Christi che propone due tipologie di “operatori di comunione”: il cappellano e/o missionario; i fedeli laici.

La figura del missionario è rilevante, anche per “la sua presenza come forestiero in terra straniera” che “funge da ricordo vivo per la Chiesa locale della cattolicità della Chiesa universale, intesa come diversità in armonia”.

I laici, invece, “sono chiamati a intraprendere l’itinerario di comunione, nella Chiesa locale, che implica accettazione delle legittime diversità” (Erge migrantes caritas Christi, n° 99).

In tempi così difficili la Chiesa è chiamata ad offrire la sua opera di sempre ma “con maggiore generosità e urgenza”, trasmettendo il Vangelo attraverso “una vera e propria esperienza di comunione con Cristo e di dare alle future generazioni la buona testimonianza di una vita coerente”, ha quindi concluso il cardinale Vegliò.

L’intervento di monsignor Paolo Schiavon, presidente della CEMI e della Migrantes italiana, si è soffermato particolarmente sull’immigrazione nel contesto italiano.

Il presule ha, in primo luogo, ricordato che l’Italia, tradizionalmente paese di emigranti (vi sono tuttora 4.200.000 nostri connazionali all’estero), in tempi recenti è diventato soprattutto meta di immigrazione (oltre 5 milioni di presenze straniere).

Gli obiettivi pastorali su cui si sta muovendo la Conferenza Episcopale Italiana, di concerto con Migrantes, riguarda quattro punti essenziali:

1)   Una maggior cura dell’informazione, lontana dagli stereotipi e con un approccio sempre più in positivo sulla migrazione.

2)   Un lavoro di ricerca sulle realtà dei profughi, dei rifugiati politici e dei nomadi (rom e sinti).

3)   La formazione degli operatori del settore, attraverso corsi, convegni e seminari di primo e secondo livello.

4)   Un ruolo di coordinamento e progettazione degli operatori e delle esperienze diocesane e regionali nel mondo delle migrazioni e della mobilità.

Sul piano ecclesiale, la pastorale di Migrantes riguarda soprattutto: la cura delle Comunità di cattolici di altri Paesi presenti in Italia; la formazione dei presbiteri stranieri in Italia, il catecumenato (che nel 70% dei casi interessa persone straniere, cinesi e albanesi in particolare), il sostegno a strumenti di informazione; l’accompagnamento di cattolici di altre Comunità alla partecipazione e alla responsabilità nelle Chiese locali, nelle associazioni e nei movimenti cattolici.

C’è poi l’aspetto della promozione umana, tra i cui obiettivi monsignor Schiavon ha citato il superamento degli ostacoli burocratici, in particolare per l’ottenimento dei documenti e il ricongiungimento familiare; l’estensione del diritto di voto amministrativo alle persone straniere; la tutela dei lavoratori; la salvaguardia delle rimesse.

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ZENIT Staff

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