L'azione liberatrice della confessione

Il fondatore dei Francescani dell’Immacolata spiega come il sacrificio di Gesù ha liberato l’umanità dal peccato

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di padre Stefano Maria Manelli*

ROMA, giovedì, 2 agosto 2012 (ZENIT.org) – Gesù nell’orto degli ulivi fece l’esame di coscienza dell’umanità. Tutte le colpe degli uomini di ogni tempo, tutte le brutture, le vergogne, le nefandezze e tutte le sofferenze, i dolori e gli strazi per pagare i delitti dell’umanità: questo fu l’esame di coscienza del genere umano, da Gesù sofferto con tale angoscia mortale da sudare sangue fino a bagnarsi il corpo e la terra.

Contemplando Gesù che suda sangue nell’orto degli ulivi, noi dovremmo aprire gli occhi sulla realtà del peccato per inorridire e per piangere lagrime di sangue, così come piangeva san Francesco d’Assisi. 

Ricordiamo il grido materno della Madonna a Fatima: «Non offendano più Dio Nostro Signore». Il peccato è la sofferenza di Gesù. I suoi strazi e le gocce di sangue sono tutti i nostri peccati. Se ci pensassimo sul serio, non saremmo così indifferenti né diventeremmo così facilmente schiavi del peccato.

Una volta la piccola Giacinta di Fatima, guardando un Crocifisso, chiese a Lucia:

«Perché il Signore è così, inchiodato su una croce?».

«Perché è morto per noi».

«Raccontami come è stato».

Lucia raccontò a Giacinta tutta la Passione e Morte di Gesù. E «al sentir raccontare le sofferenze del Signore, la piccolina si commosse e pianse… Piangeva amaramente, e diceva: – Povero Gesù! Io non farò nessun peccato! Non voglio che il Signore soffra più».

Il dolore e il proposito di Giacinta sono il frutto del vero esame di coscienza. Il sincero dolore spinge a non fare più peccati per non colpire Gesù e non farlo soffrire.

D’altra parte il peccato è anche la causa dei molti castighi e travagli che affliggono l’umanità. Ricordiamo Gesù che dice al paralitico dopo averlo guarito: «Va’ e non peccare più, perché non ti accada di peggio» (Gv 5,14). 

Ricordiamo Lucia di Fatima che nella seconda apparizione chiese alla Madonna la guarigione di una persona ammalata, e la Madonna le rispose: «Se si convertirà sarà guarita quest’anno». Difetti e peccati sono la causa dei nostri mali e castighi. Anche nella terza apparizione la Madonna disse: «Se gli uomini non cesseranno di offendere Dio, scoppierà un’altra e più terribile guerra … Dio … punirà il mondo per i suoi crimini con la guerra, la fame, la persecuzione della Chiesa e del Santo Padre».

I peccati sono la rovina del mondo. Se vogliamo bene all’umanità, finiamola con i peccati. Dobbiamo lottare contro ogni peccato, usando in particolare la penitenza, e specialmente la penitenza sacramentale, ossia la Confessione.

La Confessione, infatti, è il Sacramento del perdono che distrugge i nostri peccati. Chi odia il peccato ama molto la Confessione, perché sa bene che con la Confessione viene cancellata anche l’ombra del peccato nell’anima. Anzi, sa bene che la Confessione rende l’anima pura e splendente, carissima a Gesù.

Nella vita di sant’Antonio di Padova si legge che un giorno si presentò a lui un gran peccatore per confessarsi. Il pentimento sincero, però, faceva piangere il peccatore in modo così irrefrenabile che egli non riusciva neppure a dire i suoi peccati.

Il Santo allora gli disse: «Senti, va’ a scrivere i tuoi peccati e poi ritorna a leggermeli». Il penitente obbedì e andò a scrivere i suoi peccati su di un foglio. Tornò quindi dal Santo, si inginocchiò ai suoi piedi e iniziò a leggere la lista dei peccati. Ma quale non fu la sua sorpresa nell’accorgersi che, terminata la lettura e ricevuta l’assoluzione sacramentale, il foglio su cui aveva scritto i peccati ritornò bianco candido!

Questo, infatti, è il frutto della confessione sincera dei peccati: l’anima viene purificata dal Sangue divino di Gesù e ritorna luminosa di grazia. Per questo san Francesco d’Assisi si confessava tre volte la settimana, e molti altri Santi si confessavano anche ogni giorno.

Per noi, oltre la Confessione ad ogni primo sabato del mese, non dobbiamo dimenticare la Confessione ogni settimana, secondo la norma più sana e saggia della vera vita cristiana. Se non si ritorna alla Confessione frequente (ogni settimana), non maturerà mai in noi il dolore dei peccati e la crescita nell’amore puro per essere di conforto a Gesù sofferente e al Cuore Immacolato di Maria circondato di spine.

Virtù da praticare: Dolore dei peccati.

Per ogni approfondimento: Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!” (Casa Mariana Editrice)

* Padre Stefano Manelli, fondatore dell’ordine religioso dei Frati Francescani dell’Immacolata, è un degli autori cattolici che ha venduto più libri. I suoi scritti sono stati stampati in milioni di copie, ed alcuni sono stati anche tradotti in altre lingue straniere. Tra quelli con la maggiore tiratura  “La devozione alla Madonna”, “Gesù Eucaristico Amore” e “Maggio, il mese di Maria”.

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ZENIT Staff

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