"Laudato si'"

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L'Enciclica nei media anglosassoni. Tra critiche e consensi…

Grande attenzione da parte delle maggiori testate britanniche e americane a “Laudato Si'”, il documento ‘verde’ di Papa Francesco pubblicato il 18 giugno

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L’Enciclica di Papa Francesco uscita pochi giorni fa ha suscitato grande interesse non solo in Italia, ma in tutto il mondo. L’impatto dirompente di questo documento non è stato ignorato dai più importanti media anglosassoni, i quali hanno discusso ampliamente le parole del Papa. Fra i tanti elogi all’Enciclica non sono mancati i commenti più controversi, ma al di là del livello di consenso, è notevole registrare come la Santa Sede sia stata capace di rimanere al passo coi tempi e di trasmettere un’influenza positiva su un tema scottante.

Sono due, infatti, le principali linee generali che si possono trarre leggendo i media anglosassoni: in primis un forte fascino per l’esposizione raffinata e a tratti poetica del Papa e, secondo, l’impressione che il Papa sia riuscito ad affrontare la questione ecologica con sensibilità, inserendosi abilmente fra i cunicoli non solo teologici ma anche economici, scientifici e sociologici.  

L’Economist, in un editoriale del 16 giugno, offre un tentativo di spiegare il sorprendente seguito dell’Enciclica. L’editorialista racconta che la chiave del successo è il tono “universale del Papa”, che permette alla Santa Sede di poter divulgare il suo messaggio ad un pubblico più ampio, e non solo all’interno del mondo cattolico. Per l’Economist, inoltre, il documento del Papa è così universale che a tratti potrebbe essere scambiato per un documento delle più grandi organizzazioni ecologiche, come Greenpeace o il WWF.

Un altro editoriale, sempre dell’Economist, elogia la “bellezza” delle riflessioni del Papa, e l’invito ai consumatori di cambiare mentalità. Si sofferma poi sull’impatto dell’Enciclica in Sud America, dove purtroppo questo cambiamento di mentalità potrebbe rivelarsi impegnativo a causa della “realtà’ complessa” di quella zona del pianeta. Per esempio in Brasile – dove la foresta Amazzonica è nota per essere il polmone del mondo – le fasce più deboli a volte sono costrette al diboscamento illegale per avere qualche rendimento necessario per la sopravvivenza. Dunque diventa difficile compiere una scelta quando bisogna lottare allo stesso tempo contro la deforestazione e contro la povertà, per non parlare poi dei problematici interessi economici dell’agro-bussines. Inoltre l’editoriale fa notare che i gruppi protestanti in sudamericani offrono visioni più atomistiche riguardo alla vita, contraddicendo il messaggio comunitario del Papa.

Duro, invece, l’attacco di Nick Butler, editorialista del Financial Times, secondo cui “il messaggio del Papa non centra il punto”, poiché a suo avviso la critica del Santo Padre alla tecnologia non è il modo giusto per risolvere problemi ecologici. “La cosa scioccante dell’enciclica del Papa – scrive Butler – è il suo attacco sulla scienza e la tecnologia, gli strumenti reali, i soli strumenti, che offrono una soluzione al cambiamento climatico”. Il giornalista critica, quindi, l’idea di dover abbandonare il “paradigma tecno-economico”, in quanto tale abbandono sarebbe irresponsabile, perché la ricerca scientifica è l’unico modus operandi affidabile per ridurre l’inquinamento. Butler aggiunge che le popolazioni più povere possono beneficiare di alternative credibili ai combustibili fossili laddove la tecnologia fornisce strumenti concreti come veicoli elettrici, batterie avanzate e così via.

Eppure in un comunicato stampa il Segretario Statunitense dell’energia Ernest Moniz fa notare che il Papa non sia affatto alieno dai dibattiti scientifici: “La sua [del Papa, ndr] non è solo una potente voce morale, egli ha anche studiato ingegneria chimica e comprende il consenso degli scienziati climatici secondo cui l’accumulo dell’inquinamento umanano mette in pericolo il nostro pianeta”.

Un articolo del Wall Street Journal (WSJ), infatti, scrive che “gli scienziati supportano Papa Francesco sul riscaldamento globale”. Per il WSJ la comunità scientifica apprezza il valore morale e religioso che il Papa ha aggiunto all’interno della discussione ecologica. Kerry Emanuel, professore di Scienza atmosferica al Massachusetts Institute of Technology, ha commentato così l’Enciclica in un’intervista del WSJ: “ciò che mi ha colpito è l’aver collegato la degradazione ambientale con il declino culturale, politico e sociale. Questa è la parte più importante, perché il documento afferma che il cambiamento climatico non è un problema isolato”.

Il Guardian si sofferma invece sulle reazioni più controverse. Jeb Bush, cattolico e candidato repubblicano per la presidenza americana, ha affermato che non intende lasciarsi dettare strategie economiche dal Papa e che la religione non dovrebbe riguardare la sfera politica. Per l’arcivescovo Joseph. E. Kurtz di Louisville, invece, i politici dovrebbero accogliere più attentamente l’Enciclica perché “politica ed economia hanno un contesto morale… la politica ha alla sua base il bene comune”. Secondo l’arcivescovo è necessaria questa riflessione se vogliamo “muoverci oltre l’interesse personale”.

Più inclini verso il messaggio dell’Enciclica sono stati i democratici americani: a giudizio del Senatore Brian Schatz, il Papa ha mostrato una “leadership morale” che serve in ogni campo, non solo quello ambientale. Anche il presidente Barack Obama ha accolto positivamente le parole di Papa Francesco e spera che “tutti i leader mondiali… rifletteranno sul monito di Papa Francesco per unirsi assieme nella cura della nostra casa comune”.</p>

Sempre secondo il Guardian, le lobby dell’industria energetica hanno reagito tempestivamente inviando email ai media per difendere l’immagine dei loro clienti e “hanno criticato il Papa per aver fallito nel proporre i combustibili fossili come soluzione per la povertà”. L’Heartland Institute, centro conservatore di studi climatici, ha criticato il Papa per aver imputato all’uomo il cambiamento climatico. Per Stephanie Kirchgaessner del Guardian l’Enciclica può essere interpretata come “la prova finale del ruolo di Francesco come uno deipiù influenti diplomatici del mondo, dopo aver aiutato a moderare i rapporti fra Stati Uniti e Cuba”.

Tim Stanley del Daily Telegraph ha criticato, invece, gli analisti più cinici: “Papa Francesco scrive qualcosa di visionario sulla fede e i media la buttano sul ‘comunismo’… ‘Laudato Si’ è un regalo per l’umanità […] sia destra e sinistra possono essere illuminate”. Per Stanley, in un’era in cui si parla pericolosamente di transumanesimo, l’Enciclica è un documento che trasuda un forte senso ‘umanista’, ma che allo stesso tempo ci ricorda di come la Bibbia ci insegni a salvaguardare l’ambiente. “L’Enciclica-aggiunge Stanley- è una risposta spirituale alle nostre agonie materiali”.

Il Wall Street Journal si concentra anche sulla ‘veemente critica’ del capitalismo. Lo scontro ideologico fra capitalismo americano e scetticismo tecno-economico di Papa Francesco non sorprende: d’altronde in campo accademico esiste un ramo dell’economia liberista,‘environmental economics’, secondo cui quando il diritto di proprietà e gli incentivi sono ben delineati è meglio affidare la questione ecologica alla ‘mano invisibile’ del mercato.

Ma nell’enciclica il Papa ha attaccato questo paradigma auto-referenziale, come ad esempio il ‘mercato delle emissioni’, definendolo una “forma di speculazione” e preferendo, invece, cooperative locali auto-sufficienti. Il WSJ fa notare che secondo alcuni economisti il Papa sia stato troppo sbrigativo nel ritenere il capitalismo come parte del problema, mentre per altri è utopico pensare di ridurre drasticamente i combustibili fossili.

Robert Sirico del WSJ descrive l’Enciclica come un esempio di ‘teologia verde’ ed elogia il Papa per aver fornito un “contribu
to importante”sulla questione ecologica e per aver allargato la fede al rispetto dell’ambiente. Sirico però ritiene poco imparziale il giudizio del Papa nei confronti dei mercati, poiché a suo avviso solo il progresso economico può ridurre povertà.

Ross Douthat del New York Times commenta con entusiasmo il documento papale: “Il monito del Papa va al di là dell’ecologia…èanche una meditazione biblica, una critica del consumismo, e una riflessione sui social media”. La grandezza dell’Enciclica sta nell’essere un attacco generale contro il “paradigma tecnologico” della nostra civiltà. Per Douthat ciò che rende l’Enciclica diversa rispetto alle altre è il linguaggio a volte forte e pungente.

Un articolo del Washington Post racconta quanto avvenuto durante la preparazione dell’Enciclica, dando attenzione soprattutto al simposio sull’ambiente di aprile, in cui varie delegazioni hanno avuto l’opportunità di esprimere le loro opinioni ecologiche al Papa. Kert Davies, nell’intervista, spiega come i negazionisti del cambiamento climatico non sono riusciti ad influenzare la stesura del documento finale: “Questa è stata la loro Waterloo…. non volevano l’Enciclica, ed invece c’è stata”.

Nel Washington Post viene elogiato anche lo stile dell’Enciclica: “È come un connubio fra Sant’Agostino e un documento di un’accademia nazionale di scienze”. Philip Bump, in un editoriale, si sofferma sull’acume del Papa nel saper inserirsi all’interno del panorama americano: “il Papa non sta parlando solo agli Stati Uniti, ovviamente, ma è chiaro che ha deliberatamente mandato un messaggio ai politici americani”. Per Bump il messaggio del Papa è di ammonire coloro che vogliono trovare la soluzione dell’ecologia nel capitalismo. Di diverso avviso Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, secondo cui il Papa ha voluto semplicemente offrirci un “parametro morale” e non indicazioni politiche.

Nel New York Times vengono riportate alcune reazioni a livello accademico: Vincent Miller, insegnante di teologia all’Università di Dayton, apprezza che nell’Enciclica “l’idea di base èche per amare Dio, devi amare il prossimo e il resto del creato”. Christiana Z.Peppard professoressa alla Fordham University di New York aggiunge che “le persone hanno perso il senso del fine della tecnologia e dell’economia…. Siamo troppo concentrati sul breve termine, suitrend consumisti”.

Sempre nel New York Times, anche Coral Davenport scrive che Papa Francesco difendendo l’ambiente, prende di mira il “capitalismo globale”. Per Davenport non sono infondate le teorie sul cambiamento climatico poiché esso ha causato danni nelle regioni più povere“visto che ha aumentato il livello del mare in aeree della costa nel Sudest Asiatico…ha causato problemi nei raccolti in Africa”.

Per Davenport, Francesco sta cercando di usare la sua autorità morale per portare a cambiamenti nelle politiche economiche. Riassumendo questo excursus è confortante notare che ci sia in generale un consenso col Papa sulla necessità di “ridefinire il progresso… e cambiare il modello di sviluppo globale”. Più difficile invece è trovare un consenso su quale paradigma utilizzare per rimodellare la crescita. Ma come dice Sirico nel Wall Street Journal la buona notizia è che con l’Enciclica si è aperta una “discussione onesta”, dunque è da queste basi che bisogna partire per poter finalmente lodare assieme la “sorella madre terra

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Alessandro Mancini Caterini

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