L’enciclica di Francesco dice no al gender

Laudato si’“, in continuità con il magistero precedente, evidenzia la necessità di un’ecologia umana rispettosa delle differenze sessuali

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Che papa Francesco avesse a cuore le tematiche che attengono alle radici biologiche e antropologiche dell’uomo era già chiaro da tempo. In più occasioni, d’altronde, nel corso delle ultime settimane, il Pontefice ha richiamato all’esigenza di salvaguardare la complementarietà tra uomo e donna, definita “vertice della creazione divina”.

La sensibilità del Papa ha trovato riscontro nella stesura dell’Enciclica Laudato si’. In un passaggio di fondamentale importanza del testo, egli sottolinea che “non si può proporre una relazione con l’ambiente a prescindere da quella con le altre persone e con Dio”. Un simile atteggiamento – ammonisce Francesco, eludendo così ogni equivoco ambientalista – altro non sarebbe che “un individualismo romantico travestito da bellezza ecologica e un asfissiante rinchiudersi nell’immanenza”. In definitiva, il rispetto dell’uomo precede e anticipa quello dell’ambiente.

Già nella catechesi offerta il 5 giugno 2013, Giornata Mondiale dell’Ambiente, il Santo Padre ebbe a precisare che “coltivare e custodire” sono concetti che non comprendono solo “il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato”, bensì riguardano “anche i rapporti umani”. Di qui l’esigenza – avvertita da Francesco – di riscoprire una “ecologia umana”, termine usato per la prima volta da San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Centesimus Annus. Il Papa polacco osservò che “oltre all’irrazionale distruzione dell’ambiente naturale è qui da ricordare quella, ancor più grave, dell’ambiente umano, a cui peraltro si è lontani dal prestare la necessaria attenzione”.

L’anello di congiunzione tra quel monito presente nella Centesimus Annus e le sollecitazioni di papa Francesco, è costituito dal discorso che Benedetto XVI rivolse al Bundestag (il parlamento federale tedesco) nel settembre 2011. “Anche l’uomo possiede una natura che deve rispettare e che non può manipolare a piacere – affermò il Papa emerito -. L’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura, e la sua volontà è giusta quando egli rispetta la natura, la ascolta e quando accetta se stesso per quello che è, e che non si è creato da sé”.

Se ne evince che, al contrario, quando l’uomo pretende di governare la natura per svuotarla di senso e sostituirsi a Dio, la sua volontà assume contorni non giusti ma superbi, che evocano il mito di Prometeo che sottrae il fuoco a Zeus decretando così la propria condanna. È in questa prospettiva che si colloca la ridefinizione del sesso su basi esclusivamente culturali: l’uomo che si erge a Dio si arroga persino di poter decidere della propria identità sessuale, di farne un elemento liquido in cui le differenze si confondono e si dissolvono.

È così che nasce l’ideologia gender, che papa Francesco si è chiesto, nell’Udienza generale del 15 aprile scorso, “non sia espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”. Proseguendo nel ragionamento, il Pontefice ha rilevato che la rimozione della differenza è “il problema, non la soluzione”.

L’argomento è stato poi ripreso due mesi più tardi, l’8 giugno scorso. Incontrando i vescovi di Porto Rico in visita ad limina in Vaticano, papa Bergoglio ha spiegato che “le differenze tra uomo e donna non sono per la contrapposizione o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre a ‘immagine e somiglianza’ di Dio”. Di qui l’appello del Pontefice – rivolto invece ai vescovi di Estonia e Lettonia, giunti in Vaticano due giorni dopo i colleghi portoricani per lo stesso motivo – a “promuovere la famiglia, quale dono di Dio per la realizzazione dell’uomo e della donna creati a sua immagine e quale ‘cellula fondamentale della società’”.

E ancora, la domenica successiva, aprendo il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma, papa Francesco si è quindi rivolto direttamente alle famiglie, spronandole ad affrontare la battaglia contro le “colonizzazioni ideologiche” surrettiziamente introdotte nelle scuole italiane e “che avvelenano l’anima e la famiglia”.

Un tale veleno, che mina le basi biologiche ed antropologiche dell’uomo, è più dannoso di quello che si scioglie negli oceani o che penetra nelle radici degli alberi secolari. Esso può corrodere fino a demolire l’umanità, poiché uccide la propensione all’incontro tra uomo e donna quale occasione e condizione indispensabile per la riproduzione della specie umana.

Ecco allora che al terzo capitolo, intitolato Ecologia della vita quotidiana, paragrafo 155, dell’Enciclica Laudato si’, Francesco si esprime con toni molto chiari a proposito dell’ideologia gender, pur senza citarla mai esplicitamente. “L’accettazione del proprio corpo come dono di Dio è necessaria per accogliere e accettare il mondo intero come dono del Padre e casa comune – afferma -; invece una logica di dominio sul proprio corpo si trasforma in una logica a volte sottile di dominio sul creato”.

Perciò, “imparare ad accogliere il proprio corpo, ad averne cura e a rispettare i suoi significati è essenziale per una vera ecologia umana”. Ed “anche apprezzare il proprio corpo nella sua femminilità o mascolinità è necessario per poter riconoscere sé stessi nell’incontro con l’altro diverso da sé. In tal modo è possibile accettare con gioia il dono specifico dell’altro o dell’altra, opera di Dio creatore, e arricchirsi reciprocamente”. Pertanto – conclude con parole inequivocabili – “non è sano un atteggiamento che pretenda di ‘cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa’”.

Questo passaggio dell’Enciclica traccia una marcata linea di continuità tra gli ultimi tre pontefici a proposito di “ecologia dell’uomo”. E il loro appello verrà raccolto domani, 20 giugno, da quanti scenderanno in piazza San Giovanni, per gridare al mondo la verità e l’importanza della differenza sessuale.

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Federico Cenci

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