L'età d'oro dell'arte olandese

Apre la grande mostra su Vermeer alle Scuderie del Quirinale

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di Paola de Groot-Testoni

ROMA, mercoledì, 26 settembre 2012 (ZENIT.org).- La mostra “Vermeer. L’età d’oro dell’arte olandese”, alle Scuderie del Quirinale dal 27 Settembre 2012 al 20 gennaio 2013, offre al grande pubblico la maggiore mostra dedicata ad uno dei più grandi artisti olandesi del XVII secolo mai organizzata in Italia.

Johannes Vermeer nacque a Delft nel 1632 (dove morì nel 1675) e dipinse non più di 50 tele nella sua vita di cui oggi solo 37 sono conosciute.

Intenditore d’arte e mercante, Vermeer si considerava soprattutto un pittore e lavorando solo su commissione non dipinse mai più di due o tre opere all’anno, lo stretto necessario per mantenere la moglie e gli undici figli. Oggi è considerato tra i più grandi artisti di tutti i tempi, e certamente uno dei più noti, ora che, dopo anni di oblio, è diventato una figura-cult che ha ispirato scrittori, come Tracy Chevalier con il suo romanzo Girl with a Pearl Earring (La ragazza con l’orecchino di perla), e registi.

Delle opere sicuramente attribuite a Vermeer, nessuna appartiene ad una collezione italiana o è comunque conservata nel nostro paese. Solo 26 dei suoi capolavori, conservati in 15 diverse collezioni, possono essere spostati o viaggiare. Negli ultimi cento anni ci sono stati solo 8 grandi mostre dedicate a Vermeer nel mondo, e solo tre hanno ottenuto il prestito di più di 4 dei capolavori dell’artista: nel 1996 alla National Gallery of Art di Washington, con una seconda sede al Mauritshuis de L’Aia, nel 2001 al Metropolitan Museum di New York, e nel 2003 al Museo del Prado, a Madrid in Spagna che, come l’Italia, pur non conservando nessuna delle opere dell’artista, è comunque riuscita ad esibire nella sua esposizione ben 9 opere.

La mostra di Roma espone otto opere del maestro di Delft, dalle sue donne “ideali” alla famosa Het Straatje (La stradina), accanto a cinquanta capolavori dai suoi contemporanei, icone dell’arte del Secolo d’Oro olandese, tutti in possesso di una comune affinità pittorica.

Ai visitatori non solo sarà presentato il genio artistico di Vermeer, ma sarà mostrato come il maestro fosse legato agli altri artisti olandesi del periodo: gli interni di Vermeer, per esempio, spesso ritoccati e modificati, presentavano a volte oggetti presi in prestito che non comparivano peraltro nell’inventario della casa. Estremamente raffinato e in possesso di una straordinaria memoria visiva, Vermeer si tenne sempre ben aggiornato sulla produzione artistica dei suoi contemporanei olandesi, molti dei quali sono rappresentati in mostra.

Le opere dei grandi artisti del Secolo d’Oro olandese saranno esposte accanto a Vermeer: Carel Fabritius e Maes Nicolas, pionieri di effetti sperimentali e naturalistici relativi alla luce e allo spazio, che spesso Vermeer utilizzava per aumentare il realismo delle sue composizioni; Gerard ter Borch, osservatore straordinariamente empatico di giovani donne, molto simile a Vermeer, Pieter de Hooch, tra i più famosi pittori del suo tempo, ispirato da Vermeer stesso, così come Gerrit Dou, maestro del chiaroscuro applicato al lume delle candele nelle scene notturne, Gabriel Metsu, Frans van Mieris, Jacob Ochtervelt, ed altri ancora.

Nelle opere di Vermeer i colori dominanti sono il blu e il giallo ma è anche conosciuto come il “maestro olandese della luce” per la sua straordinaria capacità di descrivere la luce e il cielo dei Paesi Bassi in una pennellata. Inoltre i suoi dipinti sono una preziosa testimonianza della luminosità delicata dei cieli olandesi XVII secolo, che dopo la massiccia polderizzazione degli ultimi secoli, sono scomparsi in quanto manca la riflessione dell’acqua di laghi e i acquitrini bonificati.

Il fascino di Vermeer e la sua straordinaria finezza pittorica sono state riscoperte di recente. La sua fortuna, infatti, ha inizio solo nella seconda metà del XIX secolo, dopo una monografia appassionata del critico francese Thoré-Bürger. Siamo nel 1866: Vermeer è morto da quasi due secoli, e, tra gli intenditori, la sua fama non ha mai smesso di crescere. Famosi sono stati i sostenitori della sua incredibile abilità come per esempio Teophile Gautier, i fratelli Goncourt e, forse il più celebre, Proust, che ha dimostrato un forte interesse per l’arte del pittore. Non è ancora chiaro se Vermeer avesse un maestro, e chi eventualmente fosse, d’altro canto anche poco si sa della sua vita, tanto che lo stesso Théophile Thoré-Bürger lo ha definito “la Sfinge di Delft”. Dopo un’altilenante fortuna di critica, ora il successo di Vermeer è un dato di fatto che è culminato nella consacrazione dell’artista avvenuta nel1996 in una mostra a Washington, a cura di Arthur Wheelock, curatore anche di questo appuntamento imperdibile alle Scuderie del Quirinale.

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ZENIT Staff

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