L'Azione Cattolica raccoglie la sfida dei social network

“Da testimoni nella nuova casa dell’uomo”: la riflessione di Franco Miano per Copercom sul Messaggio di Benedetto XVI per la 47° Giornata delle Comunicazioni Sociali

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Con l’intervento di Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana, il Copercom (www.copercom.it) avvia una riflessione a più voci sul Messaggio di Benedetto XVI per la 47 ͣ Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali (12 maggio 2013) sul tema “Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”. 

A questo approfondimento sono invitati a partecipare i presidenti, i delegati e gli operatori dell’informazione delle 29 associazioni aderenti al Coordinamento. Sarà, inoltre, un piacere ospitare gli interventi di studiosi e protagonisti dell’informazione italiana che vorranno riflettere sul ruolo delle “reti sociali”.

Riportiamo di seguito la riflessione del presidente Miano:

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Dalla lettura del Messaggio per la 47 ͣ Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali («Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione») che papa Benedetto XVI ci ha regalato, al di là della continuità che immediatamente si coglie con i due precedenti messaggi, emerge netta l’intenzione e l’invito del Papa ad assumere senza riserve la sfida che le reti sociali pongono alla Chiesa e alla sua missione. A dire che è davvero giunto il momento di avere il coraggio di pensare in modo più profondo il rapporto tra la fede, la vita della Chiesa e i mutamenti in atto. All’inizio di un millennio che facilmente porterà l’uomo verso orizzonti oggi inimmaginabili.

Soprattutto grazie alle nostre giovani generazioni, in Azione Cattolica le nuove reti sociali dell’era digitale sono spazi già acquisiti e vissuti; nuove agorà aperte a tutti che ogni giorno si arricchiscono di nuovi incontri e di nuova umanità, a dimostrare – ma non ce n’era bisogno – che la riflessione di Benedetto XVI muove dalla giusta consapevolezza che «l’ambiente digitale non è un mondo parallelo o puramente virtuale, ma è parte della realtà quotidiana di molte persone».

Lo spazio digitale è dunque uno spazio di esperienza reale che come cristiani non possiamo tralasciare, o peggio, ignorare. Non è il buco nero in cui l’umano rischia lo svilimento della sua antropologia, è piuttosto una nuova casa dell’uomo. In cui siamo chiamati ad entrare senza paura come testimoni digitali di Cristo. Come sottolinea Benedetto XV, i social network, la Rete in generale, non sono da «usare», ma da «abitare» poiché (anche) lì è l’uomo. Ciò significa – per un’associazione come l’Azione Cattolica – cogliere la dimensione educativa e formativa che questo abitare comporta: non solo inscrivere i significati e i valori della nostra vita nell’ambiente digitale, ma anche capire come la Rete ci sfidi a pensare e a ripensare la nostra fede.

Un secondo elemento che il Messaggio di papa Ratzinger mette in evidenza è che in Rete si ha l’occasione di pensare insieme, di condividere la propria storia, soprattutto di costruire comunità. Un’occasione che non possiamo perdere, perché è proprio del cristiano il dovere di essere presenti nelle “piazze pubbliche”, in dialogo con tutti, senza pregiudizi e senza presunzione; per pensare e costruire insieme ciò che è bene comune, arricchiti da competenze e conoscenze condivise e dalla ricerca di verità e di senso che accompagna l’esistenza di ciascuno di noi. Senza dimenticare che in Rete il contenuto condiviso è più che mai legato a chi lo offre. C’è insomma una responsabilità diretta, immediata del nostro agire digitale. Non dobbiamo dimenticare che in Rete si è sempre nei panni del testimone. Testimoni di ciò che si è e di ciò in cui crediamo di fronte a tutti, di fronte all’altro.

Proprio l’importanza dell’incontro con l’“Altro”, il “coinvolgimento interattivo”con le domande di senso di tutti gli uominiè il terzo elemento del Messaggio di papa Benedetto XVI che credo sia necessario sottolineare. Parlare ai nostri, a chi la pensa come noi, è un limite che va superato: «dialogo e dibattito possono fiorire e crescere anche quando si conversa e si prendono sul serio coloro che hanno idee diverse dalle nostre». Questo perché «la sfida che i network sociali devono affrontare», ricorda Benedetto XVI, «è quella di essere davvero inclusivi», così da poter beneficiare della «piena partecipazione dei credenti». Per far ciò a tutti noi è richiesta «la capacità di utilizzare i nuovi linguaggi digitali non tanto per essere al passo coi tempi, ma proprio per permettere all’infinita ricchezza del Vangelo di trovare nuove forme di espressione che siano in grado di raggiungere le menti e i cuori di tutti».

L’invito rivolto dal Santo Padre è dunque ancora una volta diretto, e non può essere celato: senza smarrire la nostra autenticità, senza svendere ciò in cui crediamo, siamo chiamati a tenere la porta aperta; a non essere chiusi, autoreferenziali. Poiché solo «il coinvolgimento autentico e interattivo con le domande e i dubbi di coloro che sono lontani dalla fede», ci fa sentire «la necessità di alimentare con la preghiera e la riflessione la nostra fede nella presenza di Dio come pure la nostra carità operosa».

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ZENIT Staff

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