L'attualità della "Gaudium et spes"

Intervista al cardinale Agostino Vallini al termine del ciclo di “Letture teologiche” conclusosi ieri al Vicariato di Roma

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Si è concluso ieri sera al Vicariato di Roma il ciclo di “Letture teologiche” sul Concilio Vaticano II: l’ultimo appuntamento, sul tema Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et Spes. Cristo è l’uomo nuovo”, è stato approfondito dall’arcivescovo Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia (*); Giovanni Doria, professore a Tor Vergata (**); Giuseppe Vegas, presidente della Consob.

“Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, si fa lui pure più uomo”. Queste parole della Gaudium et Spes contengono ancora una forza dirompente per leggere sotto una luce positiva la novità e i problemi dei nostri giorni, in tutte le loro ricchissime articolazioni e urgenti necessità, tra le quali quella di edificare una coscienza dei diritti e delle responsabilità di ogni uomo derivanti dalla sua propria dignità, aspetto magistralmente indagato dal prof. Doria, e quella di dare nuove soluzioni per un’economia a misura d’uomo, e non viceversa, come affermato dal prof. Vegas.

“Il Concilio parla dell’uomo alla luce di Cristo, non semplicemente perché in Cristo tutto viene illuminato, ma perché nel Figlio incarnato si scopre chi è e a che cosa è chiamato l’essere umano”, ha spiegato mons. Pelvi nel suo intervento: “Non si tratta di una luce che viene dal di fuori ma della stessa realtà della vita di Cristo. Non è l’uomo che spiega Cristo, ma Cristo che spiega l’uomo. Perciò, solo per mezzo di Cristo possiamo sapere che cos’è l’uomo”; delineando la figura del Cristo-uomo nuovo, il quale porta la novità della fraternità,  il presule ha messo in luce le radici della Gaudium et Spes, la cui dottrina appunto “stabilisce le basi di una teologia della fraternità, che viene elaborata in base alla distinzione-correlazione tra fraternità, filialità e paternità: la fraternità presuppone la filialità, e questa, a sua volta, la paternità”.

Non a caso la costituzione conciliare prende il via con questa introduzione: “le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore”.

Ad epilogo della straordinaria lettura teologica, una riflessione del cardinale Agostino Vallini, vicario generale della Diocesi di Roma, il quale ha risposto per ZENIT alle seguenti domande.

***

Eminenza, potrebbe offrirci un breve resoconto di queste tre “Letture teologiche”?

Card. Vallini: Credo sia stato un evento che abbia avuto un esito: quello di incuriosire, di interessare, di appassionare a questo evento che è stato il Concilio Vaticano II; ma se ci si limitasse alla curiosità di una serata sarebbe poco. Penso che, invece, questa iniziativa abbia avuto la capacità di suscitare l’accostamento ai testi del Concilio. Quindi a me pare che sia già un grande successo, perché nella misura in cui i testo del Concilio vengono letti suscitano riflessione e possono provocare anche una sorta di revisione di vita, con lo scopo di maturare nella fede cristiana.

Nelle tre letture si nota che il laico viene messo di nuovo al centro come evangelizzatore: nella società attuale che ruolo può avere?

Card. Vallini: Comincerei con il dire che l’uomo e Dio sono al centro, nel senso che una espressione di fede dell’uomo credente è proprio quella di riconoscersi, di ritrovarsi, di riscoprirsi frutto di un progetto di amore che viene da Dio. Questa sera (ieri sera, ndr), per esempio, si è discusso della vera antropologia a partire dalla paternità di Dio, dalla figliolanza di Dio, dalla fraternità tra gli uomini: questo dice che effettivamente l’impoverimento del nostro tempo è legato proprio a questa perdita di attenzione del  mistero dell’uomo nel mistero di Dio.

Spesso siamo tentati di pessimismo, essendo circondati da una  cultura incerta: e tuttavia quale aiuto può ricevere oggi la Chiesa da parte di questo mondo contemporaneo?

Card. Vallini: Ne parla lo stesso Concilio nei suoi documenti: innanzitutto, anche quando è perseguitata,la Chiesa riceve ‘un aiuto’ perché comprende, per contrasto, quali sono gli aspetti sui quali è chiamata ad interrogarsi e ad agire; in secondo luogo le grandi istanze che l’uomo porta nel cuore interrogano la Chiesa, ma direi che Chiesa in astratto non esiste, esiste la comunità cristiana illuminata dalla fede e guidata dal magistero, per cuila Chiesaanche nei suoi membri raccoglie istanze umane che devono essere valutate e portate avanti secondo criteri di verità e di giustizia.

Secondo gli spunti della Gaudium et spes, quale dovrebbe essere, sempre nel rispetto dell’autonomia, la collaborazione tra politica e corpo ecclesiale?

Card. Vallini: Le forme di collaborazione sono tante: per prima cosa il cristiano cittadino è protagonista della vita socio-politica; deve esserlo, come singolo, come gruppi intermedi, con quella sua coscienza morale, ispirato dalla fede e anche in grado di ispirare la stessa organizzazione statuale, perché lo Stato in fondo viene dopo la persona: lo Stato è un’organizzazione giuridico politica della società civile, l’uomo precede lo Stato. Quindi lo Stato non può determinare e soprattutto decidere le sorti dell’uomo se non facendosi attento ascoltatore e conoscitore del mistero dell’uomo.

* Per leggere il testo integrale dell’intervento di monsignor Pelvi, si può cliccare sul seguente link: http://www.zenit.org/article-35379?l=italian

** Il link alla relazione del professor Doria è: http://www.zenit.org/article-35393?l=italian

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Maria Gabriella Filippi

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