L'Europa dev'essere evangelizzata. Ne ha bisogno!

L’intervento al Sinodo del cardinale Péter Erdő

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CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 9 ottobre 2012 (ZENIT.org).- Pubblichiamo l’intervento tenuto ieri al Sinodo dal cardinale arcivescovo di Esztergom-Budapest, Péter Erdő, presidente della Conferenza Episcopale dell’Ungheria e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali dell’Europa (C.C.E.E.).

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1. L’Europa dev’essere evangelizzata. Ne ha bisogno. Al tema dell’Europa sono già state dedicate due Assemblee speciali del Sinodo dei Vescovi. La prima dopo la caduta del muro di Berlino, in un clima di entusiasmo. La seconda nel 1999, all’alba del Grande Giubileo. I frutti di quest’ultima sono stati riassunti nelI’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Europa” del Beato Giovanni Paolo II. Nel frattempo sono passati quasi 13 anni. Si sono compiute le speranze? Si sono risolti o, al contrario, aggravati i problemi? 

2. Tra i segnali di preoccupazione, il grande Pontefice menzionava lo “smarrimento della memoria dell’eredità cristiana” (Ecclesia in Europa, 7). Tale processo e diventato ancor più evidente negli ultimi anni. Nonostante molte esperienze liete, nella maggior parte del continente si sta diffondendo l’ignoranza circa la fede cristiana. Molti mass-media divulgano una presentazione della fede cristiana e della storia che talora abbonda di calunnie, disinformando il pubblico sia circa il contenuto della nostra fede sia a proposito della realtà della Chiesa. Anche la nostra attività catechetica, soprattutto quella congiunta alle istituzioni dello Stato presenta molti lirniti. II Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa ha disposto, pochi anni fa, un’indagine in tutti i paesi del continente circa la situazione giuridica, statistica, ecclesiale e culturale dell’insegnamento della religione. I risultati rivelano che nelle scuole pubbliche di molti paesi è possibile un insegnamento sulla religione o sulle religioni, ma non della religione cattolica. Tuttavia un tale insegnamento della religione, cosiddetto neutrale, comporta piuttosto un’educazione al sincretismo o all’indifferentismo.

3. La scristianizzazione è accompagnata da ripetuti attacchi giuridici, e talora fisici, contro la presenza visibile delle manifestazioni della fede. 

Tra i segni preoccupanti di ostilità sistematica l’Osservatorio europeo di cristianofobia ha preso atto di molti casi di discriminazione e di violenza contro i cristiani in quasi tutti i paesi europei. Non di rado accade pure che i tribunali rifiutino l’aiuto alle vittime cristiane di tali attacchi. La stragrande maggioranza dei casi di violenza e di discriminazione per l’appartenenza religiosa si compie in Europa contro cristiani, soprattutto cattolici.

4. La scristianizzazione non e solo un processo spontaneo. Se l’Esortazione Apostolica “Ecclesia in Europa” poteva ancora salutare “con soddisfazione ciò che è stato fatto per precisare le condizioni e le modalità del rispetto dei diritti umani” (Nr. 12), oggi dobbiamo costatare con preoccupazione il sorgere dei cosiddetti “diritti umani di terza e quarta generazione”. Essi non hanno più chiari legami con la visione umana e cristiana del mondo né con la moralità oggettiva espressa anche nelle categorie del diritto naturale. Così la loro base è spesso solo di ordine umano-positivo, come se l’uomo con le proprie opinioni e desideri fosse indipendente anche rispetto alla stessa realta.

Lo “smarrimento della memoria del cristianesimo” va di pari passo con i cambiamenti antropologici che sono conseguenza di una cultura audiovisiva, ma che indeboliscono i concetti chiari e il ragionamento logico.

5. Tale processo comporta un grande rischio anche per la società civile. L’“Ecclesia in Europa” (Nr. 12) riconosce come fenomeno europeo positivo “la considerazione data al diritto”. Bisogna costatare purtroppo che lo stato di diritto si è indebolito negli ultimi anni in diversi paesi. Soprattutto la crisi finanziaria ha costretto i politici a prendere drastiche misure contrarie alla volontà dei propri elettori. La gente ha spesso l’impressione che la democrazia tradizionale stia perdendo il suo significato. 

Si manifestano pure i segni di un’illusione secondo cui sia possibile governare la società con i mass-media e l’economia, rinunciando completamente al diritto e alla moralità.

6. La gente in Europa, proprio a motivo del calo demograflco e dell’invecchiamento della popolazione – fenomento indagato dal CCEE due anni fa -, per la crisi economica e per l’indebolimento dell’identità culturale e religiosa, ha fame e sete di speranza.

Le Giornate Mondiali della Gioventù di Colonia e di Madrid, e le visite pastorali del Santo Padre in diversi paesi, hanno costituito un grande segno di speranza e hanno avuto un’efficacia missionaria straordinaria. Il movimento delle masse, la partecipazione dei mass-media, le grandi celebrazioni hanno toccato il cuore della gente, particolarmente sensibile a questo linguaggio di comunicazione. Gli effetti non sono fugaci. In quelle occasioni diversi partecipanti hanno ricevuto persino la loro vocazione sacerdotale o religiosa. Anche alcuni vescovi sono tornati profondamente commossi da questi incontri.

La missione cittadina organizzata in molti centri europei ha cercato di dare rilievo a questa speranza. “Chi ci fara vedere il bene?” (Sal 4, 7) suonava il motto della missione di Parigi. “C’è una speranza per la tua discendenza” (Ger 31, 17) abbiamo sentito nella missione di Budapest. Queste missioni hanno avuto risultati durevoli: oltre alla molteplice presa di contatto con la società non credente, una tale esperienza ha aiutato soprattutto le parrocchie a riscoprire la laro vocazione alla missione verso i non praticanti, ma anche verso i non credenti. A partire dall’anno scorso, quando – con l’aiuto del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione – abbiamo nuovamente organizzato una grande missione in 12 citta europee, si e costatato con gioia lo spirito di iniziativa presso molte parrocchie. Per rispondere alla crisi familiare, si e potuta persino intraprendere la visita di tutte le famiglie cattoliche nel nome della parrocchia, con l’incarico del Vescovo. Molti laici ricevono ora la formazione per questa missione.

7. Si osserva anche il ruolo prezioso di alcuni movimenti di spiritualità, menzionati già nell’“Ecclesia in Europa” (Nr. 15). Essi sono una vera benedizione per la Chiesa, se riescono ad evitare la tentazione postmoderna di accontentarsi di sentimenti e percezioni particolari. La presenza attiva nella missione di persone provenienti da altri paesi e da altri continenti, incoraggia molto i fedeli europei. 

8. Un altro segno dei tempi, particolarmente promettente in Europa, è la crescita del volontariato nelle parrocchie, specialmente nell’opera caritativa. Soprattutto i pensionati, in età compresa tra i 65 e i 75 anni, dimostrano una generosità commovente e contribuiscono a rafforzare la solidarietà tra le generazioni.

9. Purtroppo, continuano ad essere presenti in Europa tensioni nazionali ed etniche. Questioni irrisolte sui Balcani, la situazione precaria dei cattolici nella Bosnia, i diversi conflitti connessi con il fenomeno dell’immigrazione nell’Occidente europeo richiedono una testimonianza equilibrata e a volte un paziente servizio da parte della Chiesa. 

Ringraziamo la Divina Provvidenza, perché negli ultimi anni è proseguita, nonostante i suddetti problemi, la riconciliazione tra le nazioni europee. Incoraggiate da Sua Santità Benedetto XVI, le conferenze episcopali della Slovacchia e dell’Ungheria hanno potuto sottoscrivere nel 2006 un atto di riconciliazione. Il loro gesto puo servire da esempio per la società di entrambe le nazioni. Un altro evento coraggioso si è verificato pochi mesi fa. Il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutta la Russia, Cirillo, ha firmato a Varsavia con il Presidente delIa Conferenza Episcopale Polacca un atto di riconciliazio
ne. In esso, le parti confermano anche la loro comune intenzione di difendere e far accogliere i valori umani e cristiani in Europa. 

10. In questo contesto si inseriscono i risultati ecumenici più recenti. Malgrado il fatto che alcune nuove comunità siano fortemente anticattoliche, e che altri ambienti cristiani cerchino di riaffermare la loro identità mediante attacchi contro la Chiesa cattolica, la collaborazione pratica generale tra le chiese e le comunità cristiane in Europa sta crescendo. Un segno di questo fatto è il Forum Cattolico-Ortodosso Europeo, che si occupa di questioni attuali di morale e di dottrina sociale. Gli incontri con i rappresentanti di tutte Ie Chiese ortodosse hanno espresso un larghissimo consenso circa la famiglia e la vita, circa i criteri dei rapporti tra Stato e Chiesa e la crisi economica. Anche con le comunità protestanti sta crescendo in Europa lo spirito di fratellanza e solidarietà.

11. Oltre a ciò, cresce tra i vescovi cattolici di rito latino e orientale la coscienza dell’unità, della fratellanza e della vera comunione.

Chiediamo dunque la luce dello Spirito Santo per i lavori di questa Sinodo e per tutta la nuova evangelizzazione. Santa Maria, Madre delIa Chiesa, prega per noi! 

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ZENIT Staff

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