L'Epifania, la ricerca di Dio e la nuova evangelizzazione

L’Arcivescovo di Trieste invita ad offrire a Gesù “l’oro della nostra carità, l’incenso della nostra preghiera e la mirra dei nostri sacrifici quotidiani”

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Riportiamo di seguito l’omelia pronunciata dall’Arcivescovo di Trieste, monsignor Giampaolo Crepaldi, nel giorno della Solennità dell’Epifania del Signore.

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“La Chiesa celebra oggi la solennità dell’Epifania del Signore. La parola epifania significa manifestazione. Con questa celebrazione, infatti, ricordiamo la manifestazione di Gesù a tutti gli uomini di ogni nazione, rappresentati dai Magi, giunti da lontani Paesi dell’Oriente, attratti da una misteriosa stella apparsa all’orizzonte. Il viaggio dei Magi, narrato nel vangelo di Matteo che abbiamo appena ascoltato, è anche il viaggio di chi cerca Dio.

La ricerca dei Magi è una ricerca piena di fede, una ricerca che comprende un cammino lungo e faticoso, una ricerca che include delle domande e che termina con un incontro.

I Magi, infatti, pieni di fede e fiducia, si lasciano guidare dai segni del cielo e dalle indicazioni della Parola rivelata. Pur di trovare Dio, lasciano la loro terra per fare un pellegrinaggio segnato dalla precarietà e dall’insicurezza.

La domanda che essi rivolgono ad Erode per informarsi sulla nascita del Messia denota l’umiltà di chi si deve affidare ad altre persone, per avere una giusta interpretazione delle Scritture. Alla fine, la loro ricerca viene premiata perché approda all’incontro con il bambino e sua Madre, nella casa di Betlemme, e culmina nell’adorazione e nell’offerta dei doni.

2. Carissimi fratelli e sorelle, il brano del Vangelo di Matteo non ci parla solo della ricerca dei Magi – ricerca tutta rivolta a trovare Dio -, ci parla anche della ricerca di re Erode, che si informa sulla nascita del Messia non per accoglierlo e adorarlo, ma per combatterlo e ucciderlo. Egli regna a Gerusalemme – descritta dal profeta Isaia nella prima lettura come la città della luce -, ma preferisce vivere e operare nelle tenebre. “La luce splende nelle tenebre, scrive l’evangelista Giovanni, ma le tenebre non l’hanno accolta”.

“Venne nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo, ma il mondo non la riconobbe, i suoi non l’hanno accolto”.

Nel prologo del vangelo di Giovanni ritornano tanti ma, che corrispondono a tanti no a Dio, all’accoglienza del suo Figlio prediletto, alla condivisione del suo messaggio di salvezza e di comunione. In quei ma si esprime e riassume tutto il dramma di un mondo senza speranza, perché senza Dio, di un mondo senza futuro, perché senza cielo.

La storia è da sempre un teatro in cui si affrontano le forze del bene contro quelle del male, il messaggio dell’amore contro l’ideologia della violenza, l’annuncio della vita eterna contro la rassegnazione al destino del nulla. Domandiamoci: quante volte abbiamo respinto la voce del cuore che ci invitava alla ricerca e all’accoglienza di Dio? Quante volte abbiamo chiuso la porta del cuore al Signore che bussava per entrarvi e deporvi sentimenti di pace, di generosità, di compassione?

3. Cari fratelli e sorelle, la solennità dell’Epifania ci interpella quindi sulla nostra ricerca di Dio e sulla nostra fede. La fede è come la luce di quella stella che guida il nostro cammino all’incontro con il Signore. Come i Magi, anche noi dobbiamo farci guidare dalla luce della fede e dobbiamo superare tutti gli ostacoli che continuamente incontriamo.

Manifestare la fede vuol dire essere disposti ad andare anche contro corrente, come hanno fatto i Magi. Essi intrapresero un’avventura unica e difficile. Essi però non si lasciarono condizionare da questa difficoltà. La festa dell’Epifania ci deve spingere ad approfondire sempre di più la nostra fede e la nostra conoscenza di Dio.

Non possiamo accontentarci della nostra mediocrità. Anche noi dobbiamo metterci alla ricerca del Signore, dobbiamo irrobustire la nostra fede. La fede è come una lucerna che dobbiamo costantemente alimentare con la nostra preghiera. Come questa si affievolisce, anche la fede si indebolisce.

Cari fratelli e sorelle, se saremo saldi nella fede, anche noi potremo manifestare Cristo al mondo. Giustamente, papa Francesco, che ha da poco pubblicato un impegnativo documento intitolato Evangelii gaudium, sollecita tutti i cristiani a intraprendere una nuova evangelizzazione, ad annunciare la gioia del Vangelo. Perché una nuova evangelizzazione?

La risposta è questa: perché tutti i popoli sono chiamati a far parte della Chiesa. Nella prima lettura si leggono queste parole del profeta Isaia: «Cammineranno le genti alla tua luce» (Is 60,3). Il profeta si riferiva a Gerusalemme, ma, in senso pieno, queste parole si riferiscono alla Chiesa, chiamata a radunare tutti i popoli del mondo nell’unità di un’unica fede. Per questo motivo, Isaia dice: «Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te […] portando oro e incenso e proclamando le glorie del Signore» (Is 60,4-6). Queste parole si sono verificate pienamente proprio alla visita dei Magi. Essi rappresentavano come la primizia della Redenzione. Essi «aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt 2,11). L’oro, l’incenso e la mirra furono doni profetici, con un profondo significato spirituale. L’oro simboleggiava la regalità di Gesù; l’incenso la sua divinità; mentre la mirra preannunciava la sua sofferenza e morte in croce.

Anche noi vogliamo offrire a Gesù questi tre doni: l’oro della nostra carità, l’incenso della nostra preghiera e la mirra dei nostri sacrifici quotidiani. A Maria, Madre di Dio e Madre della Chiesa, chiediamo di coltivare in noi il seme fecondo di una fede fedele e affidiamo alla sua materna protezione i nostri propositi di testimonianza missionaria: sia Lei a illuminare il nostro cammino di credenti in Gesù Cristo, Redentore e Salvatore delle nostre anime e del mondo, e a renderlo fecondo di grazia e benedizione.

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ZENIT Staff

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