L'eredità di San Giovanni Paolo II nella difesa della vita

Durante un dibattito avvenuto lo scorso 25 aprile alla Pontificia Università della Santa Croce, Luca Volontè ha sottolineato quanto attuale sia l’impegno di papa Wojtyla

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Un impulso decisivo alle iniziative della galassia pro-life mondiale fu dato da Giovanni Paolo II. Dal magistero, dai discorsi e dagli atti concreti del Papa appena canonizzato trapela forte e chiaro l’impegno a tutela del diritto alla vita, dal concepimento sino a morte naturale.

Il tema è stato al centro di un dibattito svoltosi venerdì scorso, 25 aprile, presso la Pontificia Università della Santa Croce, a Roma, organizzato da Alliance Defending Freedom e C-FAM.

Tra i relatori, Luca Volontè, presidente del Partito Popolare Europeo in Consiglio d’Europa, il quale si è soffermato sulla lettera che Giovanni Paolo II scrisse nel 1994 a Nafis Sadik, segretario generale della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo.

“Il Santo Padre – ha riferito Luca Volontè – metteva in chiaro il cuore delle questioni da discutere e rivalutare”. Questioni come l’inalienabilità della dignità di ogni persona e l’impegno per il bene comune di popoli e nazioni. Questioni che il Papa poneva perciò alla base di ogni scelta politica.

 “Nessuno scopo e nessuna politica – scriveva il Pontefice – sortiranno risultati positivi per i popoli se non rispetteranno la dignità unica e i bisogni obiettivi di questi stessi popoli […] Lo sviluppo deve essere rivolto al bene autentico di ogni persona e dell’intera persona”.

Altro aspetto determinante è la difesa dell’istituto familiare, cioè – ha ricordato Luca Volontè – “quella comunione di persone instaurata dal matrimonio fra marito e moglie, che è, come afferma la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la cellula naturale e fondamentale della società”.

Si fa oltremodo necessario spendersi in sostegno della famiglia oggi, in un periodo in cui risulta minacciata e “di cui si dimentica il proprio valore e la propria funzione sociale e civile”, ha aggiunto l’ex deputato.

Evidenziate queste “verità fondamentali”, Giovanni Paolo II entra nel merito di questioni di stringente attualità, oggi come allora. Il Papa definisce “inaccettabile” la sterilizzazione, la quale, “in ossequio all’idea eugenetica”, viene promossa da agenzie dell’Onu e dell’Unione europea come “metodo di pianificazione familiare”.

Altro metodo di pianificazione familiare, l’aborto, viene poi considerato “un male nefasto”. I bambini, per papa Wojtyla, “non devono essere trattati come un peso o un inconveniente ma dovrebbero essere amati in quanto portatori di speranza e promesse per il futuro […] La società dovrebbe promuovere politiche sociali, che abbiano come principale obiettivo la famiglia stessa, aiutandola, sia nell’educazione dei figli sia nella cura degli anziani evitando il loro allontanamento dal nucleo familiare e rinsaldando i rapporti tra le generazioni” (Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 49).

Luca Volontè ha rilevato come oggi, “al contrario degli auspici del Papa”, le politiche familiari “vengono abbandonate”, così come i bambini e i giovani, “considerati un ‘peso morto’ da depotenziare o annichilire”.

Lo stesso Volontè rammenta poi l’accento posto da Giovanni Paolo II sul rispetto da riservare alla “responsabilità dei genitori” nei confronti dei bambini. Responsabilità oggi violata “dalla educazione obbligatoria del gender nelle scuole, dalle pratiche sessuali e omosessuali infantili a cui invita l’OMS”, ha fatto presente il relatore. “I genitori sono lasciati soli – la sua opinione – davanti a figli e bambini che smarriscono il senso e la percezione di sé e del reale (Charte de Laicitè Francia, Sexual Education UK, Svezia, Olanda)”.

Il magistero di Giovanni Paolo II è dunque assai attuale. “Oggi più di ieri – osserva Volontè – si avverte quella dolorosa sorpresa di omologazione totalitaria e colonialista”. Lo stesso Volontè riscontra “la superba volontà di creare l’uomo nuovo”, strada che conduce “a società di irresponsabili cittadini, sempre più soli e violenti e con sempre minore grado di coesione sociale”. 

Luca Volontè ha poi tratteggiato il profilo della “tirannia della maggioranza” temuta da Alexis de Tocqueville citando una serie di aspetti che balzano sulle cronache odierne.

Ha parlato del tentativo di “violare il diritto umano della libertà di coscienza o l’obiezione di coscienza”, nonché “dell’interesse di distruzione della famiglia” nonostante ancora la stragrande maggioranza dei giovani “desidera sposarsi e avere più di tre figli”.

Non si fermano, inoltre, “le campagne di sterilizzazione di massa, eutanasia infantile eugenetica e aborto on-demand”. Al contempo, non si registra alcuno “sviluppo delle politiche ‘family friendly’, bensì mancanza di coesione sociale, crescita delle povertà, adozione di una mentalità pragmatica dello ‘scarto’”.

Volontè non esita a parlare di “follia generalizzata”, dove “i giudici delle corti internazionali/nazionali inventano nuove leggi, referendum popolari vengono censurati dai governi, malattie psichiatriche e terribili perversioni derubricate a ‘normalità esemplari da imitare’”.

La lunga scarica di episodi negativi trova tuttavia, nella conclusione dell’intervento di Luca Volontè, uno spiraglio di speranza proprio in Giovanni Paolo II. Nella Remptor Homins, ha citato il politico, viene rilevato che “nonostante gli assalti ripetuti dell’ateismo pragmatico, neopositivista, l’invasione delle pratiche e la destrutturazione delle dottrine non impediscono ma fanno sorgere al cuore stesso di regimi atei come in seno a società consumistiche un innegabile risveglio religioso e di impegno civile di laici…”.

Ricordando che “la verità si fa strada per vie imprevedibili ovunque”, Luca Volontè ha terminato con un incoraggiamento dello stesso san Giovanni Paolo II: “Duc in altum!”, che significa rivolgere il proprio sguardo verso l’orizzonte più alto.

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Federico Cenci

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