L'educazione oggi: oltre le ideologie al servizio della persona

Intervento del prof. Belardinelli al Simposio “Educazione e nuova evangelizzazione” (Parte iniziale)

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Riprendiamo di seguito la parte iniziale dell’intervento tenuto ieri, venerdì 31 gennaio 2014, dal professor Sergio Belardinelli, dell’Istituto Redemptor Hominis, al Simposio “Educazione e nuova evangelizzazione”, in corso a Roma.

L’evento è organizzato dalla Comunità dell’Emmanuel in collaborazione con l’Istituto Redemptor Hominis, con l’Istituto Universitario Pierre Goursat (IUPG) e le Associazioni Familiari Cattoliche (Associations familiales catholiques / AFC).

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L’educazione conosce oggi una crisi che forse non ha precedenti. Venuti meno certi automatismi del passato che la rendevano una sorta di processo meccanico, visto che era chiaro a tutti – maestri, genitori, allievi – chi dovesse fare che cosa, l’educazione sembra essere sprofondata in una sorta di magma indifferenziato. La crescente individualizzazione che ha contrassegnato lo sviluppo della società moderna ha prodotto senz’altro una maggiore attenzione alla libertà e all’autonomia delle persone, ma anche la generale frammentazione che caratterizza la nostra tarda modernità. L’indebolimento dei legami sociali in generale e una libertà declinata come libertà di fare ciò che ci piace, senza guardare alla responsabilità e all’importanza di sapere perché voglio fare una determinata cosa, ha fatto sì che anche sul piano educativo si incominciasse pirandellianamente a recitare a soggetto. Famiglia e scuola sono state lasciate per anni nel loro spaesamento educativo dal potere pubblico, ma oggi, specialmente in Europa, registriamo una sorta di riscossa ideologica da parte degli stati, sempre più desiderosi di riprendersi il monopolio educativo, esautorando le famiglie e cercando di dare alle scuole un fastidioso compito “laicista”. Credo insomma che ce ne sia abbastanza per essere preoccupati. Ma c’è purtroppo qualcosa di più preoccupante ancora, specialmente per chi ha a cuore l’educazione e l’evangelizzazione.  Sotto la pressione degli eventi  cui ho fatto cenno, sembra essersi eclissata, infatti, sia la concezione dell’uomo, dalla quale, pur con alterne vicende e con errori a volte clamorosi, la pratica educativa ha tratto per secoli il suo significato, sia il contesto socio-relazionale all’interno del quale la vita umana appare come la vita di un “io”, che non è soltanto un “cittadino”, un fascio di ruoli, o una qualche “abilità professionale”, ma una vita unitaria, una vita intera, una biografia valutabile come un “tutto” (1).

L’epoca tardomoderna nella quale viviamo ha frantumato sia l’unità del contesto socio-culturale all’interno del quale ognuno di noi agisce, sia l’unità del nostro io. Come ha mostrato Niklas Luhmann, la società odierna è una società “differenziata”, dove i diversi sistemi sociali tendono a operare in modo sempre più autoreferenziale, sempre più chiusi l’uno rispetto agli altri. Si tratta di un processo che indubbiamente ha portato con sé innumerevoli vantaggi materiali e funzionali, come pure un aumento di libertà individuale. Ma oggi ciò che sembra vacillare è proprio la centralità dell’uomo e della sua libertà. La società differenziata in modo funzionale è una società i cui sistemi parziali funzionano sempre di più in modo autopoietico, sono sempre più chiusi l’uno rispetto all’altro; soprattutto il loro funzionamento sembra guidato sempre più da codici che non hanno nulla a che fare con l’”umano”. Come dice espressamente Luhmann, “l’uomo non è più il metro di misura della società”. In quanto sistema autopoietico, l’uomo vive nell’ambiente del sistema sociale, non fa più parte della società. Siamo quindi di fronte a un processo paradossale che esprime assai bene quella che potremmo definire come l’irresistibile ascesa e la conseguente rovina del soggetto moderno. Cerco di spiegarmi brevemente.

Almeno nelle sue varianti più note, il soggetto moderno vuole essere sempre più “individuo”, sempre più autonomo e libero da qualsiasi legame sociale che inibisca la sua spontaneità e la sua creatività; la sua libertà si configura soprattutto come emancipazione dai cosiddetti legami tradizionali. Ebbene è come se Luhmann ci dicesse che questo soggetto ha coronato oggi, nella società differenziata, il suo sogno. Egli in effetti è sempre più libero di fare quello che gli pare su ogni fronte della sua vita, a cominciare da quando va a scuola, dove, almeno in apparenza, a nessuno viene più in mente di frenare la sua spontaneità. Il prezzo che però deve pagare è la sua solitudine, il suo spaesamento e la sua crescente irrilevanza sociale. La società funziona come se il soggetto non esistesse.

(…)

Per leggere il testo completo dell’intervento del prof. Belardinelli si può cliccare qui.

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ZENIT Staff

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